Alberto N.A. Turra – It is preferable not to travel with a dead man

Confesso il non lieve senso di timore alla presa di coscienza di dover recensire un disco di sola chitarra. Un disco di cinque tracce, ma della durata di circa 52 minuti in totale, senza parole, centrato su un singolo strumento per di più registrato nella sua dimensione live (e quindi più pura), lo ammetto, mi faceva paura.

Non è il primo lavoro esclusivamente strumentale di cui mi trov(av)o a parlare, ma non so perché la cosa mi inibiva. Poi ho iniziato ad ascoltare.

It is preferable not to travel with a dead man è il quinto album del chitarrista Alberto N.A. Turra, musicista milanese con oltre dieci anni di carriera alle spalle, fatta di esplorazioni sonore che passano attraverso una particolare affinità con l’improvvisazione, ma anche con una capacità compositiva che poco ha a che fare con l’estemporaneità della creazione, che l’ha portato a produrre pezzi per il cinema, il teatro e la danza.

La più apprezzabile virtù di questo lavoro sta nel fatto che la registrazione dei pezzi suonati dal vivo, seppur per definizione frapponga un supporto tra l’esecuzione e la sua fruizione, riesca comunque a rendere bene tutta la magia dell’unicità che si coglie normalmente partecipando ad un concerto. Nonostante l’intermediazione di uno strumento elettronico che porti la musica dall’esatto momento in cui nasce, al nostro orecchio, ovvero in un’altra dimensione spazio/tempo, l’energia e l’intensità dell’interpretazione rimangono intatte e riescono perfettamente a passare all’ascoltatore, come se si trovasse davanti all’artista nello stesso esatto istante in cui egli fa vibrare le prime note.

Non solo, ma in certi punti, che mi piace immaginare come quelli di particolare abbandono di Turra (nel momento della sua interpretazione di fronte al pubblico), si riesce a cogliere quel senso di libertà proprio di tutte le esecuzioni live ma ancora di più di quelle legate alla dimensione dell’improvvisazione, come in questo caso. E’ come se le tracce scelte e il modo di catturarle e inciderle lasciassero sentire come l’atto del suonare non sia avvenuto in questo caso ai fini della registrazione ma per scopi altri, differenti, fatto per arrivare e andarsene nello stesso istante, senza lasciare ricordi sensoriali a favori di quelli scolpiti nella memoria emotiva.

Fatto salvo tutto ciò, nonché fatta salva la bellezza dei suoni che ci offre questo disco, bisogna però ammettere che non si tratta di un ascolto facile, il piacere nella sua ricezione non arriva infatti senza impegno o senza la dovuta attenzione, forse perché intensità ed energia non vogliono (e giustamente) per forza dire potenza e capacità di sconvolgimento, sensazioni meno raffinate magari, ma, quasi sempre, più immediate.

Senza che questo sia un male, si tratta pur sempre di un dettaglio di cui tenere conto, e del resto quando si propone un disco live è di sicuro più spontaneo pensarlo per un pubblico di conoscitori, già “abituati” al suono dei pezzi e che quindi ne cercano una versione alternativa e di fatto unica ed irripetibile.

Va da sé però che, proprio per questo, pur nella sua piacevolezza e nel suo alto livello artistico, tale album rimanga così un lavoro per alcuni, ma non per tutti.

 

Tracklist:

  1. Black Madonna
  2. If you want me to stay
  3. Col Di Lana
  4. You don’t know what love is
  5. Cellule

 

A cura di: Daniela Raffaldi

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