Arrivare a pubblicare il sesto album in studio nell’arco di poco più di quindici anni di attività significa, ad un certo punto, fare i conti con quella che è la propria reale capacità. True capacity per l’appunto è il titolo dell’ultimo lavoro della band austriaca ASTPAI, uscito lo scorso 22 giugno e distribuito da Shield Recordings.
Si tratta di un album in cui per la prima volta la band prende ricognizione di se stessa in modo più maturo e disincantato rispetto al passato. Le liriche sono tutte incentrate su riflessioni richiamate da esperienze personali in cui ci si misura con i propri limiti, sia dettati dal processo di elaborazione delle informazioni digitale che anche mentale ed emotivo. L’artwork, a cura di Daantje Bons, riesce a cogliere bene questo concetto, traducendolo in immagini che richiamano le sfumature intellettive e la saturazione celebrale.
Musicalmente, li ritroviamo sempre destreggiarsi nel loro punk melodico tra chitarre sincopate, variazioni mid-tempo ritmicamente sostenute e distorsioni arpeggiate. La traccia apripista “Rotten Bait” condensa lo spirito del disco in pieno stile melodic hardcore. Oltre il suono quadrato delle chitarre, troviamo anche un drummming veloce e corpose linee di basso che si attaccano alla voce cruda del cantante. Il resto del disco si snoda più o meno seguendo la falsa riga del primo pezzo, alternando momenti più melodici a momenti più urticanti, anche all’interno della stessa traccia. Il pezzo più identificativo e valido dell’album è la titletrack “True Capacity”, tirata e stridente, corposa nei groove di batteria e vibrante di rabbia. Curiosa scelta quella di porre come chiusa un pezzo interamente strumentale di 15 secondi; tipo un sorbetto alla fine di pasti che però non risultano essere stati poi così troppo pesanti.
Infine, non certo un disco che spicca per una sua particolare originalità o per elaborate doti espressive, ma comunque un disco che suona bene ed è valido nella misura in cui riesce a mantenere una certa cadenza costante lungo tutto il percorso. In linea con la prodizione della band, nulla di più, ma neanche nulla di meno.
Tracklist:
- Rotten Bait
- Lottery
- Best Years
- Falling Trees
- No Hero
- Feel Your Pain
- True Capacity
- Saving Up
- Wear and Tear
- Body Parts
A cura di: Francesca Mastracci
Lascia un commento