Intervista Zico Chain

Due dischi all’attivo, l’ultimo, The Devil In Your Heart, uscito lo scorso aprile: gli inglesi Zico Chain arrivano in Italia per un’unica data, di supporto al tour europeo degli Halestorm. 
Poche ore dopo li avremmo visti sul palco conquistare sin dalla prima nota il pubblico milanese; nel pomeriggio abbiamo avuto modo di parlare con Chris Glithero (voce, basso) e Oliver Middleton (batteria).
Ciao! Prima di tutto… è la prima volta che venite a suonare in Italia?
Chris: Sì, è la prima volta, giusto?
Oli: Penso di sì. A meno che non ci siamo stati nel tour con i Disturbed, ma mi pare di no.
Chris: Potremmo esserci stati una volta. Ma non siamo sicuri… sono passati sei anni.
Come avete iniziato con la band, e da dove viene il nome?
Chris: Ci siamo conosciuti al college. Avevamo una band prima di questa, ma non possiamo dire il nome, perchè era idiota… terribile. Comunque: abbiamo iniziato da lì. E il nome, Zico Chain, rappresenta la catena di persone che sono per te un’ispirazione. A partire dal mio giocatore preferito di calcio di quando ero piccolo: ero appassionato di calcio brasiliano, e adoravo Zico. Era un goleador, un vincitore.
Sei appassionato di calcio?
Chris: Non così tanto ora.. ma all’epoca sì.
Parliamo del vostro ultimo lavoro, The Devil In Your Heart: raramente ho visto tante recensioni parlare così bene di un album, sembrano tutti concordare che è un grande disco.. ma ho letto che lo avete prodotto da soli, e lo avete registrato in case abbandonate: sono un buon posto per l’ispirazione? Avevate bisogno di qualche strana atmosfera che era in questi luoghi?
Chris: Sì.. tutta la cosa aveva una strana atmosfera. A essere onesti, era davvero un incubo. È stata dura.. vero?
Oli: Vero.
Chris: Ci abbiamo messo sei mesi. E non sapevamo nemmeno se ciò che facevamo andava bene o no. Abbiamo passato tutto il tempo a.. provare e rischiare di impazzire. Ma ce l’abbiamo fatta, e non potremmo essere più orgogliosi del risultato. Specialmente per averlo fatto da soli, senza produttori o altro.
E cosa vi dà ispirazione per scrivere? Da dove arrivano le idee?
Chris: Quest’album nasce delle cose che stavano accadendo in quel periodo a noi come band: avevamo lasciato la nostra etichetta, e per due anni non abbiamo fatto molto musicalmente. Stavamo aspettando che succedesse qualcosa, sperando che succedesse qualcosa… ed era deprimente. Quindi è stato un momento liberatorio nelle nostre vite quando abbiamo deciso semplicemente di rinunciare a sogni e speranze, scordarci dei soldi e tutto quanto, e semplicemente fare un album. Così lo abbiamo fatto: abbiamo realizzato che forse non ci serviva un produttore, e non ci serviva nemmeno uno studio figo. Per noi è stato liberatorio vedere che potevamo essere felici in un edificio abbandonato, con le nostre chitarre, per sei mesi, a fare la nostra musica.
Dev’essere stato anche freddo…
Chris: Sì, era molto freddo!
Oli: Sì..
Chris: Alla fine ciò di cui parla questo album… penso sia riassunto anche da Evasion, la prima traccia: parla dell’essere felici con niente. Uno sguardo quasi buddhista. Non siamo buddhisti, ma c’è un feeling quasi buddhista…
Che musica ascoltate? Quali band vi hanno influenzato, o semplicemente cosa ascoltate ultimamente.
Chris: Che ascoltiamo ultimamente?
Oli: Young Guns, li ascolto molto. Sono una band inglese.
Chris: Mi piacciono i Rise Against. Mi piace il rock da radio americana. Gruppi con molta melodia e voci potenti, come gli Halestorm. Chiunque sappia cantare e.. dipende dalle canzoni: non è una questione di bei riff o di quanto sono pesanti: una canzone deve avere altri elementi. Tutto ciò che ha melodia e grande passione.
Grandi i Rise Against…
Chris: Grande band, vero? Mi piacciono anche i Three Days Grace.
Vedo che avete voi stessi molti tatuaggi.. ma ho visto che molti vostri fan si sono tatuati il vostro logo. Come vi fa sentire avere fan così devoti?
Oli: È una cosa folle. Anche perchè abbiamo avuto una lunga pausa tra "Food" (il loro primo disco, NdR) e questo album, e vediamo le stesse facce, gli stessi ragazzi che vengono a vederci. Penso che ce ne siano un centinaio con il nostro tatuaggio. Sono stati fedeli sin dall’inizio, ed è una cosa pazzesca, a dire la verità, che le persone si marchino col nostro nome.
Chris: È questo qua (indica il logo della band, tatuato sul gomito di Oli)
Oli: Sì, è questo. Una mia cara amica lo ha disegnato, e ha iniziato a tatuare la gente. Ha tatuato prima suo marito, poi se stessa… ed è partito da lì.
