Intervista Derozer

Da mesi girava la voce, poche frasi sui social, tanti pettegolezzi e alla fine la conferma, i Derozer tornano e lo fanno con il botto. Tra social e webzine la notizia è rimbalzata ovunque, lasciando uno strascico di commenti entusiasti, polemiche e ulteriori pettegolezzi. Approfittiamo del momento per fare una chiacchierata con Seby.

Ciao Seby, grazie per aver accettato di fare una chiacchierata con noi. Immaginiamo che sia un periodo intenso, tra interviste, preparazione dei nuovi concerti e gestione di tutto quello che sta intorno ad una band che ha alle spalle 20 anni di carriera. Come vi sentite?

Ci sentiamo bene, siamo rodati, nonostante la pausa è come se non ci fossimo mai fermati, abbiamo recuperato entusiasmo, stiamo andando a mille e ne siamo contenti.

Vi aspettavate tutto questo entusiasmo?

Non voglio essere banale, ma non ci aspettavamo minimamente tutto quello che sta accadendo, pensavamo che sì, ci fosse ancora un po’ di interesse, ma non una cosa così pazzesca, insomma. Siamo rimasti positivamente sbalorditi dall’accoglienza che abbiamo ricevuto, è stata una carica veramente incredibile… fantastico!

Ogni volta che una band punk lascia si crea un vuoto, i ritorni sono vissuti con tantissima gioia, cosa significa? Non ci sono gruppi punk di nuova generazione in grado di colmare il vuoto di band storiche? Se ci sono, su chi puntereste?

E’ una domanda che ci facciamo spesso, sicuramente la tua analisi può essere anche vera, abbiamo lasciato il campo libero per diversi anni e nessuno è riuscito a prendere il posto, tuttavia può essere anche il fatto che noi ci siamo riformati dopo aver già fatto tanto, siamo entrati nel cuore di tante persone e quindi ogni volta che torniamo in scena in tantissimi ci aspettano, effettivamente c’è un vuoto che nessuno ha colmato. Negli ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi vedo un aumento dell’interesse da parte di tanti ragazzetti giovani che si buttano nel punk rock, quindi qualcosa di buono sta venendo fuori. Sabato abbiamo diviso il palco con gli Slander che sono un po’ più hardcore, lì vedo qualcosa che potrebbe essere un futuro promettente. Devono solo avere il tempo di crescere.

Negli anni avete diviso i palchi con tutti i gruppi punk più importanti e amati dal pubblico. Con quali band “del passato” suonereste ancora volentieri?

Sicuramente uno dei concerti più belli ed emozionanti della mia vita è stato quello con i Bad Religion, condividere il palco con loro è una cosa che mi è piaciuta tantissimo. Però anche con gruppi inglesi storici, ci siamo divertiti con i Toy Dolls, è stato una figata anche con gruppi non di primissimo piano, ci siamo sempre trovati bene. Quando ci troviamo con i Punkreas è sempre una grandissima festa, ma ce ne sono tante e abbiamo sempre creato un ottimo rapporto con tutti. Adesso quello che manca è fare un festival con tutte le band e avere l’occasione di ritrovarsi tutti insieme, mettere insieme 4/5 band che nel loro piccolo sono mainstream, come fanno in Inghilterra e in Germania, un’occasione per ritrovarci e bere una birretta tutti quanti e fare due chiacchiere.

Tornano i Derozer, ma senza Mendez. Non verrà sostituito nella formazione ufficiale e il suo posto verrà occupato di volta in volta da musicisti diversi. Credo che la scelta sia stata molto delicata e che abbia fatto piacere a tutti. Come vi sentite con la nuova formazione?

Quello che è successo lo abbiamo spiegato tante volte, quindi non c’è altro da aggiungere, ci stiamo trovando comunque bene, la vita va avanti, abbiamo tantissime energie e cose da dire, siamo contenti e abbiamo diviso il palco con Paletta dei Punkreas, Zamu dei Duracel, sono delle persone squisite che conoscevamo già da tanto tempo, ti assicuro che il nostro morale è altissimo e ci stiamo divertendo un sacco.

Finito il tour vi dedicherete al nuovo album, manterrete lo stile Derozer o ci saranno novità?

