Hell Spet Country Band – Tales form Under the Bed

Dite che è sacrilegio iniziare una recensione con un’esclamazione? Tipo… WOW!!
Sbalordimento allo stato puro, dopo aver ascoltato per la prima volta quest’album (e ora in repeat già alla seconda), non so davvero da che parte iniziare talmente tanta è la voglia di elogiare il grandioso lavoro di questa band.

Si chiamano Hell Spet Country Band, arrivano da Brescia con furore e stupiscono con un genere che, personalmente, non avevo mai sentito prima: Hellbilly Cowpunk (un mix di rockabilly, country e punk-rock).
Nati nel 2011, ci propongono un genere di Country come nessuno in Italia fa’, amalgamato a un rock anni 50 al quale è impossibile restare indifferenti.
Il platter parte subito in quarta con “Getting Some Booze”, dove una frizzante e caratteristica chitarra tipo la Gretsch, fa si che il piedino sotto la scrivania inizi ad andare per i fatti suoi. Ma… cosa sentono le mie orecchie già dopo i primi due minuti? Il brano si trasforma e un accenno di gothic si percepisce in sottofondo e fa da apripista a uno scatenato Blues & Rhythm? Magia! Ma lo stupore aumenta quando “Ricky the Nail” entra in scena con il suo banjo in apertura di danze, un country che non perdona, dai ritmi più veloci del normale, ma sempre elettrico e “che prende”.
Si prosegue sulle note di “For Too Long”, e subito immagino già la pista riempirsi di cowboys, cappelloni e dame dai gonnellini larghi e stivaletti stringati, che volteggiano e saltellano a tempo di un intramontabile country music. “Mischievous Child” regala altri minuti di movimentata musica da saloon, ma con un tocco sempre personale che gli Hell Spet non hanno certo dimenticato di aggiungere (ascoltare per credere!).
“Roll Up Sleeves” spezza invece le danze da “scuff” per un attimo, per far salire sul palco una band dai “ciuffi a banana” stile Elvis e far cosi scatenare il pubblico con un potente rock n roll, ma che termina subito sulle corde pizzicate del Banjo di “Sugar Baby”, e via di nuovo ai cowboys e una bella line-dance. Ma gli Hell Spet vogliono stupire di più e si lanciano nella gotica “Going Home” dove però i ritmi tornano subito sulle tracce del far-west verso il finale. Gli stessi ritmi che proseguono con “Never Before” e addirittura aumentano in “The Fellowship of The Damned”.

Il gran finale spetta a “Indian Cemetery”, con un intro da sfida alla Mezzogiorno di Fuoco, per poi ripartire a mille, regalando un’altra manciata di minuti di puro divertimento sulle note di ciò che abbiamo scoperto essere uno stile fresco e frizzante, capace di donare un sorriso a chiunque lo ascolti, e scommetto anche a chi, di musica country, ne sa’ poco.
“Tales form Under the Bed” è un album alla nitroglicerina! Armatevi di stivalacci da uomini della prateria e cappeloni e buttatevi nella mischia!

01. Getting Some Booze
02. Ricky The Nail
03. For Too Long
04. Mischievous Child
05. Roll Up Sleeves
06. Sugar Baby (Dock Boggs)
07. Going Home
08. Never Before
09. The Fellowship of The Damned
10. Indian Cemetery

Recensione a cura di: Tatiana Granata

8.5

8,5 8.5

Tags

About the author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *