Van Morrison – Roll with the Punches

Il blues non devi pensarlo, devi solo suonarlo, ma suonarlo con tutto il corpo e l’anima da far trasalire gli spiriti di chi lo ascolta. Questo, il credo di edonismo mistico al quale ha da sempre consacrato tutta la sua carriera artistica Van “The Man” Morrison. Una carriera non di un giorno e una buona manciata di dischi. Gli album in repertorio sono ben 37, compreso l’ultimo Roll With The Punches, uscito lo scorso settembre per Caroline Records, ad un anno esatto da “Keep Me Singing”, un disco di inediti che portava già in nume il desiderio di tornare a riesplorare le sonorità del passato, radicate in un rhyhm’n’blues dal sapore classico ed elegante. Questo ultimo lavoro si profila essere infatti un tributo ai classici del genere con brani di artistiche hanno segnato gli ascolti e la produzione di Morrison, tra cui Sister Rosetta Tharpe (“How Far From God”), Bo Diddley (“Ride On Josephine” e “I Can Tell” ), Sam Lightnin’ Hopkins (“Automobile Blues”), T-Bone Walker (“Stormy Monday”), Sam Cooke (“Bring It On Home To Me”) e Count Basie Mose Allison (“Benediction”). Oltre le dieci cover, figurano altri cinque pezzi inediti ben amalgamati con il restante corpus, tra cui la title-track, “Roll With The Punches”, “Fame” e “Ordinary People”, l’anima jazz di “Too Much Trouble” e la più ritmata, in chiusuta, “Transformation”, che riprende le sonorità folk’n’blues di “Ride on Josephine” e le traduce in un crescendo con accenni gospel davvero accattivanti.

Selezione dei pezzi risulta vincente, con una fusione di improvvisazioni jazz e sonorità calde dal pungente ritmo soul, che in alcuni tratti (e in particolar modo in “I Can Tell”) sembra rievocare alcune delle asperità più rock’n’blues dell’epoca THEM (band storica degli anni sessanta di cui faceva parte Morrison). Presenti anche le varianti più colorite del blues, con venature country e rock and roll, come per “Automobile Blues” e “Mean Old World”, entrambe con la presenza dell’armonica a bocca afare da contrappunto costante con chitarre elettriche che graffiano.

Un disco strutturato bene, come ci si aspetta da un maestro da manuale qual è Morrison, che a settantadue anni suonati non ci pensa affatto di ritirarsi, ma anzi risponde a tutti quelli che lo avevano dato per “spacciato” dopo gli ultimi due dischi. Eppure, eccolo di nuovo, a suonare nonostante tutti i colpi che gli ha riservato la vita nell’ultimo periodo (come la morte della madre e il divorzio dalla seconda moglie) il “suo” blues, quello che è suo perché lo ha nutrito e ha formato la sua attitudine. “La cosa che amo di questo genere” afferma The Man “è che non devi esaminarlo, solo suonarlo. Non ho mai analizzato troppo la mia musica, la compongo e basta. La musica deve essere solamente suonata ed è questo il modo in cui funziona il blues, è un’attitudine”.

Così, con la sua attitudine di burbero alla voce di velluto, il cantautore irlandese torna a far sognare gli appassionati del genere, coadiuvato da una schiera di ospiti di tutto rispetto, come Chris Farlowe, Georgie Fame, Jeff Beck (che suona in cinque pezzi), Paul Jones and Jason Rebello.

Infine, un bel disco di cover e inediti che hanno il sapore di essere le cover di se stesse. Pensato per essere suonato live. Decisamente!

 

TRACKLIST:

  1. Roll with The Punches
  2. Transformation
  3. I Can Tell
  4. Stormy Monday / Lonely Avenue
  5. Goin’ To Chicago
  6. Fame
  7. Too Much Trouble
  8. Bring It on Home to Me
  9. Ordinary People
  10. How Far From God
  11. Teardrops from My Eyes
  12. Automobile Blues
  13. Benediction
  14. Mean Old World
  15. Ride on Josephine

 

A cura di: Francesca Mastracci

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