Intervista Etna Riot Blade

Dopo gli anni di militanza nel collettivo Etna Riot Blade pubblica il primo album da solista, “Uno dopo l’altro. E’ un disco dalle sonorità molto varie, come di consuetudine per l’Mc e Producer catanese, che spazia dai brani lenti e personali a sonorità più hard core. A tratti suona come un film horror, o come un disco prog, o meglio ancora come gli mc più dark del momento (Desiigner). In altri momenti come il meglio del laid back californiano. In questo guazzabuglio di suoni, troviamo testi altrettanto eclettici, che portano l’attenzione di Blade sulle tematiche sociali del lavoro, sullo stravolgimento del mercato musicale e sulla passione per tuttò ciò che è“nerd”, toccando anche temi più intimi come l’amore e il rapporto di coppia.

01. Ciao!! Presentati/tevi. Da dove venite, chi siete?
Ciao, sono Riccardo, anche se mi capita raramente di essere chiamato così. Chi mi conosce mi chiama Blade, da quando avevo 16 anni.
Sono siciliano, di Catania per l’esattezza, e sono un rapper e un producer. Dopo dieci anni di live e dischi assieme alla mia crew, “Etna Riot”, ho deciso di dedicarmi ad un progetto da solista chiamato “Uno dopo l’altro”, in uscita il 16 novembre di quest’anno, di cui ho quasi interamente prodotto anche i beats.

02. Quale è l’artista che maggiormente vi ha ispirati? Sapreste consigliare un lavoro uscito negli ultimi 5 anni che ritenete veramente degno di nota? Perché?
In realtà sono tanti, dai Colle der Fomento a Kaos, da Deda ai Cor Veleno, dai Public Enemy ai Cypress Hill, agli House of Pain, giusto per citarne solo alcuni. Da questo punto di visto vengo da una generazione fortunata che ha avuto migliaia di esempi di ottimo rap.
Un disco che consiglio a tutti gli amanti del rap (e della musica in generale) è “El micro de oro”, di Primo e Tormento, uscito nel 2014. Innanzitutto perché a livello tecnico è un disco incredibile, praticamente perfetto, a mio avviso, così come a livello di contenuti e temi trattati.
E poi perché credo che sia giusto ricordare così, all’apice della sua bravura, uno dei migliori rapper italiani, Primo Brown, che ci ha lasciati all’inizio del 2016.

03. Parlateci un pochino del vostro ultimo lavoro. Come è nato?
Come ho già detto, dopo dieci anni passati meravigliosamente a lavorare in gruppo, in Etna Riot, sentivo il bisogno di esprimere quello che provavo individualmente. Così è nato “Uno dopo l’altro”, un progetto solista voluto a lungo e in cui i ragazzi di Skillzone Records hanno creduto.
Ho sempre amato l’idea di utilizzare sonorità molto diverse tra loro, tra le varie tracce, così ho cominciato a “giocare” senza pormi limiti.
Testi e beat sono praticamente nati contemporaneamente.
Si tratta di vari pezzi di me, le varie sfaccettature della mia personalità, se vogliamo.

04. Qual è l’artista più sopravvalutato e quello più sottovalutato sulla scena musicale italiana e non e perché?
Ahi, in Italia per rispondere a domande del genere si rischia la vita!
Premetto che si tratta di gusti e valutazioni personali, ma sinceramente in questo paese i sopravvalutati sono molti, in tutti i generi (specie nel pop), per cui è impossibile fare un solo nome. Però, per restare nell’ambiente del rap, il nome di un sottovalutato ve lo lancio: si chiama Diskarex ed è, a mio parere, uno dei più tecnici e più musicali rapper in Italia, oltre ad essere un fenomeno in freestyle.

05. Progetti per il futuro?
In realtà ho già in cantiere un altro disco, anche se per ora voglio godermi l’uscita di questo, oltre a produrre tutte le basi per il prossimo dei Verba Manent, due giovani catanesi che stanno crescendo molto bene.
E poi ho in programma di dare tutto il mio appoggio, sia musicale che personale, agli altri artisti Skillzone che stanno ultimando i loro progetti, come Moeta, Sleemusiq, Velheno e JaPain.
Potete seguirci tutti sul sito www.skillzonerecords.com.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *