Il Proposito – Iphutha

In lingua zulù significa ‘errore’, Iphutha, ed è il titolo dell’ultimo album de Il Proposito, uscito lo scorso marzo per Bad Karate Dischi. Si tratta del terzo LP per la band emiliana all’attivo dal 2013, che ha immediatamente catturato l’attenzione della scena rock italiana grazie ad un sound energico, violento e schietto.

Come rivela il titolo, il concept centrale su cui verte l’album è quello dell’errore, declinato soprattutto nelle sfumature del rapporto di coppia, descrivendone quegli “errori” nelle dinamiche sentimentali che spesso ci fanno toccare abissi profondi, ma che sono ostacoli da superare per farci rialzare più forti di prima. La prima traccia (“1994”), non a caso, si apre con una citazione del sociologo polacco Zygmunt Bauman riguardo la distanza tra indipendenza e felicità in amore. Le undici tracce che compongono il disco si snodano lungo un percorso musicale tutto diretto verso sonorità punk, grunge e alt-rock, con riff di chitarra graffianti e groove di batteria ben strutturati. La parte più corposa, infatti, costituita da capitoli in cui le distorsioni si fanno particolarmente ruvide (come in “Stomaco” e “La fine”, che riecheggia quasi alcuni tratti dei Cccp, soprattutto nella parte finale). La ripetizione della stessa parola o frase in ripresa costante è una caratteristica di tutti i pezzi, con l’aggiunta di vari cori qua e là, che risultano carichi e coinvolgenti (“Sabbia”). Non mancano tuttavia anche parentesi in cui il ritmo rallenta (e mi riferisco a “Colla”, “Sta tutto nel salutare” e la toccante “Via Prampolini”, dove si può percepire un’influenza non indifferente degli ultimi Afterhours di “Folfiri e Folfox”). La chiusa dell’album, affidata a “Fucile”, però riporta a termine il cerchio che si era aperto con il primo pezzo e tornano cariche ed elettrizzanti le chitarre con tutto il seguito di basso e batteria a reggerne la struttura.

Un album che, a detta della band, nasce improvviso e spontaneo, in cui la premeditazione non ha avuto ragion d’esistere e in cui tutto è venuto da sé, come un flusso continuo. La spontaneità c’è e si sente, ma questo non fa sì che essa venga recepita come una pecca. Anzi, ne favorisce l’ascolto piacevole.

 

TRACKLIST:

  1. 1994
  2. Stomaco
  3. Sabbia
  4. Inverno
  5. La fine
  6. Colla
  7. Floy
  8. Sta tutto nel salutare
  9. I.A
  10. Via Prampolini
  11. Fucile

 

A cura di: Francesca Mastracci

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