Basement – Beside Myself

Essere fuori di sé per lagioia, il rancore, la speranza o la paura del cambiamento; essere qualcosa di altro per un momento, prima di riprendersi ed essere presenti a se stessi, nell’hic et nunc del proprio presente. Un momento che dura pochi minuti, giusto il tempo di dodici trace che finiscono per ricondurci a dove eravamo partiti ma con una consapevolezza nuova, maturata nel corso del viaggio.

Questo è il viaggio che fanno i Basement con il loro nuovo album, Beside Myself (espressione inglese che significa proprio “essere fuori di sé”), il quarto nella discografia della band e il primo per l’etichetta Fueled By Ramen. Due anni ci sono voluti per concretizzare questo lavoro che, benché non sia un concept album, è comunque attraversato in modo capillare da tematiche tutte connesse in qualche modo con il sentirsi a proprio agio prima ancora con se stessi che con gli altri. La traccia che più rappresenta questo concetto è “Be Here Now”, terzo brano estratto per anticipare l’uscita del disco a pochi giorni dal release digitale. Sentirsi dunque esistere, svincolati dal ricordo del passato e dalla promessa del futuro. Tematiche che si traducono anche nella realizzazione di un sound compatto, netto, alleggerito dalla presenza delle scorie pop-punk che avevano caratterizzato i lavori precedenti in maniera invadente, quasi come una piccola zavorra che si portavano dietro dal primo album. Ora tutto si amalgama alla perfezione, trascinandoci in un continuum sonoro che fonde l’alt-rock britannico con varie ed eventuali inflessioni in pieno stile emo (quello purosangue degli anni ’90, per intenderci, quando il termine non era ancora associato a chiome verdi, piercing in ogni parte del viso e gusti musicali discutibili).

Le dodici tracce che compongono il disco si articolano coniugando varie modulazioni. Troviamo brani in cui si intersecano tappeti noise con affilati riff di chitarra e drumming ritmato, come la traccia opener “Disconnect” (traccia programmaticamente scelta per segnare il loro ritorno sulle scene agli inizi dell’anno) o gli inserti gaze in “Reasons for Breathing”. Ma non mancano momenti più malinconici e distesi da rock ballad, come “Keepsake”, che riprende però come una sterzata il cantato urlato degli antichi fasti, o la malinconica e suadente traccia di chiusura “Right Here”, o anche l’intermezzo strumentale a metà del disco “Changing Lanes”, poco più di due minuti, ma una perla delicata e profonda.

Se l’intento della band era realizzare un disco che fosse il loro biglietto da visita per i fan passati e per il pubblico che ancora non aveva avuto modo di conoscerli, si può dire che i Basement siano riusciti nell’intento. Questo è certamente il loro lavoro migliore, che denota grande maturazione nelle scelte stilistiche e nel songwriting.

 

Tracklist:

  1. Disconnect
  2. Be Here Now
  3. Nothing Left
  4. Ultraviolet
  5. Keepsake
  6. Changing Lanes
  7. Stigmata
  8. New Coast
  9. Just A Life
  10. Slip Away
  11. Reason For Breathing
  12. Right Here

 

A cura di: Francesca Mastracci

8.0

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