I Gattini di Salem – Niente ballate alla Vasco Rossi

Una band che promette molto bene, collocandosi nella fila dei molti gruppi pop\rock della scena italiana. All’interno di questo lavoro ci sono dei passaggi davvero molto complessi, resi però davvero molto scorrevoli e naturali dai musicisti dando quindi l’impressione, anche agli esperti, di sapere davero il fatto loro.

Soprattutto la parte ritmica formata da batteria e basso creano una simbiosi davvero molto intensa e che si riesce a percepire anche con un ascolto veloce e poco attento, anche gli altri strumenti si amalgamano davvero bene nel tutto, ma la parte ritmica spunta.
L’album in se non è molto lungo ma scorre molto leggero, come è giusto che sia dato il genere, ed è reso molto simpatico ed allegro anche da alcuni riferimenti personali contenuti nei testi. Le canzoni sono interpretate dal cantante in modo da risultare in parte cantate in altre situazioni invece ci sembra di avere davanti un canta storie, che sposta in modo creativo anche accenti per far risultare il tutto più legato, come fa spesso e volentieri anche Max Pezzali (ex 883). Forse si può dire che i testi sono a volte troppo banali, più che altro negl’argomenti trattati, a parte “cari parenti” che ho apprezzato molto. Ma come detto all’inizio questa è una band che “promette” bene, parola usata non a caso, infatti ci sono alcune cose, tipo alcune ripetitività, che rendono il lavoro non perfettamente definito.
E la cosa che più mi ha fatto storcere il naso è attribuibile al cantante, che nonostante essere molto bravo interpretativamente parlando, non possiede un gran controllo vocale e questo rovina un pò tutto il resto che invece si presenta davvero splendidamente. Ma soprattutto una cosa che non si riesce a non notare è la  cadenza dialettistica proprio nella voce che porta il cantante stesso a non seguire la dizione in un modo che io reputo troppo pesante, forse è fatto a posta, forse è un tocco artistico, ma in questo caso penso sia troppo presente e dia, dopo un po che lo si ascolta, una sensazione non troppo piacevole.

Fortunatamente sono piccole cose che col tempo evolveranno sicuramente in qualcosa di più elaborato e definito, e non vedo l’ora di ascoltare altri lavori eseguiti da questa band.

01. Navicella
02. E poi mi parli del mare di ortigia negli anni in cui non conoscevi l’amore
03. L’architetto
04. Cari parenti
05. Nylon
06. Audrey Hepburn
07. Bello con te
08. Niente ballate

 

Recensione a cura di: Devis Gambarotto

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