White Noise – Noah Gundersen

A due anni di distanza da “Carry the Ghost”, Noah Gundersen, nato a Seattle, torna con un un nuovo disco, ancora una volta di chiaro stampo cantautroale, ma nel quale è udibile il processo di maturazione del musicista.

Il lavoro si presenta come tecnicamente buono, senza però picchi che lo rendano memorabile. Belle canzoni di alternano a pezzi del tutto anonimi, dando l’impressione sì di una ricerca continua, in cui però la sperimentazione è un po’ lasciata in disparte a favore di terreni più sicuri.

“After all”, è il brano di apertura, le cui sonorità richiamano l’alternative dei ’90, senza però tratti peculiari che la rendano eccezionale, esattamente come per la successiva “The sound”. Nonostante l’accattivante titolo “Heavy metals”, la terza traccia non ha niente di pesante ma anzi fa un uso forse troppo generoso di synth, che però ben si sposa con la voce di Gundersen, creando un bel contrasto.

Molto spazio alla chitarra viene in “Number 1 Hit of the summer”: ritmo più sostenuto e atmosfere tra il folk e il rock che possono piacere a tutti sono le caratteristiche di questo. Si apre in modo lento, quasi tradizionale, la quinta canzone, che ha il sapore di una malinconica ballata, come fosse la descrizione di un down, di quel niente che resta tra le mani dopo troppa cocaina, troppo cheap sex e troppo alcol consumati in un anonimo scantinato di qualche metropoli del mondo. È però una delle più interessanti del disco, soprattutto perché va evolvendosi in una commistione di folk e psichedelia in cui fa capolino un certo gusto alla The Doors e forse anche alla Led Zeppelin, cose che piacciono sempre.

“Bad actors” resta sempre molto minimale. “Fear loathing” è probabilmente il brano in cui il genere tipico del cantautore è più rispettato: protagonisti, quasi unici attori coinvolti, la chitarra e la voce di Noah Gundersen. Estremamente tranquilli anche i due pezzi successivi: il primo strizza l’occhio alla spiritualità, per temi generali, mentre “Bad Desire” è più personale.

La decima traccia segna un altro punto più in alto rispetto alla media di questo “White Noise”: con i suoi ritmi calmi, la voce sommessa e la tastiera maniacalmente regolare, la sensazione è di una sottile, nascosta inquietudine che ha un certo fascino. La sensazione è in effetti quella di affondare in qualche tipo di indesiderata sensazione, intrappolati in sentimenti oleosi e pesanti.

Ancora folk intimista fatto di voce e chitarra, ma con sonorità più moderne rispetto ai brani precedenti, a chiudere l’album: “Dry year”e “Send the Rain to Everyone” hanno la pacatezza degna di una preghiera notturna.

Interessante, ma non indimenticabile.

 

Tracklist:

  1. After all
  2. The sound
  3. Heavy metals
  4. Number 1 Hit of the summer
  5. Cocaine sex alcohol (from a basement in Los Angeles)
  6. Bad actors
  7. Fear loathing
  8. New Religion
  9. Bad Desire
  10. Wake me up I’m drowning
  11. Dry year
  12. Send the Rain to Everyone

 

A cura di: GoGo Wild

6.5

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