The Pretty Things, parte il tour italiano

Torna in Italia la band di Dick Taylor e Phil May per celebrare i 50 anni di attività.

 

20.11 | Raindogs – House Savona

22.11 | Benicio (ex Rolling Stones) – Giavera (TV)

24.11 | Urban Club – Perugia

25.11 | Freakout Club – Bologna

26.11 | La Loggia del Leopardo – Vogogna (VB)

 

Attivi da più di 50 anni, i Pretty Things sono una delle band più importanti della storia del rock britannico, fonte di ispirazione per centinaia di band ma allo stesso tempo entità in continua mutazione, rinnovazione e sperimentazione. Nati nel 1964 da un’idea di Phil May e Dick Taylor, che, dopo aver fondato con Mick Jagger e Keith Richards i Rolling Stones, decide di lasciare la band per un progetto tutto suo, dalle sonorità totalmente diverse e sperimentali. Per il sound dell’epoca i Pretty Things erano molto più duri delle Pietre Rotolanti. Nel 1964 esce quello che è uno degli inni del garage rock di sempre: “Rosalyn”. Sottovalutati e spesso trascurati dal panorama mainstream, i Pretty Things hanno invece un ruolo fondamentale per il panorama underground, ove molte band in cerca di nuove sonorità pescano a piene mani dalla loro discografia. Si può tranquillamente affermare che band come Stooges, Ramones, Sex Pistols, Nirvana fino ai più attuali Libertines e Les Grys-Grys, abbiano attinto a piene mani dal loro sound.

 

Nel 1967 i Pretty Things danno luce a quella che rimarrà nella leggenda come la prima Rock Opera della storia. In quell’anno si recano agli Abbey Road Studios e registrano “S.F. Sorrow”, disco incredibile, preso come modello (e riconosciuto) dagli Who per il loro “Tommy”.In questo incredibile disco ci sono 2 ospiti di tutto rispetto: David Gilmour dei Pink Floyd in alcune parti di chitarra ed Arthur Brown in alcune parti vocali. Dopo “S.F. Sorrow” è la volta di “Parachute”, sempre registrato agli Abbey Road nel 1970. La rivista Rolling Stone lo dichiara per votazione miglior disco dell’anno, davanti a Neil Young, Led Zeppelin, Rolling Stones e Who. Ed anche in questo caso il disco è fonte di ispirazone dichiarata dai Pink Floyd per “Dark side of the moon” e da Berry Gordy della Tamla Motown per le sue bands emergenti.

Nel 1974 i Pretty Things vengono scelti come prima band a firmare per la Swansong, l’etichetta dei Led Zeppelin. In questa occasione riallacciano il rapporto con il manager Peter Grant e con i vecchi amici Jimmy Page e Robert Plant, con i quali avevano collaborato già su disco nel 1965. Il disco è “Silk Torpedo” ed anche in questo caso vari sono i personaggi che ne parlano come fonte di ispirazione, come Stephen Tyler degli Aerosmith che riconosce in Phil May la sua influenza primordiale. Nel 1980 ingaggiano una lotta contro le case discografiche per tentare di ottenere i diritti d’autore, e diventano una delle prime band dei 60s a chiedere ed ottenere il controllo completo sul proprio lavoro. Nel 1995 ha termine questa lunga battaglia, vincendo, ed in questa occasione rilasciano un monumentale CD-box con le versioni originali dei loro brani.

Negli anni a seguire escono dei grandi album: “Rage before beauty” e “Balboa Island” che ricevono recensioni a 5 stelle dalla stampa mondiale. Sempre nel 1995 ricevono il Mojo Hero’s Award presentati da Seasick Steve e dai Kasabian. Aprono per Bruce Springsteen ad Hyde Park, invito ricevuto dal Boss in persona che li ha pretesi sul suo palco ed aprono ai Rolling Stones all’O2 Arena. Sempre lo stesso anno trovano il tempo per un concerto-tributo a Bo Diddley al 100 Club con ospite Jimmy Page. Lo stesso anno muore il loro manager Bryan Morrison e Phil compone le musiche per il suo funerale. Bryan fu colui che ammise con i diritti provenienti dalla royalties dei Pretty Things si comprò un golf club, e che se non fosse stato per loro non avrebbe mai potuto lavorare con Mark Bolan, Pink Floyd, Captain Beefheart, tra gli altri. Nel 2015 a sorpresa esce “The sweet Pretty Things (are in bed now, of course…)” e la stampa internazionale lo accoglie osannandolo ricevendo valutazioni altissime. Parte quindi il tour di presentazione relativo, ininterrotto, come sempre da 50 anni.

 

Dicono di loro:

“Phil May… is God!” (1964) 
David Bowie

“The Sweet Pretty Things” (1965) Name-checked in Tombstone Blues
Bob Dylan

“The Pretty Things… made The Stones look tame” (1999)
David Gilmour

“The Pretty Things were soooo wild – they invented garage bands” (1989)
Joey Ramone 

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