Marti – King of the minibar

Marti, al secolo Andrea Bruschi, cantante, musicista e attore genovese trapiantato a Berlino.
Nella città che molti, a ragione, considerano la capitale culturale del vecchio continente, è stato in gran parte concepito questo nuovo lavoro, “King of the minibar”, album che conclude idealmente una trilogia iniziata nel 2006 con “Unmade beds” e proseguita con “Better mistakes” del 2011.

Album acclamati in Italia e all’estero e che rendono questo terzo capitolo una sorta di prova della maturità artistica del cantautore genovese. L’album è concepito come una graphic novel ambientata in un hotel berlinese di sole 10 stanze, ognuna delle quali scenario per le 10 storie raccontate nel disco. Unico denominatore comune 10 piccoli minibar presenti in ognuna delle stesse. 10 stanze, 10 tracce, 10 minibar. 10 come il massimo dei voti che si dà a scuola e come massimo dei giudizi da conferire ad un’opera le cui fattezze risultano rasentare la perfezione.
10 come il voto molto lontano da quello che a fine recensione darò a questo disco! L’album, registrato tra Berlino, Liguria e Londra, narra di quelle persone che solo apparentemente vivono ai margini delle prospettive urbane dei nostri tempi. La produzione è di quelle a cui nulla si può dire in quanto a risultato finale ottenuto e le atmosfere fondono cinema, musica, teatro e letteratura in una confezione che forse risulta anche troppo perfetta. Le canzoni si librano tra il cabaret (“You came, You hurt”, “Black Waltz”), il noir (“King of the Minibar”, “Husband lost at sea”), la new wave (“Vicious Game”, “A Cross to be Nailed On”), il cantautorato di chiara remiscenza italiana (“Offer you a secret”) e il pop di matrice internazionale (“MrSophistication”). “End in tears” e “In My Garden” sono poi storie a se, due veri capolavori che concludono questo viaggio attraverso la l’Europa contemporanea. Luogo che riesce ad essere ancora oggi ricco di pregevoli spunti artistici e scenari degni di quel suo fascino ispirativo che sempre l’ha contraddistinta. Disco non per tutti, da ascoltare (e riascoltare), ma che nonostante i tanti punti interessanti ho trovato statico, troppo distante, sempre sul punto di farti capitolare, ma incapace di farsi amare completamente. Elegante, ma troppo algido.

La voce di Andrea Bruschi, sempre in bilico tra Bowie, Martin Gore, Matt Johnson (The The), profonda e precisa è una vera gioia per i palati più fini ed esigenti, ma anche in questo caso troppo bloccata, sempre un passo all’ascoltatore e mai al suo fianco. Degna di nota (e che nota!) la collaborazione con il fumettista “Igort”, autore della cover, del libretto e dell’intero artwork dell’album. Online da qualche settimana anche il videoclip della title-track “King of the Minibar” diretto dal regista e amico (nonchè cofondatore negli anni ’90 del movimento cinematografico genovese “Zerobudget”) Lorenzo Vignolo.

01. King of the minibar
02. You came, you hurt
03. Black waltz
04. Vicious game
05. Offer you a secret
06. Mr Sophistication
07. A cross to be nailed on
08. Husband lost at sea
09. End in tears
10. In my garden

a cura di: Simone Grazzi

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