Live Report Sonata Artica

Live Report Sonata Arctica


Alcatraz,
Milano
22 novembre 2012.

La band finlandese torna in Italia dopo aver suonato nel luglio scorso al Rock In Roma, e sceglie ancora una volta Milano e il palcoscenico dell’Alcatraz per presentare il nuovo album “Stones Grow Her Name”.
Non c’è il sold-out come per lo show del febbraio 2011. Forse il prezzo del biglietto e i numerosi concerti programmati hanno inciso sulla non eccessiva affluenza. Tuttavia i presenti si trovano a loro agio anche in un Alcatraz ridimensionato e l’atmosfera è da subito molto calda.

Alle 8 e mezza puntuali aprono la serata i Battle Beast, emergente band finlandese che mostra un suono molto forte e una scaletta ovviamente breve ma dal grande impatto; l’heavy metal proposto da questi ragazzi è molto epico con ricorrenti cori inneggianti al Metal, un po’ alla Manowar, e ha i suoi punti di forza nelle due chitarre soliste, protagoniste di una prova impeccabile e nella nuovissima cantante, dotata di una grandissima vocalità. Un ottimo antipasto prima del concerto tanto atteso.

Al suono delle note introduttive il pubblico comincia ad urlare ed entrano in scena i Sonata Arctica iniziando subito alla grande; la band ovviamente concentra la scaletta della serata sui pezzi del nuovo album, inserendo ogni due o tre canzoni alcuni pezzi più vecchi come “Black Sheep” o “Broken”. La prima parte del concerto termina con il singolo di lancio del nuovo album “I Have a Right” in cui praticamente tutto il pubblico canta o accompagna con le braccia la performance della band.

Poi la band si ferma, si prendono in mano le chitarre acustiche e Henrik Klingerberg, meglio conosciuto come Henkka, comincia con le note di pianoforte della tanto attesa “Tallulah”. Una delle ballad più belle scritte dal gruppo, finalmente dopo diversi anni torna ad essere suonata al pubblico italiano, che apprezza e si gode appieno questo momento.
Inizia così il set acustico che prevede, oltre al classico già citato, anche la cover dei Bon Jovi Wanted Dead Or Alive” e “The Dead Skin”. Soprattutto per quest’ultima la scelta è abbastanza discutibile, specie per chi ricorda le canzoni inserite nel set acustico di un anno e mezza fa. Tuttavia ci voleva questa piccola “pausa” prima del rush finale.
Infatti dopo alcuni momenti in cui Tony Kakko anima l’atmosfera con improvvisazioni divertenti, si riparte con altri classici assoluti quali “Paid In Full”, “Replica” e l’intramontabile “Fullmoon” (introdotta da un assolo ancora di tastiera) suonate alla perfezione e con la solita e scontata grande partecipazioni dei presenti.
Non manca nemmeno la stupenda “Cinderblox”, forse il vero gioiello dell’ultimo disco, nella quale l’entusiasmo del pubblico cresce ancora per gli ultimi salti e urla della serata. Chiude “Don’t Say A Word” con l’outro ormai imprescindibile dal titolo “Vodka”.
La performance nel complesso è stata assolutamente di ottimo livello, un Tony Kakko grande mattatore della serata accompagnato da una band in cui spicca sempre di più la personalità del chitarrista Elias Viljanen (non me ne vogliano i fan del tanto amato Jani Liimatainen).
Quando un gruppo dopo ormai molti anni di concerti e dischi riesce ancora a trasmettere questa intensità in sede live vuol dire che ha ancora molto da dire e dare ai propri fan. Piccola nota un po’ dolente forse sono stati i suoni, mi riferisco in particolare alla keytar di Henkka che si poteva ben distinguere solo nelle parti soliste.

Piccola nota finale; vedere una intera famiglia (papà, mamma e figlioletta a seguito) felice per il concerto appena visto mi fa capire quanto la musica di questa band sia diventata trasversale e come riesca a coinvolgere diverse età. Questo va al di là dei soliti noiosi discorsi su che genere suonino ora o altro; i Sonata Arctica fanno della gran musica dal vivo e dopo Roma lo hanno ribadito pure qui a Milano.

A cura di David Lorandi

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