Clinic – Wheeltappers and Shunters

Nella musica c’è una cosa dannatamente ricorrente, accade così spesso che ho anche smesso di incazzarmici da un pezzo. Le band più importanti, quelle seminali e dalla grande personalità artistica sono dimenticate, da critica industria e pubblico. Sempre.

Ade Blackburn e soci sono 23 anni che sfornano dischi imprescindibili e nessuno li ha mai celebrati per quello che meritano. Probabilmente la più importante band inglese dal 1996 a oggi. Evocativi e visionari, psichedelici ironici e sgangherati, capaci di evolversi mantenendo sempre una fortissima identità. È questo che alle case discografiche non piace. O forse al pubblico, ma si sa, nessuno dei due ha mai capito granché della settima arte. Ok va bene, non prendetevela, cercherò di raccontarla meglio. Il mondo fa schifo. Totalmente schifo.  Le industrie fanno scelte di convenienza e mai di qualità e  i consumatori fanno uguale. Abbiamo inquinato e contaminato ogni centimetro del nostro pianeta, ogni ambito della società. Pensate quindi che la musica sia esente da questa tendenza? Tonnellate di musica di merda per le vostre orecchie, milioni di sterline nelle tasche dei produttori. Se i Clinic  stessero al posto dei Radiohead nell’immaginario comune, forse il mondo sarebbe migliore. Ma non demoralizzatevi!  Il mondo può essere cambiato, basta che ognuno di noi si impegni a fare il proprio sforzo per migliorarlo. Allora forza, che ognuno di noi faccia la sua parte! Prendete un disco a caso dei Clinic e iniziate ad ascoltarli. Scoprirete un mondo folle e magnifico, in cui il genio si piega alla musica, e non la musica alla celebrazione del talento. Ma parliamo del loro ultimo lavoro.

“Wheeltappers and Shunters”, titolo che si ispira ad un vecchio varietà televisivo, è un disco che conserva lo spirito della band nonostante sia solo apparentemente lontano da “Internal Wrangler”. Laughlin Cavalier apre il disco con il campanaccio dello show TV e una nenia monotona con le percussioni sempre approssimative si snocciola controvoglia, attirando subito l’attenzione. Canzone pop perfetta. I synth si muovono intorno non-sense come nelle sperimentazioni dei film di fantascienza, e la voce impassibile parla al cavaliere del ritratto barocco di Hains, “vedo la gente sparire prima dei tuoi occhi, tutto l’amore splendente, era questo in cui speravi?”

Il disco prosegue così, pacato ma instabile, scherzoso e statico, con quella sapiente consapevolezza di giocare ai confini della musica, con la mente e i suoni. Molto maturo rispetto agli esordi, ma comunque in grado di schiaffeggiarti con la personalità che i quattro di Liverpool hanno da sempre dimostrato. Psichedelia in bianco e nero con echi Punk.

Solo le grandi Band sono in grado di evolversi in un territorio circoscritto, e Clinic sono una grande band. Chi li ama avrà già il disco a casa, chi non li conosce si faccia un regalo. Da ascoltare in cuffia mentre l’uragano travolge il mondo fuori.

 

Tracklist:

  1. Laughling Cavalier
  2. Complex
  3. Rubber Bullets
  4. Tiger
  5. Ferryboat Of The Mind
  6. Mirage
  7. D.I.S.C.I.P.L.E
  8. Flying Fish
  9. Be Yourself/Year Of The Sadist
  10. Congratulations

 

A cura di: Fabio Federico Gallarati

 

8.0

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