Fight the Fight – s/t

Bing, Sbaam, Boooom!!! E non è l’inizio di una delle tante avventure anni ’60 del fumetto di Batman, bensì il suono dei 3 sonori schiaffoni che mi sono arrivati in faccia appena è partita la traccia numero 1 del disco omonimo dei “Fight the Fight”. 3 sonore bordate che hanno subito chiarito la natura di questo album! Un lavoro che sposa il black metal, di cui la Norvegia, paese natale dei “Fight the Fight” è terra promessa, all’heavy più classico. Il tutto condito da ritornelli pop e orecchiabili che a me hanno sempre fatto storcere il naso!

E questo disco, diciamolo subito, non ha fatto eccezione. Il sound della band norvegese è da sempre potente e granitico, tanto da portarli tra le vette più alte del genere e permettergli di aprire tutte le date del tour dei “Satyricon”, loro band di riferimento (tra le più note del “black” europeo) ed essere menzionati dalla rivista “Metal Hammer UK”. Queste cose non succedono proprio a tutti e certamente non per caso! Nello specifico, “Fight the Fight”, prima traccia dell’album (…quella dei 3 schiaffoni per intendersi!) è un treno blindato che ti sbatte addosso senza preavviso! Ti tramortisce, ti travolge! Ma poi arriva il ritornello e quella voce che pochi istanti prima ti aveva preso per il bavero della camicia adesso ti prende per mano come a volerti aiutare ad attraversare la strada! Cioè,…vogliamo scherzare?! Mi minacci di voler mettere a soqquadro la stanza e incendiarla con la benzina e poi ti scusi e mi aiuti a risistemare le cose dentro la credenza??? Andiamo avanti! Traccia 2, “The Edge”. Solita storia.
Un lanciafiamme viene brandito istericamente,…ma alle spalle già si intravedono i pompieri pronti con gli estintori! E la cosa non va meglio con “The Other side”, praticamente un pezzo pop. Sia chiaro, non è il valore del pezzo che metto in discussione, a me piace, forse una delle canzoni migliori dell’intero lavoro, ma in quanto a coerenza mi sembra che si voglia proprio fare il gioco delle tre carte! Illudere che ci sia la carta vincente, ma non farla mai venir fuori! Il disco va più o meno avanti così fino la fine con le uniche eccezioni di “Addictions” e “My Emperor” dove le chitarre “grattano” il metallo che è un piacere e i denti stridono di gusto! Precisione barocca in assoli che sono intarsi pregevoli e finemente decorati, ma ascoltati già mille e più volte. Anche basta!

Francamente non mi sento di aggiungere molto altro! L’insufficienza, a un disco così, considerata la qualità complessiva, non si può dare, sarebbe ingiusto e profondamente sbagliato. Il valore c’è e gli ultra fan del genere passeranno credo molti pomeriggi a scoppiarsi la testa con un disco così. Il problema è che manca di novità e il linguaggio non aggiunge davvero niente di nuovo al già sentito. Amok, cantante e leader della band, dice che questo disco deve essere il loro primo passo per “la dominazione del mondo!”. Che dire? Speriamo che il mondo sia al momento un po’ distratto a fare altro perchè l’obiettivo, almeno per il momento mi sembra un po’ difficile da raggiungere!
A conclusione, come ultima nota, vorrei sottolineare il pregevole artwork dell’artista e grafico norvegese Remi Juliebo.

01. Fight the Fight
02. The edge
03. The other side
04. Perfect combination
05. Addictions
06. This is war
07. My emperor
08. Patient zero

a cura di: Simone Grazzi

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