Daniela Pes – Covo Club (Bologna), 12.05.2023

A cura di Davide Capuano

Ho un ricordo nitidissimo della prima volta che ascoltai IRA di Iosonouncane: era un pomeriggio autunnale, per due ore sono restato seduto a letto impegnato solo nell’ascolto, e le sensazioni provate erano così dense che potrei riafferrarle nel presente. Decisi che mi sarei dannato pur di vedere il tour in cui lo avrebbe suonato integralmente. Una mia cara amica, che ormai non viveva più a Bologna, mi cedette il suo biglietto per la data al Teatro Duse, fila 1, posto 10: era il mio primo concerto di un certo spessore dopo il covid, e considerato l’impatto che il disco ha avuto su di me mi sentivo carico e pronto per ciò che sarebbe stato. Non potevo sbagliarmi più clamorosamente di così: in prima fila sono stato letteralmente investito dal muro sonoro di Incani. 

Il filo che collega quel pomeriggio al primo tour solista di Daniela Pes, creatura energica plasmata da Tanca Records, etichetta indipendente fondata dal cantautore sardo, sembra essere a questo punto palese, ma è ricco di particolari, coincidenze degli eventi, rimandi sonori e territoriali mai banali. Come la decisione irrevocabile di assistere nuovamente ad un live di Iosonouncane, in cui la cantautrice sarda classe 1992 suonava in apertura. Era un’afosa sera di fine giugno, io arrivavo in leggero ritardo sulle note di A Te Sola e senza avere troppo tempo per elaborare pensieri articolati mi rivolsi al mio accompagnatore (la persona che mi fece scoprire IRA, ndr.) con un serafico “beh, però brava!”. Ancora una volta, sottostimavo gli sviluppi futuri che ci hanno consegnato un lavoro brillante come SPIRA, il suo esordio su disco.

Si può dire che non abbia imparato bene a leggere i segnali neanche in vista della sua recente data al Covo Club di Bologna – che ha registrato un annunciato sold out, come gran parte del tour -, neanche se mostratisi così palesi dopo aver consumato il suo album. E del mio ormai consueto arrivo in ritardo, recrimino il non aver assistito integralmente alla performance di Vieri Cervelli Montel, primo artista ad essere prodotto da Tanca Records che in trio con sax e batteria ha apparecchiato un’atmosfera sognante, astratta e ricca di cavalcate di stampo jazzistico. Non credevo di entrare in un club così gremito e di sentire quell’elettricità nell’aria tipica di quando si sta per assistere a qualcosa di davvero entusiasmante. L’ingresso in scena di Daniela, accompagnata da Maria Barucco, in arte Maru, viene accolto in rigoroso silenzio sulla preghiera sussurrata di Ora. Il duo si piazza davanti ad un altare di synth ed effetti, una chitarra fa da sfondo alla cantautrice mentre un drumpad elettronico funge da leggìo per l’omelia ritmica di Maru, abilissima a destreggiarsi anche come backing vocal. Per descrivere la musica di SPIRA servirebbe un linguaggio apposito, che contempli – a proposito di scelte linguistiche – la cadenza del dialetto gallurese che compone i testi, scagliati ora come nenie ora come incantesimi sul pubblico, che sia capace di accogliere le molteplici sfumature sonore della produzione, sagacemente orchestrata da Incani, le cavalcate elettroniche dark di Illa Sera o Làira, ma bisognerebbe trovare spazio anche per le divagazioni melodiche che troviamo in questi stessi brani o in pezzi dal tono più incantevole come Carme. Il culmine estatico di Arca è di quelli che gonfiano gli occhi di lacrime di bellezza sollevandosi di qualche centimetro dal pavimento, prima di lanciarsi in totale abbandono all’incalzo di A Te Sola, una vera e propria suite padroneggiata da Maru e Daniela Pes, che, come sacerdotesse, si dimenano intorno al microfono nell’atto finale stregando tutti i presenti con la loro coralità vibrante, impreziosita dal timbro vocale della cantautrice sarda, impetuoso come un vulcano in eruzione. Dissolvenza finale che riprende le lyrics di Ora, e meritatissimi applausi scroscianti da consumarsi le mani.

Una performance che suona come una rivelazione di un fenomeno musicale difficile da contenere nei propri ranghi e la cui risonanza e seguito sono destinati a portare Daniela su palcoscenici più importanti: questa la consapevolezza che aleggiava tra il pubblico, incantato da uno di quei live che non capita di vedere tutti i giorni. Consapevolezza che forse starà affiorando anche in Jacopo Incani, che mi sono ritrovato ad un metro in mezzo al pubblico, sorridente e soddisfatto: se IRA può aver fatto scuola, SPIRA è senz’altro uno dei suoi discepoli più promettenti, collegato al monolite di Iosonouncane da quel filo denso di sonorità, paesaggi e momenti che si intrecciano delicatamente tra di loro. Lo stesso filo che, riavvolgendolo, mi riporta in un attimo a quando intravidi i primi scorci del talento di Daniela Pes la scorsa estate, quando il gradimento era spinto forse più dalla curiosità per quell’ (allora) poco conosciuta artista in apertura: no, anche con il senno di poi non avrei potuto immaginare quanta bellezza e potenza fossero celate dietro tutto ciò, e continuo a non poter immaginare cosa ci sarà dopo. E forse non c’è niente di meglio che arrivare umilmente impreparati ed essere rapiti da performance come queste.

 

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