Chris: Ci sono persone che hanno famiglie dove mamma e papà hanno questo tatuaggio e.. wow, fa uno strano effetto. Ma tutto ciò è anche un’ispirazione per noi. Specie quando le cose sembravano non muoversi e pensavamo "Dovremmo lasciar perdere gli Zico Chain? Dovremmo fare altro? Cambiare nome, creare un’altra band?" Cose come queste ti fanno pensare che no, devi continuare ad andare avanti.
I vostri fan hanno trovato un modo di farvi continuare come band..
Chris: Sì, vero..
Una canzone particolare del disco è Case#44PQ_110807: perchè la storia di Sophie Lancaster (una ragazza inglese uccisa nel 2007 in un agguato di cui è stata vittima insieme al suo ragazzo, NdR) vi ha colpito così tanto da farvi scrivere una canzone su quanto era successo?
Chris: Era qualcosa con cui mi identificavo. Sono cresciuto in quello che penso sia un tempo abbastanza terrificante, e mi ricordo che da piccolo pensavo che non avrei mai avuto figli, perchè pensavo che il mondo fosse un posto troppo spaventoso per i giovani. E vedere 15 anni dopo che certe cose accadono ancora ai ragazzi, di essere picchiati a morte… mi ha colpito molto. Era semplicemente qualcosa di cui volevo scrivere.
Abbiamo finito col fare amicizia con l’altro ragazzo vittima del fatto. Gli abbiamo detto che avevamo scritto una canzone sulla sua situazione e che speravamo che la cosa non lo turbasse. Lui ne è stato contento, ha detto che altri avevano fatto lo stesso prima, ma la nostra canzone gli è piaciuta molto. Gli ho detto che avrei voluto che scegliesse lui il titolo. Lui ha risposto che la cosa migliore a cui potesse pensare era di dare come titolo quei numeri, perchè era furioso per come era stato gestito il caso, e non poteva credere che alla fine rimanesse solo una serie di numeri. Per noi andava bene, e così questo è diventato il titolo.
Un’altra canzone interessante è "Our Evil": su youTube c’è un video della canzone con un montaggio dalle rivolte di Londra dello scorso anno: è di quello che parla?
Chris: Più che altro è stato un caso in cui… potevamo vedere che qualcosa stava per succedere. So che suona un po’ pretenzioso, ma c’era davvero dell’agitazione in Inghilterra tra i giovani. Anche noi abbiamo avuto problemi con la polizia: solo per aver un po’ bevuto e fare un po’ gli stupidi, ma niente di male.. la polizia ti arriva addosso, ti ritrovi messo contro un muro a dire "Cristo, ma che ho fatto?". Per cui in Inghilterra i giovani si trovano a essere contro la polizia, dirgli di fottersi… la cosa era fuori controllo ed era solo questione di tempo prima che qualcosa accadesse nelle strade. In un certo senso la canzone… non incoraggiava le rivolte, ma incoraggiava questi giovani delusi a resistere, a dire ciò che pensavano. Ma non ci aspettavamo che avrebbero messo a ferro e fuoco Londra.
Sono andati un po’ oltre…
Chris: Sì.. per un po’ abbiamo messo la canzone da parte. L’abbiamo nascosta e sperato che nessuno la notasse.
Oli: Sì (ridono)
Chris: Comunque era ovvio che qualcosa sarebbe successo: molta gente arrabbiata, specialmente a Londra. 
E quali sono i piani futuri degli Zico Chain? Eravate spariti per un po’, ora siete tornati: un tour in Inghilterra, ora in Europa con gli Halestorm… cosa altro? Piani per un nuovo album?
Chris: Sì. Non lasceremo passare mai più tanto tempo
Oli: È stato troppo tempo per noi.
Chris: Appena finiamo questo tour, abbiamo due settimane di vacanza già prenotate, con la famiglia e tutta la band in Portogallo per quindici giorni… c’è un locale di Steve Harris, dedicato agli Iron Maiden, sarà carino. Due settimane dopo andremo direttamente in studio, per scrivere il nuovo disco entro Natale. E lo registreremo.. credo entro febbraio.
Oli:
.
Quindi in un anno andate da un nuovo disco in uscita.. a un altro registrato.
Chris: Sì, abbiamo bisogno di farlo.
Oli: Da un estremo all’altro: prima un salto di due anni, e ora in sei mesi si passa al prossimo.
Chris: Sì, questi sono i piani… spero di non ritrovarmi il prossimo luglio a dire che stiamo ancora scrivendo.
Ora avete un’altra chitarra nella band: questo cambierà qualcosa?
Chris: Tommy.. è fantastico. Sta facendo un gran lavoro. Ed è molto più giovane di noi, abbassa l’età media. Sì, ce lo teniamo: non lo lasciamo andare via, è forte..
Oli: Sì… (ride) lo chiuderò nel furgone se necessario!
Questo è tutto.. grazie per il vostro tempo.

Chris: è stato un piacere, grazie a voi.

Intervista a cura di Lisa Donatini
Un ringraziamento a Walter @ Rude Records

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