MI AMI Festival: le tre giornate più calde di Milano.

Dal 5 al 7 Giugno si è svolto all’Idroscalo di Milano, presso il Circolo Magnolia, l’undicesima edizione del MI AMI Festival. Tre giornate intense dove a farla da padrone, oltre alla musica, è stato il caldo devastante. In loop si passava dalla Collinetta di Jack al palco Sandro Pertini con movimenti al massimo del risparmio energetico. Con irrequieta impazienza si aspettava che il sole iniziasse a calare oltre il parco dell’idroscalo, dove ogni genere di sportivo, trarunner e canottieri, avrebbe potuto disseminare endorfine tra il pubblico per rianimarlo dalla prima calura estiva. L’aria, strepitante di musica, ha fatto sudare le nostre orecchie e, come una sauna depurativa, abbiamo buttano fuori tutte le tossine cattive per poter assimilare al meglio ciò che dopo un anno è venuto fuori dal panorama artistico musicale indipendente.

FIRST DAY

Tra una birra e litri e litri di acqua liscia con ghiaccio, rifiutando a malincuore qualsiasi offerta di alcolico pomeridiano per non rischiare di inzuppare quegli essenziali pezzi di stoffa per coprire il necessario, il pubblico che occupava la Collinetta di Jack, si è trovato davanti una piacevole sorpresa con la voce ipnotizzante di JOAN THIELE accompagnata dagli E.T.N.A., in quel momento l’essenziale ha prodotto il mondo. A serata inoltrata, con la pancia piena e dopo aver evitando di rotolare giù dal rilievo collinare, le sonorità elettroniche di IOSONOUNCANE sono riuscite a dar vita ad un live eccezionale, uno dei migliori del festival. Con il palco Sandro Pertini di fianco, attorno all’ora di cena, il richiamo al cibo ha fatto in modo che i NADÀR SOLO facessero da piacevole sottofondo alle chiacchiere tra amiche e al pizzaiolo che urlante annunciava i numeri delle ordinazioni come un’estrazione al bingo. APPINO ha riempito il palco principale e, dall’alto della mia statura, non ringrazierò mai abbastanza la canalina passacavi per aver fatto uno sporco lavoro: elevarmi per godere di una visuale migliore ed un ascolto diretto e attento dei pezzi dell’ultimo album. In tarda serata i potenti bassi di POPULOUS hanno agitato l’atmosfera, e particelle impazzite hanno dato la definitiva scossa di eccitazione alla conclusione della prima giornata.

DAY TWO

Il secondo giorno inizia con la vana speranza di poter godere di una temporanea bufera di neve, che durasse giusto il tempo di portare le temperature ad una media primaverile. Illusa! Nonostante aver fatto presente a RockIt di aprire gli idranti, le mie richieste non hanno avuto risposta, anche se il sentimento era condiviso da molti. Raggiungendo la collinetta armata di flyer, ho utilizzato la doppia personalità di questo pezzo di carta per muovere l’aria attorno a me e, spostando freneticamente la massa di note che arrivavano dagli ZEMAN, ho raggiunto quel sottile equilibrio tra sentire e ascoltare. Che dire di GIOVANNI TRUPPI? Lui stesso afferma: “Stai andando bene Giovanni”, aggiungerei più che bene e grande! Il pigro adirivieni tra il Pertini, le bancarelle e la collinetta ha permesso di individuare Tommaso Paradiso che elegantemente, con la sua presenza, riempiva lo spazio attorno a lui non rendendosi conto che dietro di sé aveva una fan sfegatata, una di quelle ragazze che durante il concerto si posiziona in prima fila a cantare a squarciagola tutte le canzoni de i THEGIORNALISTI. Bisogna ammetterlo, tutti noi abbiamo un’amica pazza che farebbe di tutto per il suo idolo. L’arena del palco Sandro Pertini ha preso vita con l’arrivo dei NIAGARA. Sbalordita dai fantastici suoni elettronici, la prima cosa che ho pensato è stata che l’orario di collocazione del gruppo non fosse delle migliori (19.20). Dopo di loro è stata la volta di MECNA che ha cercato di far muovere un pubblico attento e coinvolto, ma fisicamente svogliato ad assecondare i movimenti richiesti dal rapper. COLAPESCE è stato il giusto intermezzo tra il tempo passato in coda per il procacciamento di cibarie, per alcuni, e la corsa verso i maxi schermi per l’inizio della finale di Champions League tra Juventus e Barcellona, per altri. Grazie alla sua fantastica voce, LEVANTE è riuscita a richiamare all’ordine il pubblico. Catturato dall’ascolto delle nuove canzoni dell’album, uscito poche settimane fa, quando è giunto il momento di fare un giusto ringraziamento ad Alfonso, altre persone si sono riversate nella massa per cantare a squarciagola “che vita di merda”. Gli M+A con la loro performance ci hanno trascinato dentro un’atmosfera esotica, mentre il djset di ALBERTINO ha reso la nottata molto più alcolica. Il palco Wind, ebbe si c’erano tre palchi, si è visto esplodere solo quando ha fatto la sua comparsa MEZZOSANGUE. Catturata dalle basi, mi sono sorpresa a soffermarmi per approfondire un ascolto, all’apparenza superficiale, che ha richiesto un’attenzione particolare. A conclusione della seconda serata c’è stato il sorprendente momento karaoke. In attesa che il proiettore iniziasse a fare il suo dovere, il pubblico della Collinetta di Jack ha dato il meglio di sé cantando senza ritegno.

LAST DAY

Il 7 giugno mi accorgo che questo giorno è arrivato troppo in fretta e il caldo che tanto ha fatto arrabbiare, è semplicemente stato un fedele compagno. Svogliatamente, con una calma solo apparente, mi avvio verso il palco Sandro Pertini per iniziare quest’ultimo via e vai. Gli WOW sono già in postazione, ma un leggero vento mi indirizza verso la parte sinistra del palco per andare a spendere quell’ultimo gettone che è rimasto inutilizzato dalla sera prima. Sorseggiando lentamente una birra, suoni esclusivi animano questo momento. Giusto un ultimo giro tra i vari stand e RACHELE BASTREGHI attacca con il primo brano tratto dal suo EP da solista. Nonostante l’ovvia bravura di Rachele decido di dirigermi, con euforica ansia da ritardo, verso la Collinetta di Jack per CAPRA. Anche in questo caso vorrei che il tempo si fermasse, ma è già arrivato all’ultima canzone, e con “Il lunedì è la domenica del rock” saluto con un pensieroso arrivederci la collinetta. MORGAN, che dire? È sempre e mai allo stesso tempo, a momenti alterni, essenzialmente lui. Fa ciò che tutti si aspettano, ma in modo diverso. Perfettamente imperfetto riesce a ipnotizzare tutti. A fine serata, oltre ai fantastici giochi di luce sul palco, il cielo colorato di rosso si illumina a giorno con lampi che sembrano flash delle macchine fotografiche. Finalmente un vento fresco avvolge l’idroscalo, tanto che dopo pochi minuti iniziano a cadere le prime gocce di pioggia durante il concerto dei POST-CSI. Sul palco si alternano Appino, Davide Toffolo e Max Collini, e sotto un temporale estivo, da lontano ammiro quella cinquantina di persone che sono rimaste sotto l’acqua a saltare e cantare come pazzi. Come ogni perturbazione estiva, il maltempo dura giusto una ventina di minuti, cessando definitivamente a conclusione di questo fantastico festival.

A cura di Valentina Manzini

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