Intervista Ophelia’s Nunnery

Gli Ophelia’s Nunnery sono: Matteo Arienti (voce),Dario Azzolini (Chitarra), Matteo Zappa (basso), Simone Manzotti (batteria) Quattro Amici Musicisti: giovani e dal groove convincente, a volte impertinente! Ci raccontano un po’ di loro, attraverso un uso di stile che si rispecchia anche nel linguaggio musicale che hanno scelto, in linea e coerenza con la sonorità musicale contemporanea. Idee chiare, forte personalità e tanti sogni da realizzare. Già, perchè “Non basta vivere per sentirsi vivo” come da citazione di un loro testo.

Il personaggio di Ofelia ha ispirato numerose opere artistiche, musicali e pittoriche. Il carattere tragico del personaggio, sottomesso ed ingenuo ­ simbolo di castità e purezza ­ subisce, per il corso degli eventi, un cambiamento radicale. Chiamarvi “The Ophelia’s Nunnery” è una scelta precisa. Sembra un’esigenza dal sapore di provocazione. Un giusto mix tra profumo di romanticismo poetico ed uno schiaffo all’ovvio. Quindi, siete d’accordo con noi: il nome della Band rispecchia in maniera sintomatica il Vostro personale modo di suonare e di vivere?

Si, sicuramente tra le mille interpretazioni sul nostro nome, che tra l’altro è anche impronunciabile, forse avete colto quella più vicina a noi. Per noi la scelta di questo nome, oltre alla provocazione, ha anche una velata (forse non troppo) esigenza di ironia, che ci contraddistingue soprattutto come persone. E comunque sì, ci piace questa idea di “schiaffo all’ovvio”.

Vi sentite cambiati rispetto al 2009, anno in cui avete iniziato a frequentarvi non solo come Amici, ma anche come Musicisti? La Vostra Amicizia è migliorata o peggiorata? Essere Amici aiuta a suonare meglio in una Band oppure – come tra fratelli – quando si litiga, è peggio , perché c’è il rischio di spaccare qualche sedia di troppo?

Poco ma sicuro siamo cambiati rispetto al 2009, anche perché dai 15 a 21 anni, oltre ai baffi e alle basette, c’è stato un cambio radicale, sia a livello artistico che umano, ma in generale credo sia una cosa normale per tutti. Diciamo che non siamo i fratelli Gallagher, ma sicuramente è una situazione differente rispetto a molte altre band: sinceramente non sappiamo dirvi se sia una marcia in più oppure no, a noi è andata così.

Ci sono diversi tipi di Musicisti in giro: chi suona per fare il figo con gli amici, chi per avere maggiore compagnia femminile senza fare troppa fatica, chi suona perché non può fare altrimenti, perché ha “il fuoco interiore” che “brucia e spinge”, chi suona per il successo e la fama, …… Voi a quale “caso clinico” appartenente?

Secondo noi suonare e portare avanti un progetto in modo serio comporta un sacrificio non da poco, per quanto riguarda pazienza, tempo e anche denaro. Ci deve essere per forza un qualcosa di più o meno nobile, ma soprattutto qualcosa di dire per riuscire ad essere motivati e convinti.. nel senso, è molto più facile cuccare da altre parti che non da un palco.

Citando alcune vostre dichiarazioni, con l’ingresso di Matteo (Voce) nella Band, vi siete sentiti musicalmente + “completi”. Ci riuscite a spiegare qual è il segreto del Vostro Sound “fresco, veloce e nuovo” ? Cosa ha portato nella Band la presenza di Matteo, che prima non c’era?

Guarda, forse senza nemmeno troppa consapevolezza, siamo propensi ad una approccio musicale abbastanza “danzereccio e agitato”, quasi volessimo sempre correre. Sicuramente l’ingresso di Teo ha portato ad una completezza dal punto di vista canoro che prima mancava, valutando che per noi l’aspetto melodico è essenziale in fase di composizione.

Curiosità collegata alla domanda precedente: come nasce la qualità sonora e come nasce invece la qualità dei testi? Componete tutti insieme oppure “ad ognuno il suo”?

Di solito i testi vengono scritti prima da Matteo&Matteo, poi gli arrangiamenti sono un lavoro collettivo. A volte bastano quattro ore di prova per avere un pezzo completo, a volte mesi per poi cestinare tutto quanto, e alla fine sono quelle le situazioni in cui volano le sedie di troppo. Comunque per adesso non c’è un vero sistema vincente per scrivere canzoni, quindi sperimentiamo di volta in volta.

Al momento, con il Vostro Ep “Non basta vivere”, avete scelto l’Autoproduzione come “vita” professionale? Scelta “temporanea” perché, in questo momento, vi va bene così? Oppure ritenete l’Autoproduzione una irrinunciabile libera espressione di intenti? Nell’eventualità invece una Casa Discografica vi contattasse, perché dovrebbe farlo? Quali sono secondo Voi i Pregi e Difetti per cui sceglierebbero Voi e non altre Band? Provate a descrivere il senso della Vostra Unicità.

