Carmelo Pipitone – Cornucopia

Un chiacchiericcio distratto, rumori in sottofondo che si rincorrono e riempiono uno spazio affollato. D’un tratto un arpeggio di chitarra lieve ed evocativo richiama l’attenzione su di sé, come fosse un canto di sirena, o di un tritone sarebbe forse meglio dire in questo caso. O anzi, di un Pipitone.

Triste gioco di parole a parte, è con queste suggestioni che si apre “Talè”, traccia opener di  Cornucopia, primo album solista di uno dei chitarristi senza dubbio più originali e talentuosi che abbiamo in Italia. Il suo nome resta ancora inscindibilmente legato a quel meraviglioso progetto che sono stati i Marta Sui Tubi, non più in attività da ormai tre anni, nel corso dei quali non si può certo dire che Carmelo Pipitone sia stato con le mani in mano. Anzi, è stato un vulcano in perenne eruzione, prendendo parte ad una serie di progetti alternativi quali gli O.R.k assieme a Colin Edwin (Porcupine Tree) e Lorenzo Esposito Fornasari (che ritroviamo come produttore di questo disco e come guest alla voce e al piano in “Meglio Andare”) e i Dunk assieme ai fratelli Giuradei, a Luca Ferrari (Verdena) e  a Riccardo Tesio (Marene Kuntz). Far parte di gruppi con musicisti dal gusto così altamente sopraffino è stato certamente un arricchimento per lui sia dal punto di vista artistico che personale, ma non viene difficile immaginare come dopo tutta una vita trascorsa a condividere il palco con dei gruppi, si arrivi a sviluppare ad un certo punto il bisogno di dare sfogo ad una propria urgenza espressiva più intima e personale.

A questo bisogna poi aggiungere che Carmelo è uno di quei musicisti che pur di suonare salterebbe sul primo treno che passa con la sola chitarra in spalla e andando ovunque la sua musica sia in grado di condurlo (true strory!). Parafrasando Faber, dove finiscono le sue dita deve in qualche modo sempre cominciare una chitarra. Questo è il suo credo, ché la musica è un po’ come l’aria e se non la respiri per un po’ finisci per soffocare.

È dunque da questo presupposto prende avvio il nuovo capitolo della sua carriera da solista, uscito sulla fine dello scorso anno via La Fabbrica Etichetta Indipendente, e proprio come il nome che porta si tratta di una cornucopia piena di ricchezze dove si incontrano cielo e terra, luce e oscurità, delicatezza e ruvidità. Il risultato sono otto tracce umane troppo umane che ripercorrono, usando le sue parole, “il viaggio di un piccolo uomo tra i vicoli sporchi di una città.  È anche il racconto di un condannato a morte dalla vita, che viaggia nel tempo per raggiungere e combattere Dio”. Un uomo che vola in alto per capire il valore della caduta, nel desiderio di affrancarsi dalle catene che lo avevano trattenuto e finalmente districandosi tra grovigli di inconsistenza eterea, nel nulla. “Scomparire” si intitola appunto l’ultima traccia ed è un commiato tutto strumentale, in cui si resta sospesi tra i riverberi delle sue sei corde.

Musicalmente, tutte le tracce del disco mettono in luce il suo inconfondibile tocco chitarristico ed il suo estro compositivo. Fatta eccezione del pezzo in cui compare il riuscitissimo duetto con Lorenzo (che denota invero una perfetta sinergia tra i due), infatti, il resto dell’album è interamente realizzato con la sola voce e chitarra, due strumenti che si compenetrano dando vita ad un andirivieni di modulazioni ora più distese ora più taglienti, tra essenzialismi espressivi e sonorità distorte, virando tra il folk ed un certo tipo di prog cantautorale molto settantiano.

Anche le sensazioni che suscita l’ascolto del disco sono ambivalenti. La dolcezza degli arpeggi si scontra spesso con un senso di inquietudine evocato dai ritmi dispari e da linee vocali viscerali che ti gridano dentro l’anima. Ma la voce cavernosa ed irriverente riesce anche ad essere delicata ed avvolgente, come nel pezzo “Come tutti” il cui testo è tratto da un’opera dello scrittore Alex Boschetti ed è un grido d’aiuto straziante di umanità ed empatia.

Si sente che è un lavoro di un musicista che flette la voce alle sue dita e si sente anche in profusione il respiro siciliano che lo ha da sempre animato dal punto di vista esecutivo e compositivo (Carmelo è di Marsala,ndr), come anche la tendenza a realizzare testi costruiti su immaginari imprevedibili e sagaci giochi di parole. In alcuni tratti sembra quasi di ascoltare tracce riadattate da vecchie canzoni dei Marta, ed è vero che c’è aria di Tubi, ma è vero anche che c’è tanta aria di Carmelo. Questo bisogna riconoscerglielo. Continua così, chitarraio matto!

 

Tracklist:

  1. Talè
  2. Vertigini A Cuore Aperto
  3. Il Potere
  4. Come Tutti
  5. L’acqua Che Hai Ingoiato
  6. Attentato A dio
  7. Meglio Andare
  8. Sospeso

 

A cura di: Francesca Mastracci

8.0

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