Il Diluvio – Il Diluvio

Omar Khrisat (chitarra acustica), Simone Bettinzoli (chitarra elettrica), Alessandro Serioli (voce e tastiera) e Piero Bassini (batteria)…Il Diluvio.
Il quartetto viene da Brescia e il 27 gennaio scorso ha visto finalmente uscire la prima fatica discografica.
5 tracce, 5 frammenti che bene rappresentano l’essenza e la natura della band.
Qua e la’ emergono chiari riferimenti a gruppi come Editors o Death Cab for Cutie, per citarne solo alcuni, ma sono ben presenti anche i grandi classici del rock (…e forse anche di più).
Si parte con i tappeti sonori di “Get to the Moon”, omaggio alle spazialità floydiane che dimostra subito come non ci siano timori reverenziali nel mostrare senza tanti giri di parole le proprie influenze.
La band guarda in alto, volge il proprio sguardo verso lo spazio più prossimo e dopo i 61 secondi di intro iniziale ci troviamo a bordo della traccia numero 2, “Apollo 1”.
Il sound inizia a prendere corpo e anima e dai tappeti inquieti e sintetici del balzo iniziale atterriamo su arpeggi di chitarre che delineano melodie morbide, sostituite poi nel vorticoso finale da distorsioni che mostrano l’anima più rock della band.
“Rain”, pezzone decisamente pop-rock, ci riporta sul pianeta Terra e dalle altezze siderali di “Get to the Moon” che ci avevano mostrato un’interessante anima psichedelica ci ritroviamo di colpo e abbastanza all’improvviso con in piedi ben saldi al suolo per questi quasi 6 minuti di giri melodici molto orecchiabili e con un assolone finale di chitarra, bello, elegante, preciso, ma che sa anche molto di già risentito.
“Facebroke”, traccia 4, ricalca le medesime atmosfere di Rain.
Ancora 6 minuti di melodie ben strutturate, forse un po’ ripetitive, ma decisamente efficaci e che lasciano spazio ai virtuosismi chitarristici finali fatti di tapping, distorsioni e rumorismi vari.
Il percorso, iniziato con l’illusione di poter raggiungere la Luna, passato attraverso il ricordo della tragedia dell’Apollo 1, si conclude sulle note di “Lullaby”, ballad dolcissima che mischia nuovamente pop e rock in una canzone che diviene da subito la mia preferita del disco. Convincente, delicata, da ascoltare in uno di quei sabati notte di inizio estate mentre te ne stai tornando a casa in auto, dopo una serata passata a rimirar le stelle.
…E siamo ai titoli di coda!
5 tracce che, forse per la loro a mio avviso eccessiva durata (…eccezion fatta per l’intro, ovvio), per la loro troppa morbidezza melodica e per la ricerca di un manierismo a mio gusto personale troppo classico, non mi rendono del tutto convinto di un giudizio completamente positivo.
Ad ogni modo credo di poter affermare che questo sara’ solo il primo capitolo di una storia che continueremo ad ascoltare di nuovo in un futuro prossimo.

 

Tracklist:

1. Get to the Moon
2. Apollo 1
3. Rain
4. Facebroke
5. Lullaby

 

A cura di: Simone Grazzi

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