The Editors – Violence

Giunti ormai al sesto album in studio, la band inglese non ha più bisogno di presentazioni. Abbandonata l’impostazione vocale alla Ian Curtis dei primi successi e passati ad un’elettronica più marcata e incisiva, in questa incarnazione gli Editors sembrano i cugini depressi e meno inclini al tormentone degli Imagine Dragons.

Pezzi come “No sound but the wind” o “Belong” confermano l’affinità sonora tra i due gruppi, con cambi di ritmo repentini supportati da un costante sottofondo elettronico che passa dal lento al martellante e i cori che accompagnano. Molto simili sono anche “Hallelujah (so low)”, che non ha niente a che fare col capolavoro di Leonard Cohen ripreso maestosamente da Jeff Buckley, e “Nothingness”, mentre “No sound but the wind” è un lentone melenso solo voci, piano e synth.
Non molti brani a dire il vero si distaccano da questo stile: “Darkness at the door” risulta lievemente differente, così come “Magzine”, ma nessuna delle due risalta particolarmente.

Circa 10 anni fa gli editor sfruttarono a pieno il revival post-punk per riuscire, sopratutto grazie alla voce del frontman Tom Smith, a farsi un certo seguito nell’underground. Seguito che hanno poi provato ad estendere anche nel campo mainstream seguendo le mode musicali del momento. Trasformazione di cui questo disco rappresenta probabilmente l’apoteosi.

 

Tracklist:

1. Cold
2. Hallelujah (so low)
3. Violence
4. Darkness at the door
5. Nothingness
6. Magazine
7. No sound but the wind
8. Counting spooks
9. Belong

 

A cura di: Pucc

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