Brunori SAS – A casa tutto bene

Da ormai ben più di un decennio la generazione italica che oggi galleggia tra la gioventù dei trenta e la maturità dei quaranta assiste al fiorire di una serie di artisti cui avrebbe la voglia affidare lo scettro di leva cantautorale, appunto, generazionale. Non tanto per lasciarsi alle spalle i numi tutelari che nel nostro Paese hanno scritto la storia del genere, ma piuttosto per riconoscersi finalmente in storie nuove che parlino dei tempi di oggi. Questa nuova onda cantautorale, fino ad ora limitata a quella che, con i dovuti limiti, è stata definita come “scena indie”, è sembrata mancare in questi anni dell’energia necessaria a compiere il grande passo. Quel salto di qualità che potesse finalmente consegnarla alle masse. Non inteso come prodotto discografico preconfezionato, ma come riconoscimento pieno e definitivo di un rinnovamento finalmente avvenuto all’interno di canoni musicali che sono parte integrante della cultura italiana.

Il quarto lavoro di Dario Brunori sembra poter recitare questo ruolo. A casa tutto bene è un album in cui trova compimento un processo di maturazione che è sia personale (nel senso dell’autore) che collettivo (nel senso del pubblico cui è rivolto). La forma canzone cui il cantautore cosentino ci aveva abituato si è profondamente evoluta, passando da brani che sembravano trovare la propria ambientazione ideale su una spiaggia intorno a un falò, arrivando a stratificarsi in modo significativo. Se agli inizi Brunori veniva, forse a causa delle provenienze comuni, ripetutamente accostato a Rino Gaetano, qui ci aggiriamo in territori molto più complessi in cui echeggiano da Ivano Fossati a Lucio Dalla. Registrato in una vecchia (vecchissima) masseria nelle campagne calabresi, in A casa tutto bene confluisce lo scontro dicotomico tra tradizione e modernità. Se la chitarra rimane a costituire l’ossatura fondamentale dei brani, qui viene contornata da una serie complessa di suoni e strumenti in cui si mischiano tessuti orchestrali e batterie elettroniche, mandole del ‘700 e sintetizzatori. In questo senso A casa tutto bene porta a compimento quanto nel precedente lavoro, Vol. III – Il cammino di Santiago in Taxi, era stato solo accennato.

Se c’è una cosa che a Brunori va riconosciuta è la sua costante capacità di riuscire a trovare le parole giuste per cantare le esperienze ed i vissuti quotidiani di gran parte della generazione cui lui stesso appartiene. Quello che è cambiato è il tono utilizzato per farlo. L’atteggiamento scanzonato e ironico ha definitivamente lasciato spazio ad un disincanto proprio di chi, guardandosi allo specchio, inizia a vedere qualche capello bianco. Così come nelle musiche, anche nelle liriche trovano sfogo una serie di conflitti. Quello tra centro e periferia, ad esempio. E quelli, innumerevoli, che albergano in ognuno di noi. Conflittualità e disincanto finiscono con il dare vita ad una serie di storie amare. Storie che, in alcuni casi, verrebbe quasi voglia di definire politiche. Se non fosse che qui c’è solo l’intenzione di raccontare l’oggi con un senso di partecipazione (nel senso di “sentirsi parte”) che, dopo anni contraddistinti dal disimpegno generalizzato, costituisce già di per sé una novità.
A casa tutto bene è un album in cui tutto sembra funzionare alla perfezione. Dall’integrazione tra Brunori e la band, che ormai lo segue fin dal tour dell’album d’esordio, alla produzione, fino ad una songlist di altissimo livello. Per ben buona parte del disco è difficile se non impossibile individuare cali di ogni sorta e, anzi, si possono trovare momenti che entrano di diritto tra quanto di meglio il cantautore cosentino abbia mai realizzato (L’uomo nero).
Un disco di cui ci ricorderemo a lungo.

01. La verità
02. L’uomo nero
03. Canzone contro la paura
04. Lamezia Milano
05. Colpo di pistola
06. La vita liquida
07. Diego e io
08. Sabato bestiale
09. Don Abbondio
10. Il costume da torero
11. Secondo me
12. La vita pensata

a cura di: Captain Eloi

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