Endrigo – Ossa rotte, occhi rossi

Ossa rotte, occhi rossi: questo è il titolo della prima prova in full-length degli Endrigo, band di Brescia che tuttavia di strada ne ha percorso abbastanza dai primi esordi del 2011, sgomitando per uscire dalla minuscola sala prove fino a realizzare due EP, Spara (2013) e Buona Tempesta (2015), portandoli a condividere il palco con artisti del calibro di Zen Circus, Giorgio Canali, Teatro degli Orrori, Fast Animals and Slow Kids. Ed è proprio con questi ultimi che si sono legati maggiormente, tant’è che Jacopo Gigliotti (bassista dei FASK), figura come uno dei produttori di questo disco insieme ad Andrea Marmorini (di Woodworm Label).

Il disco, uscito lo scorso 17 marzo per IndieBox, lancia uno sguardo alle retrovie della band e questo lo si evince già dal titolo della traccia d’apertura, nonché primo singolo estratto dell’album, “Straight Outta Villaggio Sereno (BS)”, nome del luogo del Bresciano da dove provengono, dove sono radicate le loro origini. Non ha caso, il video del pezzo è stato girato nella cantina dove facevano le prove, a testimonianza che per loro è tutto da ricondurre lì: per non dimenticare chi sono e scrivere un nuovo capitolo nella loro storia, tenendo bene a mente da dove sono partiti. A livello stilistico, le undici tracce che costituiscono l’album sono un concentrato di punk con sfumature rock e grunge. Le sonorità compatte e i ritmi trascinanti sono il punto di forza della band, insieme alla voce ruvida del cantante. Ma nella giostra vorticosa creata dai potenti riff di chitarra e dai sostenuti groove di batteria, trovano spazio di tanto in tanto momenti melodiosi più distesi. In effetti, la linea che sembrano voler mantenere lungo l’intero corso dell’album è proprio quella di creare aspettative, partendo da tappeti sonori lenti che vanno ad infrangersi su muri ben strutturati. Ne sono un esempio “Atlantide” e “Spara”, pezzi pieni di pulsioni ritmate che giungono ad esplosioni di ritmo in modo graduale con distorsioni ben marcate e beat di batteria martellanti. Stesso registro per “Ruvido” e “Supertele”, mentre più cupa ed intensa è “Letargo”, in cui l’eco dei FASK è maggiormente evidente, dove nella parte finale spicca in modo più incisivo l’ossatura di basso. Anche “Bob Dylan” ha un intro cupo, ma poi si trascina verso ritmi caldi e cori reiterati nella parte finale (questa ripetizione dei cori e dei bridge è anche una costante di tutti i pezzi).
Mentre invece la delicatezza dell’intro di “Sobrio” ha un’intensità quasi tagliente,anche in considerazione del tema affrontato, “un vuoto che esplode” come cita il testo, con una struttura sonora in climax costante. Di particolare rilievo è anche “Frankentein”, in cui emerge lo sconforto nei confronti di una società alienante che rende gli esseri umani delle creazioni meccaniche, quasi degli schiavi legati con delle catene ai falsi miti creati dalla politica, dalle istituzioni e dai mass-media. Infatti, in chiusura si sentono rumori di ferraglie stridenti riproposti anche dagli arpeggi distorti.

Un album che si nutre, dunque, di temi profondi e variegati, che in parte attingono alle loro esperienze passate come musicisti, dei sacrifici, delle soddisfazioni di tutte quelle scelte difficili di cui si nutre la vita di un artista, e un po’ si tuffano in una dissacrante riesamina del mondo in cui viviamo. Buona prima prova per gli Endrigo!

01. Straight outta Villaggio Sereno (BS)
02. Controcrederci
03. Paolo salva il mondo
04. Bob Dylan
05. Sobrio
06. Supertele
07. Letargo
08. Spara
09. Atrantide
10. Frankenstein
11. Buona tempesta

a cura di: Francesca Mastracci

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