AS IT IS – Intervista

 AS IT IS – Intervista

 

Pubblicato lo scorso 4 febbraio per Fearless Records, I Went to Hell and Back è il quarto album in studio della emo/pop-punk band inglese As It Is. Dopo svariati cambi di line-up e l’abbandono nel 2019 di Banjamin Langford-Biss (chitarrista e storico fondatore insieme a Patty Walters dal 2012), la band si era ritrovata a fare i conti con una necessaria svolta che li ha tenuti in stand-by per un bel periodo di tempo, complice anche la pandemia. Il nuovo disco che presentano alle stampe è dunque il risultato di un lavoro riflettuto e ponderato, ma comunque non meno impattante in termini di autenticità.

 

Abbiamo scambiato due chiacchiere con Ronnie Ish (chitarrista dal 2018) per parlare delle tracce e di quella nostalgia emo che non abbandonerà mai la nostra generazione.

 

Ciao ragazzi! Innanzitutto grazie per questa intervista.

 

Iniziamo con il chiedervi qualche domanda riguardo il nuovo album. Come lo descrivereste nei termini della vostra discografia? Dove lo posizionate e cosa credete sia cambiato rispetto agli inizi della vostra carriera?  

Credo che in qualche modo sia proprio come i nostri album precedenti, nel senso che non vuole suonare come gli album precedenti. Abbiamo sempre aspirato ad essere una band che abbraccia la sperimentazione e si allontana dal ristagno, per cui in questo disco sono presenti affermazioni abbastanza importanti in termini di suono, di testo e di stile che forse potrebbero allontanare i fan che non sono d’accordo con queste scelte. Ma comunque credo che quello che accomuna tutti i nostri album sia la verità.

Aspiriamo sempre ad essere la migliore e la più grande band che possiamo essere, ma mai a spese della nostra autenticità e della nostra integrità artistica.  Semplicemente, queste canzoni esistono per noi. Si spera sempre, ma non ci si aspetta in modo scontato, che le altre persone amino la musica che si crea. Noi la amiamo, però, e questo è quello che conta.

COVER

 

-Il titolo stesso è molto suggestivo. Cosa avete trovato all’inferno prima di tornare indietro? E cosa vi ha spinto a tornare?

L’inferno era interessante; non è assolutamente come ci si aspetterebbe. Non è caldo, non è affollato, e non è chiassoso. È un posto freddo, solitario e silenzioso, e quando tutto quello che hai è il tempo, e la paura, e il dolore, crei arte per rimanere sano. Quindi abbiamo scritto questo album all’inferno, e ce lo siamo portato appresso per dire al mondo dove siamo stati, cosa ci abbiamo visto e cosa siamo ora dall’altro lato.

 

-C’è una traccia chiamata “I MISS 2003”. Sono abbastanza sicura che siate a conoscenza del festival gigantesco che stanno organizzando a Los Angeles ( When We Were Young Festival, ne parliamo qui https://www.ondalternativa.it/when-we-were-young-vero/ ndr) a cui parteciperà una schiera incredibile di artisti  emo/punk/metalcore che hanno fatto parte dell’adolescenza/post-adolescenza di tutta la nostra generazione. Questa attitudine nostalgica nei confronti di quegli anni risulta un elemento costante di tutto il disco. Cosa vi manca di più del 2003 dunque e più in generale di quegli anni?

Mi manca quando le cose suonavano come nuove. Quando cresci, inizi a notare che tutte le creazioni sono state rubate, prese in prestito, o fortemente ispirate da qualcosa che è venuto prima. Ma quando sei giovane e beatamente ignorante, anche le più piccole differenze rendevano una canzone o un genere completamente nuovo per me.  Mi manca questa sensazione, ma credo che più in profondità si tratti di un sentimento di apprezzamento e ammirazione per l’arte che sia più vicina possibile al concetto di unicità.

 

-Ci sono artisti della scena con i quali vi interesserebbe lavorare?

Siamo stati abbastanza fortunati da collaborare con molti dei nostri amici negli anni. Penso sarebbe fantastico ed entusiasmante avere l’opportunità di collaborare con la nuova generazione di giovani band e artisti della scena alternativa e indipendente. Questa scena è più giovane e viva che mai, e ci piacerebbe molto lavorare con artisti emergenti che si sono fatti conoscere durante la pandemia e hanno sorpreso l’industria della musica digitale.

 

-Spostiamoci ai set dal vivo. Sperando che la situazione connessa con le restrizioni covid sia destinata a migliorare gradualmente in tutto il mondo, state programmando qualche tappa italiana?

L’Italia è uno dei paesi che maggiormente ci hanno fatto sentire a casa da sempre. I fan italiani sono mille volte più rumorosi, pazzi e generosi di chiunque altro, e credimi sul serio quando ti dico che torneremo in Italia non appena sarà umanamente possibile per noi farlo.

 

-Arrivando alla fine dell’intervista, un grande must delle domande: progetti per il futuro? (Scusa la banalità ma sono davvero interessata).

Ora che IWTHAB appartiene al mondo, vogliamo celebrarlo come si deve con il mondo. La parte difficile è stata fatta, ora vogliamo goderci quella divertente, suonando e scatenandoci con i nostri fan ovunque. E speriamo di vedere anche voi che ci state leggendo. Vi amiamo tutti, grazie per esserci sempre!

 

 

Grazie ragazzi <3

Grazie a te <3

 

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