Cayman The Animal – Black Supplì

Sei tracce che si susseguono velocissime una dopo l’altra per un totale di un quarto d’ora scarso. Un concentrato di attitudine punk, frammenti garage, con sfumature grunge e noise. Filanti come la mozzarella in un supplì, scure come il loro sound ruvido incastonato tra passaggi cupi e impanature croccanti: metaforicamente parlando, questo è Black Supplì, quarto lavoro in studio per la band romana-perugina Cayman The Animal.

Uscito lo scorso febbraio per l’etichetta No Reasons Records, l’EP prosegue stilisticamente il discorso intavolato nei lavori precedenti (“Too Old To Die Young”, “Aquafelix EP” e “Apple-linder”), a suon di schitarrate elettriche con fraseggi interessanti e drumming corposi che non presentano mai un benché minimo cedimento. Strutture ritmiche che procedono a scaglioni ma creano nel complesso un unicum omogeneo e coerente, marcato dal tocco punk, quello di matrice più genuina: grezzo e graffiante, urlato e sofferto, ma sempre con un pizzico di scanzonatezza e lo sguardo ammiccante.

La loro originalità, oltre che nel nome (Cayman The Animal è stato scelto per riprendere le suggestioni di gruppi beat anni 60’ come i Camalenoti, N.d.R.) e nella scelta del titolo (di per sé quasi un’antitesi) e della tracklist, riguarda anche la copertina, costituita da un vero e proprio gratta e vinci (da grattare sul serio), sotto il quale si cela un’illustrazione del fumettista italiano Ratigher (che in passato aveva già realizzato altri disegni per la band).

Un disco che si ascolta velocemente e senza troppi intoppi. Non sembra la solita pappa riscaldata di chi si improvvisa detentore di vecchie verità punk che non sono altro che fervide reminiscenze di gioventù. Black Supplì, no, non è stantio e per questo risulta piacevole.

 

Tracklist:

  1. Laps
  2. The Colors Deniers Club
  3. Black Supplì
  4. Here Comes the End Part III
  5. A Nation Turns Its Lonely Eyes To You
  6. Camusflage

 

A cura di: Francesca Mastracci

7.0

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