Quando scrivo una recensione di un artista che non conosco o di cui so poco, ascolto il suo disco prima di fare qualsiasi tipo di ricerca. Poi mi informo su biografia e discografia, e riascolto il disco. Solo a questo punto mi sento pronto per scrivere qualcosa. Scrivere recensioni è una responsabilità!
Ci vogliono parametri, conoscenza del genere, riflessione sui testi e riconoscimento delle strutture musicali. Mica devi conoscere il trattato di armonia di Schoenberg, ma almeno saper distinguere un inciso da un ritornello, altrimenti non sai di che cazzo stai parlando e citerai solo i 10 dischi fondamentali presentati da Rolling Stone e che hai ascoltato skippando, ma il tuo ego tronfio si sentirà un vero intenditore di musica. Bravo. Coglione.
Quando ho ascoltato Dietro A Ogni Cosa, ho avuto la sensazione che fosse musica per Televisione, l’utilizzo delle forme di arrangiamento classiche, la pulizia, l’efficacia armonica. Musica per immagini.
Ora, pensate se mi mettessi a scrivere senza sapere niente della persona, del suo percorso artistico, della sua storia. Scriverei cazzate.
Francesco Riva è probabilmente uno degli artisti più prolifici della musica per pubblicità e televisione. Capite vero?
Non è che il suo disco è ispirato alla musica per TV, è la musica per TV che ha subito una forte influenza dall’artista. Ma dai, smettiamo di farci le pugnette e parliamo del disco.
Un disco pop, intelligente e pieno di dettagli. Un disco che racchiude 400 anni di Storia, da Handel a Max Gazzè. Ogni brano coniuga la scrittura della canzone popolare con gli sfarzosi intrecci della musica barocca di Monteverdi e del componimento Romantico di metà 800.
Franz ci mette una approfondita conoscenza della musica, con una capacità di lavorare agli arrangiamenti fuori dal comune. I suoi testi sono dotati di una forte intelligenza evocativa, che ti riporta a seguire una storia rigorosa e che non lascia scampo a interpretazioni. Dietro A Ogni Cosa è una visione coraggiosa e personale del mondo, raccontata con lucidità e suonata con sapienza.
Mi manca però una cosa che in dischi come questo cerco, la liberazione catartica della batteria che spinge, l’aspetto primitivo e primordiale che rende universale il linguaggio del Pop, ma sicuramente Franz ha saputo distinguersi in un mondo di cloni e repliche, trovando la sua identità anche nel cimentarsi qualcosa che di intimo come un disco di canzoni, raccontandoci di un mondo personale e distante mille miglia dalla realtà che viviamo oggi.
Tracklist:
- Settembre
- L’America
- Il Lungo Addio
- Interludio
- Canzone Popolare
- Ricordi
- Dietro A Ogni Cosa
- Secondo Interludio
- Fred Astaire
- Gli Specchi
A cura di: ffgallarati
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