Intervista ai Funnets

Funnets se ne fregano di cosa è cool oggi e cosa non lo è. Altrimenti non sbandiererebbero ai quattro venti che il loro disco è un ritorno al crossover. Uh… termine che appartiene agli anni 90. Ma se lo si fa bene e si ha la capacità di attualizzarlo… why not? In più Funnets ci mettono energia, elemento portante del crossover, del funk e del rock in generale. In più ci mettono elementi prog e sperimentali (vedi alla voce Mars Volta). In più si presentano con un album che è un concept, che rimanda a buone vibrazioni, alla cultura dei Lakota Sioux (Wanji, vuol dire UNO nella lingua di questa tribù). Insomma, un disco da ascoltare con la mente e il corpo.

1)Ciao!! Presentati/tevi. Da dove venite, chi siete?
Siamo i FUNNETS, veniamo dalle province di Reggio Emilia e Mantova, siamo una band Funk Crossover Alternative d’autore.

2)Quale è l’artista che maggiormente vi ha inspirati? Sapreste consigliare un lavoro uscito negli ultimi 5 anni che ritenete veramente degno di nota? Perché?
Non si può parlare di un artista che maggiormente ci ha ispirato innanzitutto perché abbiamo cercato di fare un percorso di ricerca di un’identità propria, lavorando su un suono nostro e soprattutto un’essenza che non si possa ricollegare quasi a niente. Ovviamente ognuno di noi ha delle influenze che possono sentirsi (ed è anche giusto così), parliamo di Red Hot Chili Peppers, Incubus, Primus, Faith No More, Muse ecc..
Un lavoro degno di nota è l’ultimo disco dei Mother’s Cake, “No Rhyme No Reason”, riteniamo che sia un connubio di devastante qualità fra carica, dinamica, melodia, armonia, composizione e magia. Equilibri che abbiamo cercato di creare anche nel nostro disco (le recensioni sono molto positive a riguardo).

 

3)Parlateci un pochino del vostro ultimo lavoro. Come è nato?
Come tutti, anche i musicisti hanno momenti di smarrimento in cui non si sa da dove attingere le energie giuste per poter proseguire il proprio lavoro e il proprio cammino. Dopo il primo album e varie delusioni legate al mondo musicale e non, la band ha sentito la necessità di rinnovarsi e di creare qualcosa che non aveva mai fatto prima, cercando di innalzare l’asticella per saltare verso un’essenza di qualche gradino superiore. Ma dove trovare l’ispirazione che mancava?
Dopo varie meditazioni e ricerche di quali messaggi si volessero trasmettere, abbiamo capito che la risposta era in un posto tanto facile quanto difficile: dentro noi stessi. Quale canale migliore delle nostre esperienze e quale messaggio più incisivo può esistere se non la nostra stessa storia e le relative morali? Guardandoci dentro (e indietro) avevamo già tutto l’occorrente. Ecco come nasce l’idea di fare un album concept.
Siccome siamo persone a tratti originali, per rendere la cosa meno noiosa e banale (“chissà quanti altri avranno già fatto canzoni dove parlano del loro passato”, pensammo) abbiamo deciso di raccontarla in chiave metaforica, trasformando il nostro viaggio reale ed interiore in uno fisico verso un mondo shamanico immaginario, Sharra. La cosa che ci spinge ad intraprendere questo viaggio è la ricerca del nostro spirito guida, Mufulè, situato appunto sulle montagne dietro alla capitale di questa isola, che ha promesso di darci le energie necessarie alla scrittura del nostro nuovo lavoro (il cui relativo significato è la reale rincorsa all’ispirazione che ci mancava nella vita reale). Ogni canzone è un capitolo di questo grande racconto, il primo di una grande opera che sarà intitolata “MUHALIFU”, capitale di Sharra. Il nome MU(sic) HA(ppiness) LI(fe) FU(n) deriva da un’unione degli obiettivi comuni che abbiamo in questa vita, che sta appunto a significare il luogo, sia fisico che mentale, che stiamo cercando di raggiungere. Il disco si chiama WANJI, che significa UNO nella lingua dei Lakota Sioux. “Uno” appunto perché è il primo di quest’opera.

4)Quale é l’artista più sopravvalutato e quello più sottovalutato sulla scena musicale italiana e non e perché?
Sinceramente non rispondiamo riguardo a chi sia sopravvalutato per due motivi: sia perché bisognerebbe fare un elenco di nomi infinito e sia perché non ci piace parlare in negativo di persone specifiche che comunque conducono la loro carriera sicuramente con passione.
Piuttosto, pensiamo che di sottovalutati ce ne siano parecchi, anche qui è difficile stabilire una classifica. Molti artisti meriterebbero molto di più per l’anima e il cuore che ci mettono, considerando magari i mezzi limitati a disposizione (come anche noi). Diciamo i What a Funk perché sono nostri amici e avendo fatto qualche data con loro ci sentiamo di dire che hanno una carica e una passione che meriterebbe attenzioni ben più ampie, se paragonati a ciò verso cui la gente indirizza gli interessi oggigiorno.

 

5)Progetti per il futuro?
Abbiamo appena rilasciato un disco, l’idea è quella di promuoverlo e diffonderlo il più possibile (quindi se volete darci una mano, potete trovarlo su tutte le piattaforme online e digital stores o anche in copia fisica ai nostri concerti), dopodiché cercheremo di suonare in giro più possibile puntando soprattutto all’estero dove il nostro prodotto sarà sicuramente più valorizzato.
In sostanza ci piacerebbe passare questo ciclo di Wanji sul pulmino in giro per il mondo dove ogni tappa che facciamo significa live devastante.
Tutto questo per noi significa VIVERE.
Il progetto per il futuro prossimo è vivere questo disco fino all’ultimo attimo.

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