Built to Spill, Locomotiv Club (Bologna) – 28.05.2023

Live report a cura di Davide Capuano

Built to Spill e Locomotiv Club, un binomio che è destinato a smuovere in blocco la frangia bolognese di amanti di un alternative fuori dagli schemi e dai riflettori di una scena musicale arrivata nel mainstream più diffuso per merito di band i cui accordi hanno scandito gli anni 90 in un immaginario più o meno collettivo. Ma la notorietà non vuole essere un motivo di vanto per nessuna delle due fazioni: è fine maggio, la creatura – ormai trentenne – di Doug Martsch inaugura l’Express Festival, rassegna di uno dei locali cardine dell’underground bolognese, che nei giorni a seguire vedrà come ospiti gruppi del calibro di Swans, Kokoroko e Molchat Doma; è semplicemente un’ottima occasione per assistere ad un piccolo pezzo di storia del genere circondati da fan le cui t-shirt annunciano una smodata passione per l’ultimo decennio prima dei 2000, prima dell’ondata alternative/indie new yorkese di grande successo radiofonico e del successivo, consequenziale declino del genere.

Un nostalgico tuffo nel passato, quindi? Non esattamente, dato che l’eccentrico ed introverso cantante e chitarrista non è di sicuro un compositore stagnante, quanto più un artista dinamico e per nulla scontato, che nel suo piccolo sa regalare sorprese: a partire dalla scelta del gruppo di apertura, le The French Tips, trio tutto al femminile, provenienti da Idaho come i Built to Spill, che si diverte a scaldare il pubblico con un’esibizione divertente da seguire; tre microfoni con cui le musiciste alternano le loro voci tra armonia e una grinta che fa l’occhiolino a un punk rock ben studiato.

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Il tempo di una birra e a comparire sul palco per primo è proprio Doug Martsch, seguito dalla sua formazione attuale: Teresa Esguerra alla batteria e Melanie Radford al basso. L’intenzione di Martsch è sempre stata quella di essere l’anima dei Built to Spill, plasmando la sua creatività con l’aiuto dei tanti musicisti che nel corso di questi tre decenni hanno contribuito alla crescita della band, tutti con idee e visioni creative diverse, tutte imperniate sullo stile chitarristico del proprio leader, il cui tono vocale è sempre stato uno specchio di una personalità che potremmo quasi definire timida ma ricca di contenuti. E timidamente partono i primi accordi di The Plan, uno dei brani maggiormente riusciti dell’album che ha dato loro una discreta popolarità, Keep It Like a Secret. L’intesa c’è e funziona: Esguerra scandisce il ritmo mentre la Radford saltella a ritmo di linee di basso molto funk, che le donano un’aura alla Tina Weymouth dei Talking Heads.

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Non è scontata neanche la scelta di portare in giro con sé una scaletta variabile di data in data, con poco slancio promozionale verso l’ultimo lavoro del 2022, When The Wind Forgets Your Name, di cui sono stati eseguiti solamente due brani (Gonna Lose e Fool’s Gold), mentre il restante dell’esibizione è un carosello che ripercorre l’intera discografia della band partendo dai primissimi esordi (So and So So and So From Wherever Wherever) e traendo non più di due brani anche da album di ottima riuscita come il già citato Keep It Like a Secret, o You in Reverse o ancora Perfect From Now On.

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Non ci sono punti di riferimento se non le distorsioni fuzzate di Martsch, che si erge a vero e proprio guitar hero dell’alternative rock, volgendo pochi sguardi alla sua band e poche parole al pubblico: le prime, arrivate circa a metà scaletta, prima di introdurre una piacevolissima cover di Are You With Me Now di Cate Le Bon, con cui saluta affettuosamente il pubblico prima di rituffarsi negli arpeggi e riff dal sapore stoner-psichedelico di Stop the Show. E nel frattempo c’è spazio anche per una rivisitazione di Virginia Reel Around the Fountain, brano del suo side project con Calvin Johnson (Beat Happening), The Halo Benders. E’ parso giusto a un certo punto anche introdurre pezzi simbolo come Carry the Zero, forse il successo commerciale più grande dei Built to Spill, con cui il trio si congeda dal pubblico per la prima volta, concedendo come chicca finale una versione di circa dieci minuti di Goin’ Against Your Mind, ricca di riff cavalcanti e con una chiusura che strappa applausi di adrenalina da tutto il pubblico, che intanto aveva gremito la sala, incrementando l’energia e la densità dell’aria che faceva scorrere delle goccioline sulla fronte dei musicisti che non per questo si sono tirati indietro: la missione dei Built to Spill, quella di essere nostalgicamente ricchi di sorprese, stava solo facendo tappa a Bologna, ed accompagnarla è stato rinvigorente sia per il pubblico, che per la band stessa.

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Setlist:

  1. The Plan
  2. Stab
  3. Fool’s Gold
  4. So and So So and So Wherever Wherever
  5. Hindsight
  6. I Would Hurt a Fly
  7. Gonna Lose
  8. Are You With Me Now (Cate Le Bon cover)
  9. Stop the Show
  10. Liar
  11. Never Be the Same
  12. Virginia Reel Around the Fountain
  13. Big Dipper
  14. Carry the Zero

Encore

  1. Goin’ Against Your Mind

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