Intervista Faida

Risponde all’intervista JUL, chitarra e portavoce della band. I Faida sono freschi di nuova uscita dal semplice titolo FAIDA, 10 pezzi magistralmente autoprodotti che toccano le varie sfaccettature del crossover. Abbiamo smascherato la band per capire cosa c’è dietro questo progetto così accurato nonostante non abbia nessuno dietro.

1 – Presentatevi ai nostri lettori.

Nel diritto germanico medievale, per FAIDA si intendeva la possibilità per un privato, di ottenere soddisfazione per la lesione di un proprio diritto ricorrendo all’uso della forza. La legge era applicata solo dalla nobiltà perché i poveri di diritti non ne avevano mai avuti, in maniera non difforme da oggi insomma. La nostra Faida parte dal basso, vorrebbe stravolgere gli assurdi canoni gerarchici imposti dal Sistema o perlomeno rendere coscienza alla gente, la forza per reagire quanto mai necessaria. Ci piace il concetto di reazione violenta alla sistematica e nociva guida che ci viene imposta. Abbiamo scelto di suonare crossover perché è sempre stato un genere segnato dalla politica, dalla denuncia sociale e anche dalle religioni… oltre naturalmente al fatto che ci piace, che lo abbiamo sempre ascoltato. Teniamo molto alla nostra libertà espressiva, la musica e la percezione della stessa non ha barriere di genere. Il fascino per la catalogazione potrebbe allontanare nuove esperienze. Il crossover vuole vincere i preconcetti. Dopo quasi 10 anni, 3 EP, 2 album LP e un botto di date più o meno importanti:siamo ancora qui a sudare e saltare con il pubblico.

2 – Questa è una domanda che sicuramente vi hanno già fatto però da queste parti magari non lo sanno. Perché le maschere?

Ai tempi del primo album non si parlava d’altro, la domanda è sempre lecita. Oggi non le indossiamo più. Ci siamo resi conto che l’aspetto scenico del nostro live prevaricaval’aspetto musicale facendo arrivare prima il mascheramento della musica e del messaggio… questo in realtà andava contro alcuni di quei principi a noi cari come l’odio del culto dell’apparire, ben descritto in una canzone presente nel nuovo lavoro (Aparentar, composta con gli amici cubani dei CuentasClaras, popolare compagine hip hop dell’isola). Durante la composizione del primo LP abbracciavamo in qualche modo il concetto zapatista di privazione dell’identità a favore del gruppo e dello scopo sociale volto alla rivoluzione. Ci facemmo fare da un amico delle maschere in fibra di carbonio, fatte sul calco dei nostri visi… che esperienza! Sebbene non rinneghiamo il passato, ci rendiamo conto che la storia della band è stata segnata da molti cambiamenti dovuti al periodo storico che vivevamo, ad arrivi e partenze nella line-up. In quasi quattro anni tra sala prove e studio di registrazione si succedono scelte, cambiamenti ed eventi che stravolgono certezze e radici. Oggi preferiamo esprimere il concetto di uguaglianza sociale (a noi molto caro) considerando il gruppo come insieme di persone magnificamente diverse, uniti nel messaggio e nel fine, non nell’aspetto.

3 – E’ uscito il vostro nuovo album. Quali riscontri avete avuto fino ad adesso? Siete soddisfatti?

Già… una specie di liberazione… dopo l’attenzione maniacale dedicatagli in questi lunghi anni in cui praticamente abbiamo registrato tre dischi per poi cestinarli e ricominciare. Siamo molto soddisfatti anche se l’inerzia di perfezionamento ci avrebbe tenuto ancora in studio… diciamo che ci siamo dati un limite: volevamo che l’album vedesse la luce entro il 2015, inizialmente era stato promesso nell’arco del 2013. Siamo dunque partiti con la distribuzione da dieci giorni, incredibilmente le prime copie fisiche sono andate bruciate e mai avremmo pensato di venderle tutte nella prima settimana… questo sicuramente ci fa ben sperare e ci ha costretto a chiedere già una ristampa che in questo periodo ha attese bibliche. Ci scusiamo con chi sta aspettando il disco ma nel più breve tempo possibile vedremo di evadere le richieste. E’ un bel momento. Non credevamo che ci fosse tutta questa richiesta di copie fisiche che per carità… abbiamo prodotto in versione digipackdeluxe… ma ormai si vendono solo ai concerti. Un bel problema, tutt’altro che infelice. Online invece… dall’avvento dello streaming non si vende più… ed è tanto se qualcuno ascolta il disco integralmente. Non parliamo poi della pirateria… 5 minuti dopo l’uscita era già disponibile su più siti russi. Allo stato attuale ci preoccupiamo solo che venga diffuso e tutto sommato in Russia anche se illegalmente sta girando parecchio e si sprecano i commenti entusiastici… che dobbiamo fare? Va bene così. Siamo appena ripartiti e non ci possiamo lamentare, aspettiamo le recensioni, anche quelle aiutano e siam convinti che il disco piacerà. Da cosa nasce cosa, intanto speriamo che arrivi alle orecchie giuste. In cuor nostro siamo convinti della proposta ma in questo mare siamo una goccia, vorremmo diventar tempesta.