Nel songwriting avevo provato a mettere qualcosina di nuovo però provando con i ragazzi viene fuori uno stile Derozer al 100%. Lo stile rimane inviariato, sarà un disco classico Derozer, inizieremo a lavorarci alla fine di questo tour e se tutto va bene prevediamo l’uscita per l’inizio del nuovo anno.

Quale parte del vostro lavoro vi piace di più? Studio di registrazione, concerti, video, interviste? Quale parte risulta più faticosa?

Sicuramente il concerto è la parte più bella, però ti dirò che anche il concerto dei Derozer riserva sempre un sacco di sorprese, quindi anche questa parte è molto molto bella, la parte che non ci piace è il lato oscuro del rock’n’roll, caricarsi il furgone, scaricarsi il furgone etc etc. Anche le prove sono un momento sempre molto bello, quando si creano i pezzi nuovi. Lo studio di registrazione è lungo, difficile, molto impegnativo, ci vuole tanta pazienza, tanto tempo… quindi sicuramente la parte preferita è il concerto e il backstage, quello è il pezzo forte.

Cosa succede nel backstage? Adesso lo vogliamo sapere!

Nel backstage ci sono tanti amici, tante amiche e può succedere un po’ di tutto, però la regola assoluta è che il backstage dei Derozer è come Las Vegas, quello che succede nel backstage rimane nel backstage.

Quindi l’unico modo per saperlo è entrare nel backstage!

Bisogna riuscire ad ottenere il mitico braccialetto per arrivare al backstage!

Il punk è morto, non esiste una scena punk, è sempre più difficile suonare dal vivo. Cosa pensate di tutto questo? E’ vero o sembra più mancanza di fiducia da parte dei musicisti? L’unica strada possibile è il talent?

Innanzitutto la premessa è che il punk è morto nel 1977, almeno così si dice e noi siamo dei sopravvissuti, siamo una specie di zombie che non muore mai perché con questa storia che è morto 40 anni fa, ma noi siamo ancora in piedi, è morto, ma anche no. Hai toccato il tasto giusto, i talent che sono nuove forme per raggiungere il successo, tutti lo vedono come vincere alla lotteria e invece, ragazzi, per fare le cose fatte bene bisogna farsi ancora il culo, andare in giro e suonare, provare e provare. E’ vero che non ci sono posti, è vero che è difficile trovare i luoghi per esibirsi, però la situazione è la stessa per noi degli anni 80/90 quando abbiamo iniziato. Forse noi ci mettevamo più energia, non voglio fare il vecchio che dice che una volta era meglio, però vedo che i gruppi che si sbattono riescono ad emergere, è solo questione di volontà e di tenace. Chi crede in quello che fa, posti o non posti, i concerti riesce a farli, chi invece pensa che per affermarsi basta fare una comparsata in tv non ha futuro.

Quale domanda non vi fanno mai nelle interviste e che invece vorreste ricevere?

In tutti questi anni ce ne hanno fatte talmente tante che non me ne viene in mente nessuna, no, direi di no

Avete deciso di fare poche date ben ponderate per non “intasare” il pubblico con i vostri live. Il mini tour è quasi finito, ma il pubblico vi vuole vedere ancora e ancora. Ci farete contenti? Quando?

Quando lo scorso ottobre ci siamo trovati e abbiamo manifestato a Indiebox la nostra volontà di tornare, di fare però pochi concerti, 5/6 date, mi ricordo che ci chiamò Mauri (Maurizio Vinci, batterista de L’Invasione degli Omini Verdi” e proprietario di Indiebox) dopo aver mandato una comunicazione esplorativa e ci disse di avere 200 proposte! Al termine di questo mini tour faremo 5 date estive su tutto il territorio nazionale, giugno, luglio e agosto. Dopo di che però stop fino all’uscita del disco. Ci sarà da pazientare un pochino, però poi il disco sarà accompagnato da un nuovo tour e cercheremo di andare anche dove non siamo stati per fare contenti tutti i ragazzi che ci vogliono vedere. Adesso abbiamo trovato una dimensione che ci permette di continuare tranquillamente con il nostro percorso e quindi via dritti come un treno

Grazie, grazie, e ancora grazie per questa bella chiacchierata. Parlare con Seby è stata una ventata d’aria nuova in tutto questo punk un pochino spento. Una chiacchierata anche al di fuori del microfono con una persona fresca, genuina e con tantissima esperienza. Un tuffo nel punk che era, che è e che sarà.

Intervista a cura di Valentina Ferrari

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