Intervista Binary

Incontriamo i Binary nel backstage del concerto di Marilyn Manson al Gran Teatro Geox di Padova. Anthony, il manager, ci racconta di come siano giunti da Parigi dopo una nottata rocambolesca con tanto di gomma del tour-bus esplosa proprio passando per il traforo del Monte Bianco. Decisamente movimentato come arrivo. La saletta relax dove ci troviamo è letteralmente travolta dalle vibrazioni, ma riusciamo a scambiare una lunga chiacchierata con qualche digressione in italiano con David Troster (che confesserà di comprendere la nostra lingua) e Francesco Bondi, rispettivamente front-man e chitarrista di questo carichissimo gruppo londinese che ha appena aperto la prima delle due date italiane del Reverendo.

Cominciamo da Modern Man, il vostro ultimo singolo, che significato ha per voi?
Modern Man è una reazione, è già stato detto tutto e fatto tutto, e l’uomo moderno è completamente alienato.. anche le cose più comuni possono alimentare questa alienazione.

Domanda di curiosità. Da cosa deriva il vostro nome?

Il nome Binary viene dall combinazione di due elementi:
1) Binary e il nome di uno dei neutri vinili preferiti dei Kazino www.youtube.com/watch?v=axBslzXXwJg
2) Ci è sempre piaciuto il concetto di un sistema binario, sia nel modo di lavorare sia nel modo di concepire le canzoni come una combinazione di 2 elementi dai quali si possono tirare fuori sistemi molto complicati.

Diteci qualcosa sul video che Alex Southman ha girato per voi, con immagini sovrapposte, colori acidi.. sembra che non vi interessi più di tanto apparire
Per noi è più importante il sound ovviamente, un po’ anni sessanta in questo caso, ma queste immagini così psichedeliche riportavano bene lo spirito ossessivo..

Come mai la scelta di queste donne di repertorio, semi-nude, esibite?
Appunto, l’elemento pornografico ripetuto (erano fissati..) esprime bene questo continuo riproporsi di cose già viste

Voi avete dichiarato di volervi discostare da quello che avete giustamente definito “vapid – pop”, dalle canzoncine inutili.. in che modo? E dal momento che un po’ tutta la musica attuale sta prendendo una piega molto improntata sull’elettronica, che idea avete in proposito?
La musica pop oggi è mondezza, non ci interessa.. noi vogliamo fare altro, e quanto all’elettronica siamo grandissimi fan di gruppi come i Depeche Mode ad esempio. Certo che se dobbiamo pensare all’elettronica intesa come David Guetta da un lato o i Kraftwerk dall’altro, c’è una bella differenza!

Da poco è scomparso il creatore del Moog, questa bestia a mille teste, che ha avuto grande importanza nell’innovazione musicale.. voi vi sentite un po’ pionieri/esploratori del suono?
Noi usiamo moltissimo i sintetizzatori, pedali, effetti, ci piace montare e smontare parti e vedere che suoni interessanti ne possono venir fuori, sì, ci piace molto sperimentare

A proposito di questo, com’è nata la collaborazione con Sean Beaving? Ho letto da qualche parte che “Sean porta il Pop verso il lato più dark”; qual è la vostra personale idea di Dark?
Chiunque oggi nella sua stanza può produrre la propria musica da solo, anche se si tratta di roba come quella di Will.I.Am… noi ci siamo sempre prodotti da soli, ma il contributo di Sean ci aiuta a portare nel nostro sound alcuni di quegli elementi che abbiamo sempre stimato nei Nine Inch Nails, e dello stesso Marilyn Manson, di cui Sean è produttore. Volevamo portare un po’ di quello che ci ha spaventato davvero e colpito più a fondo.. L’idea di Dark per noi è un po’ questo, qualcosa che sta qui, piantato nella testa, anzi, nel retro della testa, che senti e non riesci a individuare chiaramente ma ti terrorizza a morte!

Ci sono dei registi, dei film che nel panorama cinematografico vi influenzano in questo tipo di sensazioni che poi riportate nella vostra musica?
Sicuramente David Lynch, che proprio perchè non si capisce mai bene quale sia il significato di certe immagini, lascia un senso di angoscia davvero forte, ci piace molto.. poi sicuramente Dario Argento

Strano, sono due mondi molto diversi e due modi di trattare l’angoscia agli estremi; uno più onirico, l’altro così iconografico, quasi tipizzato..
E’ proprio questo contrasto ad affascinarci! Quando vedi quelle immagini di Profondo Rosso, rimani per forza impressionato.. poi Cronenbergh..

E musicalmente, cosa ascoltate di più, o anche in passato?
Gli Smashing Pumpkins, i Radiohead.. ma grazie a Francesco stiamo conoscendo un po’ anche la musica italiana, come i Diaframma..

Oh, beh, suonavano a Bologna ieri sera, li avete persi, mi spiace..
Sì ma diciamo che non è più esattamente la stessa cosa rispetto agli inizi..

Capisco, ma a proposito dei Diaframma, dell’importanza del testo, e dei vostri testi; leggendoli viene da chiedersi: che rapporto avete col concetto di colpa e pentimento?
Noi siamo un po’ chiusi nel nostro mondo, non parliamo molto, viviamo nella nostra testa, e nei rapporti e nei sentimenti soprattutto la colpa e il pentimento sono “bullshit”, come in Prisoner (altro singolo, ndr)

Come vivete il fatto di essere spesso associati ai vari White Lies, Joy Division, Interpol, etc..

Sono tutti gruppi che stimiamo, e siamo anche molto amici degli White Lies, ma non ci interessa venire etichettati, nel senso che è normale per chiunque che sia così, ma l’unica cosa che conta per noi è fare la nostra musica e lasciar crescere l’emozione

E come vedete invece il fatto di fare delle cover? Stasera Manson proprio qui di fianco suona Personal Jesus, ed è probabilmente una delle cover più riuscite nella storia delle cover, cosa ne pensate?
Non dimentichiamoci Jonny Cash! (cori di “ohh, J.Cash!”, ndr.) comunque riuscire a fare una cover migliore dell’originale è sempre impossibile, ma rielaborarla in chiave personale perchè no, noi ad esempio abbiamo fatto cover dei Ministry.. solo che, come dire, non è abbastanza!

Ok, ora l’ultima domanda; com’è stato l’impatto col pubblico italiano questa sera? potete rispondere dicendomi segreti o bugie (“tell me secrets, tell me lies”, cit. ndr)
(ridiamo) Oh, beh, una sfida! La reazione sembra essere stata buona, anche se non ci interessava venire qui e dire “amateci, amateci, amateci a tutti i costi”… ma questa è la Chiesa di Manson, e lui è il Papa, e la nostra è semplicemente un’altra religione.

a cura di Tiziana Fresi
un ringraziamento a Anthony e Silvia @ LiveNation.

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