4 – Come è nato Faida, a che gruppi vi siete fatti ispirare per la composizione della musica.

La nostra storia nasce nel 2006, sul palco della Fucina Controvento, grande live club del nordest che sapeva attrarre a se non solo musicisti ma anche pubblico ed addetti ai lavori. Magia vera.Tutti musicisti di lungo corso con all’attivo progetti vincenti e… lavoravamo lì (anche) o eravamo nell’orbita del locale. Col tempo è nata la voglia di creare un nuovo progetto per poter beneficiare di tutti quei contatti che stavamo maturando. L’interesse era dar sfogo alle nostre idee politiche nel contesto che già allora era teso. Da quella volta le cose non son certo migliorate in Italia e nel mondo. Due membri della band venivano da esperienze di jazzcore (l’unico genere musicale nato in Italia e mai cagato dal Belpaese… noi eravamo gli Snakioplatz pluripremiato ensamble), sulla scia di gruppi come Zu, Pin Pin Sugar, Splatterpink o TestaDePorcu. Gli altri da band metalcore, crossover ma anche dedite a generi come il reggae. Le scelte artistiche son venute da sé. Nel nostro background ci sono un sacco di artisti di varie scene e nominarli sarebbe lungo e tedioso. Diciamo che ascoltavamo tutti un ampio range di generi anche se sempre inerenti la pressione del suono e groovesbattenti. Ognuno ha poi i suoi miti… i miei vanno dai RATM ai Primus, dai Pantera ai LimpBizkit… che ne so… ne ho talmente tanti in testa (cito solo i OneMinuteSilence che ho conosciuto personalmente e di cui ho uno splendido ricordo)… in fondo noi si fa crossover a spettro molto ampio e probabilmente anche voi scorgerete stili e moods di band che noi magari nemmeno conosciamo. La nostra mission è quella di comporre musica originale. I nostri pezzi nascono da lunghe sessioni di jam, tenendo solo i passaggi che ci suscitano i giusti sentimenti… anche i testi nascono così, spontanei. Il disco è il risultato del nostro tempo, delle nostre esperienze sia di vita che musicali, noi siamo la nostra musica.

5 – C’è un filo conduttore nelle vostre tracce?

Sintetizzo citando un principio fisico basilare: “in un sistema finito di risorseè impossibile uno sviluppo infinito”. Dal secolo scorso siamo diventati una colonia dominata dalla necessità di accumulo economico e finanziario, dove la politica insinuandosi e stringendo un patto con l’opinione pubblica ha impedito la detonazione del Sistema stesso. Ora l’equilibrio è rotto. Le popolazioni sono aumentate a dismisura, le risorse sono terminate e la crescita arrestata. Chiaramente non pretendiamo di esser gli eroi che risolveranno la situazione, noi esprimiamo il nostro disagio nei confronti del Sistema e delle sue regole, perché crediamo che un’alternativa sia necessaria a sostenere il Pianeta ed il suo sviluppo. Le ricchezze non devono essere una risorsa individuale bensì dovrebbero diventare un concetto democratico e demografico, per il bene della gente per il bene di ciò che ci circonda. Imparare a vivere in una società che produca per se stessa non è un concetto utopico.Il crescere della popolazione danneggia il bieco e cieco ordinamento capitalistico che ci siamo dati attraverso le decisioni di una classe politica non rappresentativa, nonostante l’elezione, solo apparentemente democratica in quanto spinta dal controllo sull’informazione dei candidati stessi. Le tematiche delle canzoni di questo secondo album sono diverse dal primo lavoro ma hanno tutte un legame coi concetti succitati. Ci serviamo di testi all’apparenza semplici e distaccati ma assolutamente metaforici, provando a penetrare la diffidenza, esprimendoci con diversi linguaggi adatti a diversi contesti comunicativi. Per il resto i Faida sono un insieme disomogeneo di musicisti, per gusti ed esperienze musicali. Il crossover può spaziare senza troppi limiti tra i vari generi che amiamo e ci permette quindi di esprimerci più liberamente possibile. Non è stata una scelta, è stato un susseguirsi di immagini e di eventi.