La nostra indole punk oramai è svanita da un po’(per fortuna), quindi la produzione per noi è sicuramente un valore aggiunto. Ovviamente il discorso di una produzione è sempre una questione delicata, senza troppe certezze e alla fine va molto a chimica e culo. Noi più o meno siamo consapevoli di alcune delle nostre potenzialità, però alla fine è il prodotto (live e disco) che conta, e deve piacere, deve avere una marcia in più rispetto agli altri e comunque deve essere attuale.

Tre motivi per cui le persone dovrebbero comprare il vostro Ep

“Non basta vivere” Per sostenerci in tutti i sensi, per vedere Matteo al terzo Gin Tonic e perché siamo buonibellibravi

Avete già pronto nuovo materiale per registrare il Primo Album? Un passo fondamentale di ogni Band è “il Primo Album”, un ingresso nel mondo dei “Grandi”. Come vi sentite, emotivamente parlando? Per curiosità, se poteste inserire delle collaborazioni e/o dei featuring con Artisti preferiti, quali scegliereste e perchè?

Scegliete un Artista a testa e spiegate ai lettori il motivo della vostra scelta Stiamo lavorando a nuovo materiale, ma siamo più indirizzati ad un secondo EP. Sicuramente riascoltando “Non Basta Vivere” a distanza di ormai due anni dalla registrazione, abbiamo visto ciò che c’era da tener buono e ciò che doveva essere migliorato. Possiamo parlare di una certa maturità, ma speriamo di raggiungerne altra ancora con gli anni.

Dove vi sentite + “forti”, dove date il meglio di voi? Chiusi in studio di registrazione oppure davanti ad un pubblico? Qual è la realtà che preferite? Avendovi visto (e sentito) dal vivo, noi non abbiamo dubbi in merito. Ecco perché vi chiediamo di regalare ai Lettori 3 ottimi motivi per cui dovrebbero venire ad un Vostro Live.

Anche noi ci vediamo più a nostro agio su un palco piuttosto che in studio (per questo una produzione in fase di registrazione potrebbe essere molto d’aiuto), anche se più che di agio si potrebbe parlare di disagio. Quindi direi di venire ad un nostro live, ma in generale ai concerti nella vostra città, per sostenere comunque una scena che non comprende solo noi, ma tanti che fanno musica e che organizzano eventi, poi perché stare a casa o seduti al tavolo di un pub (mentre tutti guardano il cellulare) è particolarmente triste e perché Dario smascella tantissimo.

Potete aiutarci nell’illustrare ai Lettori la “scena brianzola ­ milanese” di oggi? Secondo Voi, esiste “una scena indie”? Potreste farci degli esempi di altre Band, oltre Voi, che aiutino ad identificare un potenziale “movimento musicale contemporaneo”?

Più che una scena indie si potrebbe parlare di scena emergente (ormai non sappiamo nemmeno noi cosa voglia dire “indie”… lo usiamo quasi per nostalgia). Se dovessimo fare dei nomi di artisti freschi e soprattutto giovani, ci vengono in mente Giorginess, ormai milanese di adozioni, oppure ancora i Les Enfants o ancora i MasCara e anche in generale la realtà di Costello’s/Sherpa Records.

Credete in un Vostro Futuro in ambito nazionale, nonostante “la crisi”? Qual è il futuro che avete intenzione di costruire, musicalmente parlando? La lingua italiana che usate nei vostri pezzi, a lungo termine, potrebbe diventare un limite oppure è un segno di identità, una vostra costante modalità espressiva?

Bella domanda. La scelta di cantare in italiano è stata detta dalla spontaneità senza farci troppe domande a riguardo. Noi sicuramente cerchiamo di portare a casa il più possibile nonostante la “crisi”; e comunque no, per adesso non c’è in programma un cambio di lingua nei testi.

Parlando prettamente di sound, groove ed attitudine, state puntando anche in direzione estera, visto il vostro background musicale e le vostre influenze prettamente British?

Il nostro background è molto “Brdeeshh”, però la lingua italiana inevitabilmente ci tiene sotto le Alpi.

Secondo Voi ­ e la vostra esperienza fino qui maturata ­ qual è la figura professionale irrinunciabile per affiancare una Band nel suo percorso di crescita umana e professionale? Un Manager alla Brian Epstein? Un Produttore che vi sappia “collocare” adeguatamente in un mercato discografico “di riferimento”? Una Casa discografica importante, che ha fiducia in Voi? Un’ Agenzia Booking che vi faccia girare il mondo? Un + che competente Ufficio Stampa, che vi aiuti nella continua promozione? Gruppi scatenati di Fans e Supporters che vi sostengono, con passione sincera? Nessuna di queste?

TUTTE (e molte altre)

Provate a descrivere gli Ophelia’s Nunnery a vostro gusto. Avete 5 minuti per confrontarvi e darci una risposta d’insieme, come Band. La sfida è aperta. Il conteggio è inesorabile, avete 5 minuti a partire da adesso…..

Glastonbury, negroni, biblioteca, Rihanna, acqua tonica, T.S Eliot, mercatino musicale, Rocky IV tortillas, garage, Lucky Strikes. Ci piace essere sintetici (e male interpretabili).

A cura di Laura & Max – Mind The Sound!

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