Altro da Me – Morte a Sanremo

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Robbie Williams bacia la De Filippi, Sanremo fa schifo, Bianca Atzei chi? Ma questi sono i Big? Ma Gigi? Si è vista poca fregna, ridateci la farfallina di Belen!!!! E Vessicchio se la gode! E’ questo il Festival della canzone italiana? In tutto questo Flaco che dice? Flaco ci parla di musica … e di sogni infranti, di visioni di un passato che non c’è più, di fantasmi che tornano per darci il tormento

Del Festival di quest’anno non so proprio nulla. Gli anni scorsi qualcosina riusciva a filtrare. Quest’anno no. Non so se faccio media . Nel dubbio mi astengo dal trarre conclusioni affrettate.
Non ho niente contro Sanremo. E nemmeno a favore. In assenza di particolari scandali, provocazioni, polemiche (che mi sembra che quest’anno manchino del tutto, sennò l’avrei saputo), il Festival di Sanremo mi sembra interessante come la Fiera dell’autocarro agricolo.
D’altra parte mi rendo conto che, almeno mediaticamente, Sanremo continua ad avere una importanza enorme, spropositata.
A me viene in mente “Morte a Venezia”, sapete, quel romanzo di Mann tradotto in film da Visconti. Dico “sapete” ma so benissimo che non ne sapete un caxxo . Per forza, siete lì a vedere Sanremo. Comunque, un vecchio musicista con problemi di salute va in vacanza a Venezia, per riposare i nervi. E qui incontra un giovane polacco di cui si innamora. Il desiderio omosessuale, esploso così sorprendentemente e intensamente, gli fa vedere nel ragazzino l’incarnazione stessa dell’idea platonica di bellezza. Così, nonostante in città si vada diffondendo una pericolosa epidemia di colera, il musicista decide di restare a Venezia e di andare fatalmente incontro alla morte, pur di non rinunciare a quella visione.
Che caxxo c’entra con Sanremo ? direte voi. Il fatto è che tutta la copertura mediatica di questo evento culturalmente men che mediocre, non si giustifica affatto con la qualità delle canzoni. Di quelle, diciamocelo, non gliene frega più niente a nessuno dai tempi di Tenco. Sanremo non dice nulla sull’arte e sulla musica. Dice qualcosa di noi. Noi vecchi, stanchi, malati, così malati da non darci altra speranza che rifletterci in qualcosa che non c’è più, nell’illusione che la persistenza dell’ideale possa scongiurare l’irruzione del reale.

photo credits: Massimo Tuzio

7 Responses

  1. zap

    Bellissimo articolo, Flaco! a me viene in mente “E la nave va” di Fellini. Era il 1983 e NOn sembrano passati più di 30 anni!
    Zap 73

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  2. Yuri

    …sanremo è come bere la sambuca, aveva senso ai tempi di Tenco ma gira ancora. Mi sfugge quindi il senso del successo di sanremo (e della sambuca): il segreto potrebbe essere nel concetto mai spiegato di nazionalpopolare? E un festival alla Flaco come sarebbe?

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    • flaco

      Non mi toccare la sambuca oh! Per me è nettare degli dei. Detto questo, si certo, il segreto è il nazionalpopolare. Cioè autorappresentazione, rispecchiamento. Anche quando lo specchio è rotto e non rimanda più niente. Diciamo che per rispettare la metafora, siamo una nazione di vampiri narcisisti. Ci guardiamo allo specchio e non vediamo nulla. Ma non possiamo smettere di guardare. Un festival alla Flaco prevederebbe aglio e cunei di legno appuntiti all’entrata. Per il narcisismo invece nessun provvedimento. Sennò non potrei entrare 🙂

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  3. f.

    la copertura mediatica non ha bisogno dell’arte per giustificarsi (anzi !): è un pezzo di quell’industria lì, serve a vendere il “prodotto festival”, sul mercato pubblicitario italiano e su quello delle tivvù estere (incredibile: è pure un prodotto d’esportazione!).

    alta copertura mediatica però non significa sempre e necessariamente alta “audience” che, per questo festival, sembra siano state piuttosto buona: per quel poco che so di Sanremo, credo abbia qualche ragione Yuri (http://www.treccani.it/vocabolario/nazional-popolare/).

    E, sempre con Yuri: ma quando lo metti in piedi tu un festival ?

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    • flaco

      Si sicuramente c’è qlc che va al di là della copertura mediatica, ed è effettivamente il fatto che in un modo o nell’altro Sanremo continua a rappresentarci. Esattamente come ci rappresentano i venditori di statuette segnatempo a forma di torre di Pisa, in piazza del Duomo. Vampirizzazione del passato. L’arte temo che abbia esaurito il suo tempo. Ne parliamo in uno dei prossimi articoli

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  4. Nicola

    Pienamente d’accordo. Soprattutto quando fai riferimento alla qualità della musica, che ormai da anni tiene sempre più conto delle regole di mercato e sempre meno, alla creatività e alla voglia di dare sfogo ad emozioni vere e sincere. Meglio vedere uno vestito da scimmia che balla sul palco. Sante parole Flaco!

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