6 – Com’è la scena musicale veneta?

Piena di amici. Amici che seguono amici, che ascoltano amici e che sempre meno riescono a farsene di nuovi. All’interno della compagine dei Faida c’è chi gestisce situazioni che danno spazio ad un gran numero di concerti, c’è chi possiede uno studio di registrazione, c’è chi collabora con realtà che producono musica e c’è chi suona in molti progetti della scena attuale, sempre trasversalmente nei generi… non solo metallo quindi. Se dovessi definirci direi che siamo persone informate sui fatti e strettamente connesse al tessuto artistico-musicale della nostra regione. Mi permetto quindi di esprimere un giudizio: la scena sta scomparendo, un po’ la colpa è della scena italiana in generale, delle nuove logiche discografiche e dei tempi che cambiano e vorrebbero sempre più djs al posto delle bands. Mi permetto inoltre di dare un po’ della colpa anche agli artisti stessi che spesso sopravalutano la portata del loro progetto, sentendosi stelle di quartiere, evitando di farsi conoscere con umiltà. Quando 15 anni fa eravamo a scuola, tutti avevano una band… rock, punk, grunge… non importava… era fondamentale sentirsi parte di un movimento, non si parlava nemmeno di dischi (..e quando mai… demotape piuttosto ndr) e di successo, si dava l’importanza ai concerti ed alla voglia di aggregazione, fosse uno scantinato o un angolo di una strada l’importante era avere un pubblico partecipe. I locali che non vedono più la stessa affluenza ai concerti, in particolar modo quelli emergenti, decidono sempre più spesso di ospitare serate a tema (quasi sempre a base di bieca musica elettronica) o djs famosi… più remunerative, che prevedono una struttura a supporto della serata per la promozione… diciamo marketing. I risultati arrivano. Forse ci vorrebbe un ritorno di questo atteggiamento tra le bands che invece di aspettarsi locali gremiti… a caso… dovrebbero darsi da fare per crearsi un loro pubblico, come si faceva una volta (…e come tenacemente cerchiamo di fare noi). Sarebbe un nuovo slancio per la scena. Rimane comunque la fortuna di abitare una regione dove ancora esiste la voglia di esprimersi in maniera originale e anche se l’età anagrafica si sta alzando sono fiducioso di vedere nuove leve approcciarsi ai sempre più rari palchi a disposizione. Gente… la musica è il valore aggiunto alla vostra giornata, è fatta di sogni, di messaggi importanti…non è una passerella. Sapevatelo.

7 – Vi state preparando a qualche live? Avete già qualche data da segnalare?

No nessuna data pianificata. Finora abbiamo sfruttato il poco tempo a nostra disposizione per la preparazione e il lancio del disco. In questo momento stiamo preparando nei minimi dettagli il nuovo spettacolo live, comprese le tematiche “a braccio” e le pause tra i pezzi presentati. Non crediamo di esser troppo all’antica se pensiamo che la musica stia lì… suonata, dal vivo… sincera e non patinata come lo può essere su un disco. Vogliamo quindi regalare al nostro pubblico una performance che possa stupire. E’ nostra convinzione che ogni occasione di esibizione, è un momento importante della nostra vita artistica e selezioniamo con attenzione tutte le venues. Comunque sia cominceremo a breve a pianificare un piccolo tour in Italia che fortunatamente ci chiedono in molti.Successivamente vorremmo organizzare una serie di date in paesi dell’Europa e possibilmente anche oltre. Dall’Indonesia per esempio arriva il maggior riscontro in termini di pubblico, ma l’operazione al momento sarebbe terribilmente in perdita per le nostre povere tasche. Crediamo che la scena musicale in Italia non sia tale da poter accettare un genere e dei temi come i nostri. Vi consigliamo di venire alle nostre prossime date, visitate il nostro sito ufficiale per sapere quando.

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