Glass Animals – How to be a human being

Si può da un disco all’altro lasciarsi alle spalle tutto (o quasi) quanto si era fatto? La risposta è chiaramente affermativa ed esistono svariate esperienze da poter citare in proposito. Di sicuro la cosa sorprende maggiormente se, ad essere protagonista di tale stravolgimento, è una band appena al secondo album. Perché è questo che i Glass Animals hanno sostanzialmente fatto con questo How To Be a Human Being.

Abbandonata la giungla amazzonica che faceva da cornice, musicale e concettuale, dell’esordio Zaba, la band inglese sceglie quella di cemento della realtà metropolitana dei giorni d’oggi. Per di più si abbandonano gli accenti british e si attraversa velocemente l’Atlantico, approdando su sonorità decisamente più made in U.S.A. Scelta coraggiosa, senza dubbio, ma che sembra piuttosto dovuta ad una volontà, neanche troppo nascosta, di realizzare un lavoro da dare in pasto alle masse. La tracklist del disco è infatti un susseguirsi impressionante di potenziali pezzi da heavy rotation per le radio commerciali di tutto il mondo.

L’art-pop dell’esordio ha virato decisamente verso il pop condito da R’n’B che, piuttosto che i Wild Beasts, ricorda più Justin Timberlake. Permane pienamente percepibile la maestria della band nel saper coniugare melodia e sperimentazione sonora. Il tutto però spinge definitivamente fuori dal calderone indie i Glass Animals, proiettandoli in un contesto nuovo, dove il potenziale di successo è esponenzialmente maggiore, ma in cui l’approccio creativo perde inesorabilmente di significato.

01. Life itself
02. Youth
03. Season 2 episode 3
04. Pork soda
05. Mama’s gun
06. Cane shuga
07. [Premade sandwiches]
08. The other side of paradise
09. Take a slice
10. Poplar St.
11. Agnes

a cura di: Captain Eloi

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