Live Report Levante

Ex-Dogana, Roma, 09-09- 2017

A quattro mesi di distanza dall’inizio di un tour che l’ha portata in giro per tutta Italia, Levante torna a Roma, a pochi chilometri di distanza dal luogo in cui era iniziato questo viaggio vorticoso per promuovere il suo ultimo lavoro Nel Caos di Stanze Stupefacenti, uscito lo scorso 7 aprile per Carosello Records. La cornice stavolta però non è quella dell’Atlantico, bensì quella dello spazio urbanistico inserito nello sfondo dello Scalo Est presso l’Ex-Dogana a San Lorenzo, con le luci e i rumori di una città senza tempo, tra la tangenziale e i binari delle ferrovie a snodarsi dietro il palco. Ma la cantante di origini siciliane è perfettamente in grado di creare con la sua musica una bolla di rarefazione e di magia che sembra allontanare via la città per più di un’ora di spettacolo. La serata inizia con il cantautorato degli Stag, band romana di commistione electro-pop e alt- rock capitanata da Marco Guazzone, che sta attualmente promuovendo il secondo album Verso le Meraviglie. La band si esibisce in una quasi insolita versione acustica, inframmezzando il live con venature jazz che ovattano bene l’atmosfera, avviando appunto un viaggio “verso le meraviglie” in attesa dell’arrivo di Levante.
Finita la loro esibizione, un cambio palco super veloce ed ecco che inizia il concerto, fitto susseguirsi di un pezzo dopo l’altro con rare (rarissime) interruzioni da parte della cantante, fatte per lo più per ringraziare la platea e “la carovana gipsy” (come la definisce lei) di musicisti e tecnici che condividono il palco con lei. Ma non parla Levante e non tanto per timidezza o mancanza di parole. Questo lo sa bene chi la segue da tempo, quando ancora Levante era la ragazza di “Alfonzo-che- vita-di- merda” o anche prima che il boom di “Non me ne frega niente” imperversasse nelle radio o che “Pezzo di me” diventasse un super tormentone estivo condito dal carisma e dall’irriverenza di Max Gazzè. Nel frattempo però è cresciuta, ha pubblicato un libro (“Se non ti vedo non esisti”), indossa abiti per Alberta Ferretti ed è diventata giudice della prossima edizione di X-Factor. Ma più semplicemente, ora Claudia Lagona (questo il suo vero nome) è cresciuta e sente il bisogno di esprimersi diversamente, fuori dal palco, lontana dai riflettori. E questo non è snobismo, non è presunzione e non c’entra niente con l’atteggiamento da diva che si distacca dalla scena. Questa è lei. Lei che ha bisogno dei sui spazi e dei suoi tempi, ma soprattutto del caos che porta dentro e che non vuole districare mai del tutto perché, in fondo, a lei sta bene così.

Ma non è questo che importa, perché quello che vuole comunicare riesce a farlo benissimo così, con la sua voce sensuale e con una carica irruente simile a quella di uno dei vulcani in eruzione della sua terra natia. Così la scaletta scorre, alternando pezzi più movimentati (tanto che il batterista tinge di sangue le bacchette) a pezzi acustici (eseguiti solo con chitarra e voce) e facendo varie incursioni tra le tracce del nuovo album con i mancabili pezzi di inizio carriera (quasi scontato il tripudio che parte con il clapping di “Alfonso” ad aprire l’encore nella parte finale).
Il bello dei live di Levante, nonostante sia cambiata la sua attitudine sul palco, è che sono sempre autentici. Nulla è costruito, tutto parte e arriva al cuore, tra un turbinio di emozioni che si susseguono e lasciano l’ascoltatore ammaliato dalla sua dolcezza poco scontata che si controbilancia costantemente con la sua frenetica carica gitana. Non poteva esserci modo migliore per concludere la stagione estiva del Viteculture Fesival che ha movimentato questa calda estate romana. Un cerchio che si chiude anche per Levante (questa è stata infatti una delle sue ultime date) fatto di capitoli intensi, pieno di fatiche e soddisfazioni, e con il merito di averci trascinato ancora una volta nel “caos di stanze stupefacenti”

SCALETTA:
– Le mie mille me
– Non me ne frega niente
– Le lacrime non macchiano
– Sentivo le ali
– 1996
– IO ero IO
– Mi amo
– Sbadiglio
– Pezzo di me
– Cuori di artificio
– Diamante
– Lasciami andare
– Contare fino a dieci
– La scatola blu (acustica)

– Ciao per sempre (acustica)
– Abbi cura di te (acustica)
– Santa Rosalia
– Duri come me
– MEMO
– Di tua bontà
(bis)
– Alfonso
– Io ti maledico
– Gesù Cristo sono io
– Caos

 

 

A cura di Francesca Mastracci 

About the author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *