Viboras – Eleven

Undici, come le tracce che compongono il disco e undici come gli anni di una carriera che aveva avuto ragione di credersi spezzata tempo fa. Undici come il gesto delle corna, simbolo di buon auspicio e di affronto irriverente nella cultura mediterranea. Undici come Eleven, terzo album in studio per i Viboras.

La band milanese che nei primi anni 2000 aveva ottenuto un discreto successo sulla scena punk-rock nostrana, senza nulla invidiare a gruppi internazionali del calibro dei Distillers (ai quali assomigliano molto) con annesse varie ed eventuali incursioni alla ruvidezza grunge di Curtney Love. Il loro primo album, Wrong, si inserisce in un contesto in cui il genere stava ormai giungendo al suo graduale spegnimento. Ci pensano loro a dare una sferzata come si deve, incendiando i palchi di tutta Italia con la grinta e l’irriverenza che li contraddistinguono. Il picco del successo lo ottennero, però, nel 2009 con la partecipazione della cantante, Irene (in arte Eerie), nel pezzo “Paperelle” di J-Ax che immediatamente li mise nel centro del mirino grazie alla bravura e al carisma della cantante (nonché alla sua figaggine, inutile girarci intorno). Ma dopo questo momento particolarmente positivo per la loro carriera, nel 2010, i quattro ragazzacci ormai cresciuti decidono di prendersi una pausa che si prefigura essere definitiva. E invece no. Qualche anno dopo ci riprovano con un album We Are With You Again (2015) che però non ottiene il consenso desiderato, un po’ perché ormai l’orecchio e gli indici di apprezzamento musicale hanno ormai rivolto altrove la loro attenzione e non vedono altro che un tentativo un po’ diacronico del recupero nostalgico di sonorità ormai passate. E qui si prova la stoffa dei veri campioni, perché i Viboras non solo non si danno per spacciati, ma anzi ci riprovano di nuovo.

Eleven arriva proprio a coronamento di questo tentativo di ribalta. L’attitudine è sempre quella a cui ci avevano abituati, incazzosa e scanzonata, tra frustate veloci e graffianti, midtempo punk’n’ roll, chorus sbarazzini e un cantato urlato (e quasi sgolato, come insegna Curtney. Le tracce si susseguono una dopo l’altra tutte sullo stesso registro, senza presentare mai un minimo cedimento. Il sapore scolastico da punkers di altri tempi non li abbandona in questo nuovo capitolo della loro carriera. L’album non è un voler andare oltre i loro limiti, ma anzi, rappresenta il tentativo di proseguire un discorso che avevano iniziato nel 2004 e che ancora non considerano concluso. Senza conformarsi alle leggi del mercato, senza voler strafare e spingersi in campi sconosciuti, i Viboras tornano sulle scene suonando quello che sanno fare meglio. Può piacere oppure no, ma di certo ne vanno riconosciuti i meriti nella costanza e nella tenacia di chi crede in ciò che fa, magari con quella sfrontatezza e pizzico di incoscienza della gioventù.

 

Tracklist:

1. Pray
2. I Don’t Care
3. Where Were You
4. Run Away
5. Leave This Place
6. Drives Me Insane
7. Can’t Breathe
8. No More
9. Jaime
10. Away From Here
11. Raise

 

A cura di: Francesca Mastracci

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