Intervista 69 Eyes

A distanza di ben vent’anni dalla pubblicazione dell’album di debutto "Bump ‘n’ Grind" i finnici 69 Eyes tornano con un nuovo disco intitolato semplicemente "X", titolo che celebra la pubblicazione del decimo full length della band capitanata dal carismatico Jyrki 69, uno dei personaggi più caratteristici e riconoscibili della scena gothic rock made in Finland. Ondalternativa.it ha avuto l’opportunità di intervistare Jyrki in occasione della data allo Swamp Club di Massa dei 69 Eyes lo scorso 7 Febbraio.

Mentre "Back in blood " è il tipico esempio di vampire rock, in "X" c’è un mood decisamente più romantico e agrodolce. Dove hai trovato l’ispirazione per scrivere queste canzoni?

Beh, il nuovo disco suona come se fosse stato scritto da qualcuno che ha passato i 40 anni, come tutti nella band, quindi è molto melodico. Ma volevamo proprio che fosse così, al contrario di "Back in Blood" che è molto aggressivo, motivo per cui è stato registrato a Los Angeles. Con "X" volevamo un album più maturo e omogeneo, da ascoltare in macchina senza saltare nessuna canzone. E, almeno da quello che ho letto nei social network, ai fan è piaciuto. Per quanto riguarda l’ispirazione, normalmente il nostro chitarrista scrive le melodie e me le manda via email. E’ un grande fan dei Motörhead, dei Metallica, tutta roba piuttosto aggressiva. Ma stavolta non mi suonava bene, così ho buttato via tutto e ricominciato da capo. Avevo appena rotto con la mia ragazza, quindi trovavo molto più interessanti le canzoni malinconiche, in quel periodo. Mi è venuta qualche idea per i testi e ho deciso di tenere solo le melodie più malinconiche.
Per lo stesso motivo siamo andati a registrare in Svezia. Siamo molto contenti del risultato ottenuto e ci piace anche suonare queste canzoni live.


Per il prossimo album dobbiamo aspettarci qualcosa di più aggressivo?

Ho già qualche idea sulle prossime canzoni e forse sì, ci saranno chitarre più pesanti. Le idee ci sono, ma in realtà può accadere qualsiasi cosa, in "X" ci sono canzoni come "Borderline", che non è altro che rock anni ’50, "Rosary Blue" e "Dracula’s Castle" sono rockabilly, quindi possiamo davvero fare qualsiasi cosa. In più trovo che la mia voce sia migliore quando non urlo troppo.


Quando componi una nuova canzone, ti lasci trasportare o hai già un’idea ben precisa di come dovrà suonare?

Dipende. Stavolta ho pensato di poter dare il meglio con canzoni malinconiche. Già ascoltando per la prima volta i demo strumentali avevo chiaro il ritornello nella mia testa. Quelle sono le canzoni migliori, ma non sempre succede.


"X" è anche più profondo rispetto a "Back in Blood" , da cui traspare puro divertimento…

Molto più profondo. "Back in Blood" ha avuto il merito di far realizzare un sogno dei 69 Eyes, quello di andare a Hollywood. In un certo senso "Devils" ha fatto da apripista, perchè l’idea di base era proprio quella di fare un disco che ci portasse negli States, poi c’è stato "Angels" che non era altro che una celebrazione dei party a Hollywood, quindi "Back in Blood" è «ehi, SIAMO a Hollywood!». "Back in Blood" ci ha anche permesso di andare in tour con due band famosissime, come Crashdiet e Hardcore Superstar, ed è stato bello vedere che i fan di queste band hanno apprezzato moltissimo le nostre canzoni, anche quelle che avevo immaginato essere meno rock, come "Dance d’amour" e "Betty Blue". Questo mi ha fatto capire che canzoni del genere sono una parte importante dei 69 Eyes, canzoni che il pubblico ama ascoltare.


Prima hai parlato di Kat Von D. Come è nata l’idea di un duetto con lei?

Siamo amici da tanto tempo. Quando stavamo registrando "Back in Blood" a L.A., mi era venuto in mente di far fare a lei l’intro di "Dead Girls are easy", ma in quel periodo era molto impegnata. Comunque l’idea di collaborare è rimasta. Due anni dopo è venuta in Finlandia per Capodanno, siamo andati a cena insieme e mi ha detto che aveva iniziato a comporre della musica e che le sarebbe piaciuto registrare qualcosa insieme. In quel momento mi si è accesa una lampadina: avevamo il demo di una canzone in cui serviva una voce femminile e non mi andava molto di fare un duetto. Ma appena Kat mi ha proposto questa cosa, mi è sembrata bella perchè nessuno si sarebbe aspettato una sua partecipazione, il che rendeva il tutto una cosa molto più interessante rispetto a un duetto con una cantante già nota. E’ stata davvero coraggiosa, ha preso un volo per Stoccolma e ha cantato senza essere mai entrata prima in uno studio di registrazione . E’ stato un bel weekend e la canzone è fantastica. I 69 Eyes non hanno mai realmente pensato agli affari, abbiamo sempre fatto quello che ci divertiva, è per questo che è nata la band, alla fine. In questo disco si nota ancora di più, abbiamo cambiato management e abbiamo chiamato a lavorare con noi solo amici. Dal regista del video, a Kat, ai fotografi, sono tutti amici di vecchia data. Abbiamo anche deciso noi le date del tour e i posti in cui esibirci.

C’è un altro artista con cui ti piacerebbe duettare, prima o poi?

Mi piacerebbe tantissimo duettare con Boy George, sarebbe divertentissimo. