Twenty Four Hours, nuovo album

Dopo il successo planetario del precedente Left-To-Live, la storica psycho-prog band nazionale torna con la sesta fatica discografica: un doppio che vede la prestigiosa partecipazione dei Tuxedomoon e si ispira ai quattro album bianchi più importanti della storia del rock.

 

Il sesto lavoro ufficiale dei Twenty Four Hours, storica band psycho-progressive italiana, è un doppio disco ispirato volutamente, nella forma e nella sostanza, ai quattro album bianchi più importanti della storia del rock:

– Closer dei Joy Division

– The Lamb Lies Down on Broadway dei Genesis

– The Beatles (White Album)

– The Wall(s) dei Pink Floyd

A differenza dell’apprezzatissimo, precedente Left-To-Live, non si tratta di un concept album, bensì di una raccolta di brani che abbracciano molte fasi della vita creativa della band comprendenti anche vene ambient (Intertwined), progressive, con una lunga suite ispirata a Supper’s Ready dei Genesis (Supper’s Rotten) ove viene esasperata la profonda mutazione dei valori, rispetto a quelli del passato, rock (The Tale Of The Holy Frog) e punk (77). In quest’ultimo, che apre l’album, si incontrano atmosfere aggressive punk con echi dei King Crimson, e una spettacolare battaglia finale senza esclusione di colpi fra organo Hammond e chitarra hendrixiana (!).

Ma l’aspetto forse più sorprendente è rappresentato dalla collaborazione con i Tuxedomoon. I polistrumentisti Blaine Reininger e Steven Brown collaborano attivamente in due brani dell’album, il già citato Intertwined e All The World Needs Is Love, rispettivamente con voce e violino (Blaine) e Sax (Steven). Quasi a voler suggellare la preziosa cooperazione con la band californiano-belga, i Twenty Four Hours ci regalano ben 2 versioni personalizzate di quello che è forse il brano più rappresentativo e conosciuto dei Tuxedomoon: What Use. La prima versione elettronica segue un’ennesima cover dell’inedito pinkfloydiano Embryo in un suggestivo medley dal sapore fortemente onirico, mentre una versione acustica con una batteria dotata di una doppia cassa esplosiva chiude l’album.

Resta da citare Adrian, il brano già video-single apripista del lavoro lo scorso 25 giugno, con la band al completo, forte della presenza della straordinaria vocalist Elena Aletheia, già presente su Left-To-Live, ma alla quale in quest’occasione è stato affidato un ruolo ben più consistente come “Lead Vocalist” sui brani All The World Needs Is Love, She’s Our Sister (la morte è nostra sorella) e The Tale Of The Holy Frog. Adrian è stato dedicato alla memoria di Adrian Borland, geniale compositore, chitarrista e cantante di una delle band più influenti e sfortunate degli anni ottanta, i Sound.

Come tutti i dischi dei Twenty Four Hours, Close – Lamb – White – Walls è nato con un’anima live durante libere composizioni e improvvisazioni alla Casa della Musica (FabLab) di Fano durante la Pasqua del 2017, per concludersi a Preganziol (TV) nella ormai “famigliare” Magister Recording Area di Andrea Valfrè, produttore assieme a Paolo Lippe di questo ultimo lavoro. Andrea Valfrè ha curato su banco analogico (Soundcraft 3200) l’interminabile mixing dei due dischi, mentre Marco Lincetto ha eseguito, sempre in dominio analogico (Millenia Media e Maselec), la fase di mastering.

Il doppio album uscirà il 25 ottobre 2018 contemporaneamente per 2 case discografiche: Musea per il mercato mondiale Velut Luna per quello Audiophile/HI-FI esclusivamente italiano. Il CD1 e il CD2 sono già disponibili su Soundcloud.

 

facebook.com/24HoursRnotEnough

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