Live Report HJF Day 1

Live Report Heineken Jammin’ Festival

05-07-2012

Line Up

Nomorespeach (vincitori HJFC)

Destrage (vincitori HJFC)

Enter Shikari

Pitbull

Noel Gallagher’s High Flying Birds

Red Hot Chili Peppers

E’ iniziata ufficialmente il 5 luglio 2012 la quattordicesima edizione di uno dei Festival italiani più prestigiosi e attesi dagli amanti della musica: l’Heineken Jammin’ Festival.
Dopo i problemi causati dal maltempo negli anni precedenti, il palco del Festival quest’anno si è spostato nella nuova location presso gli ampi spazi dell’Area Fiere di Milano Rho, dove un organizzazione impeccabile ha permesso alle circa trentamila persone accorse di passare una giornata all’insegna della buona musica e del divertimento. Tantissime le iniziative introdotte quest’anno, a partire dall’allestimento di variegate aree dove refrigerarsi e ripararsi dalla calura (dal grande tendone posto al centro dell’Arena fino ad un grande igloo dove poter assaporare la Heineken extra cold alla temperatura di 8 gradi) per arrivare ai campi di pallavolo, basket, ed altre aree dove riposarsi e rilassarsi. Per i temerari che dalle prime ore del pomeriggio si sono accampati sotto al palco per non perdere i posti migliori non è venuta a mancare l’acqua che, gli uomini della sicurezza, distribuivano generosamente a chi ne avesse bisogno.
Alle 15.30 circa sul palco iniziano ad arrivare i primi vincitori dell’Heineken Jammin’ Festival Contest che, per la prima giornata sono due band milanesi: NoMoreSpeech e Destrage che hanno avuto l’onere e l’onore di aprire le danze del festival.
Arriva invece dall’Inghilterra il primo gruppo della line up del Festival, gli Enter Shikari che, oltre a presentare i brani tratti dal disco uscito quest’anno, A Flash Flood of Colour, come "System…", “…Meltdown”, "Gandhi Mate, Gandhi", "Warm Smiles Do Not Make You Welcome Here" hanno anche proposto brani dei loro due precedenti dischi Common Dreads e Take to the Skies regalando al pubblico presente una bella esibizione.

Strana e davvero difficile da spiegare la scelta di far salire sul palco, dopo gli Enter Shikari, arriva Pitbull: rapper statunitense di origine cubana meglio conosciuto per le numerose hit che sforna con dimestichezza da qualche anno a questa parte. L’esibizione, al metà fra il dj set e il live, ha fatto ballare qualche testa sotto al palco ma ha perlopiù annoiato la maggioranza dei presenti (come forse ci si poteva immaginare) che ha iniziato ad invocare Noel e i Red Hot. Detto fatto, dopo un’ora e venti di musica da ballo il rock ritorna sul palco e lo fa sotto le vesti dell’ex Oasis Noel Gallagher che, accompagnato da Russel Pritchard al basso, Jeremy Stacey alla batteria, Lenny Castro alle percussioni e Tim Smith alla chitarra ha presentato molti brani estratti dal disco di debutto della sua nuova band, Noel Gallagher’s High Flying Birds ma, soprattutto, ha riproposto vecchi brani degli Oasis. A partire da “(It’s Good) To Be Free”, “Mucky Fingers”, “Talk Tonight”, “Half The World Away”, “Whatever”, per arrivare agli attesissimi brani di chiusura “Little By Little” e l’acclamata “Don’t Look Back In Anger”. Un’ora e un quarto di live intenso, con poche interruzioni destinate agli svariati cambi di chitarra che Noel ha eseguito.
Alle 22.00 il sole è ormai tramontato dietro il palco e Josh Klinghoffer, Michael "Flea" Balzary e Chad Smith fanno il loro ingresso accompagnati da un fragoroso applauso, per lasciare il boato finale al frontman Anthony Kiedis che sfoggia il suo nuovo look con tanto di baffi.
L’attacco è lasciato a “Monarchy of Roses”, dall’ultimo disco della band I’m With You, per passare subito dopo all’adrenalinica “Can’t Stop” sulla quale Flea suona dapprima con il busto rivolto verso a terra in una posizione certamente poco comoda e, in chiusura, si esibisce camminando sulle mani per tutto il palco. Si capisce subito che i Red Hot Chili Peppers sono carichi di adrenalina (e forse non solo). Torsi nudi e pantaloni tagliati, calzettoni alti e tatuaggi sono marchio indiscusso della band losangelina che propone una scaletta contenente tutti i brani più noti: da “Snow ((Hey Oh))”, Look Around”, “Scar Tissue” e “Dani California” per passare alle intramontabili “Under The Bridge” e “Californication” con cui, per lo stupore di alcuni, non vanno a chiudere il concerto. E’ “By The Way”, semmai, la prescelta da Anthony e soci per salutare provvisoriamente il caldissimo pubblico italiano che acclama il bis. I Red Hot ritornano sul palco e improvvisano una jam con il percussionista brasiliano Chad Smith per poi passare ad una cover della Jimi Hendrix Experience, “Fire”. Il saluto finale è lasciato alla recente “Meet Me at the Corner” (da I’m With You, 2011) e al vecchio classico “Give It Away” (Blood Sugar Sex Magik, 1991) e, mentre Anthony lascia il palco, Flea e gli altri improvvisano un’altra jam lasciando di stucco il pubblico con un esibizione davvero adrenalinica.

Live Report a cura di Alessandra Sandroni

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