Sharon – s/t

Il primo EP di una band non si scorda mai! E quindi è necessario ascoltarlo bene prima di darne un giudizio personale! Per di più la band in questione è italiana, di Cassano d’Adda e la musica del nostro paese va trattata con il massimo del rispetto visto le ottime cose che in questi anni sono riuscite ad emergere dai vari sotterranei urbani!

Dai lo dico subito, voglio che sia chiaro senza bisogno di girarci troppo intorno, questo primo lavoro degli “Sharon” non mi ha fatto impazzire. Non mi ha percosso come avrei sperato! Ci sono molte cose buone, la freschezza del suono delle chitarre distorte al “punto giusto”, così come piace al pubblico dei giovanissimi, e il cantato un pò sbarazzino (Emanuela Drei, seppur giovanissima, ha già fatto abbondantemente scuola). Ma mi si permetta di dirlo, la signorina “Giungla” è decisamente un’altra cosa! Insomma, il pacchetto risulta molto ben confezionato e già maturo per aver presa sul pubblico degli “under”. Ciò che non mi ha convinto sono certe ripetitività stilistiche: il tema è sempre un po’ lo stesso e si ripropone in maniera standard ad ogni nuovo capitolo. Anche avere toccato suoni più “hard” e “metal” che, a mio avviso sono davvero poco credibili nel contesto generale di un disco che risulta avere invece un tono tendenzialmente molto più leggero, mi ha lasciato un po’ interdetto. Ragazzi lo so, sono un tipo difficile da convincere,…ma tant’è! Il disco si apre con una lunga intro “minimal” che dapprima vira verso un suono pop, poi sfocia in un instrumental chitarristico forse un po’ debole, certamente di impatto, ma stanco e che quando pare esplodere del tutto finisce col rallentare e dare spazio al pezzo successivo. “Brand New Start”, traccia numero 2, è un pezzo immediato, diretto, di sicura presa. Molto fresco, ma che in definitiva non presenta niente di nuovo sull’orizzonte musicale. Ed è qui che inizio a dubitare che il disco mi possa piacere fino in fondo! Il ritornello è già pronto per essere rilanciato nei live, dove a mio avviso, il polverone estivo da “pogo” si innalzerà di brutto! “No Excuse”, traccia numero 3, prosegue sulla stessa linea stilistica della canzone precedente. Stesse sonorità, stesso cantato, stesso tutto.
“Over the line”, vedi sopra. “Untitled”, ecco no, qui le cose cambiano! La situazione si fa decisamente più interessante. La chitarra inizia a graffiare, sale, si arrampica, esplode! Ottimo pezzo! Nonostante i cori da stadio continuino imperterriti, il cantato è meno ammiccante, si fa più serio, più intimo e la cosa mi piace molto. Sale un po’ di malinconia, di rabbia e il risultato è molto più credibile. Il solo finale di chitarra, molto bello, è forse troppo manieristico e compiaciuto, ma il giudizio finale sulla canzone rimane decisamente a pollice su!

Ed eccoci ad “Another Time”, ultima traccia di questo EP, una canzone che spariglia di nuovo tutte le carte sul tavolo! 2 minuti e 51 secondi di chitarre acustiche, dove la voce di Roberta Di Mauro ci accompagna nel migliore dei modi verso le ultime delicate note del disco!

01. Grow inside
02. Brand new start
03. No excuse
04. Over the line
05. Untitled
06. Another time

a cura di: Simone Grazzi

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