Live Report Social Distortion

Social Distortion Live @ Live Club – Trezzo sull’Adda (Milano)
23 – 04 – 2015

Il rapporto tra i Social Distortion e l’Italia fa parte di quei misteri della musica live cui neanche il peggior Giacobbo riuscirebbe a dare una spiegazione logica. La band di Mike Ness, infatti, in oltre un trentennio di onorata carriera non si era mai esibita sul territorio nostrano come star unica della serata ma solo all’interno di festival. L’attesa finisce oggi. Unica data italiana del tour europeo al Live Club di Trezzo sull’Adda, punk-rockers che arrivano da tutta Italia e sold-out, scontato, con molte settimane di anticipo. La storicità dell’evento viene ulteriormente sancita dalla ricorrenza che accompagna il tour: quest’anno ricorre infatti il venticinquennale dall’uscita dell’omonimo “Social Distortion”, album capolavoro di Mike Ness e soci.

La prima parte della setlist dell’evento ci ricorda un po’ le nottate in macchina con le cassette registrate di venticinque anni fa. Push Play. Pronti, via. Uno dietro l’altro si susseguono i brani che, appena maggiorenni (o forse neanche), contribuirono a cambiarci la vita. Brani che ci portarono in un mondo dove il punk si legava in maniera inscindibile con blues e rock’n’roll. In questo senso, il live non presenta sorprese ma rischia a più riprese di scivolare nella pura autocelebrazione. La band inserisce, in un certo senso, il pilota automatico e tutto fila via senza particolari colpi di scena. Ma quel che è vero, è che non si tratta di una autocelebrazione da parte della band, quanto piuttosto di una autocelebrazione di tutto il pubblico presente. Celebriamo gli anni trascorsi, i momenti bui e le fatiche, gli scontri, le sofferenze e le liberazioni. Celebriamo un artista che per anni ha saputo cantare tutto questo. Le canzoni sono un’apoteosi dietro l’altra, impossibile prendersi un attimo di respiro tra le monumentali So Far Away, Story of My Life, Sick Boys, Ball and Chain, ecc.A più riprese i cori del pubblico sono destinati a coprire la voce di Mike Ness che, chiaramente, lascia fare. A più di un’ora dall’inizio, dopo una serie infinita di “batoste”, si può finalmente rifiatare grazie ad una emozionante cover di Wild Horses dei Rolling Stones. Giusto il tempo per ricaricare le batterie in vista di un ultimo sprint prima del gran finale: I Won’t Run No More, 99 To Life, Gimme the Sweet and Lowdown sono solo un assaggio. “We missed one! Which One?” chiede sornione Mike Ness, è il preludio a Ring Of Fire, l’unica del pacchetto “Social Distortion” non suonata nel primo set. I cori generali si moltiplicano al giro di basso che apre la mazzata finale: Don’t Drag Me Down.

Sulle ultime note, evapora ogni residuo di energia. Sarà anche vero che, trovarsi costretti ad aspettare smodatamente un evento, sobbarcarsi chilometri pur di assistervi, rendono l’evento stesso qualcosa di memorabile. Eppure alla fine della serata, coscienti di aver assistito ad uno spettacolo unico ed irripetibile, resta la domanda sul perché in Italia siamo costretti troppo spesso ad accontentarci delle briciole. Intanto ringraziamo chi ci ha dato la possibilità di toglierci questa piccola-grande soddisfazione. In attesa di poter diventare tappa abituale dei tour di tutti gli artisti che amiamo.

A cura di Captain Eloi

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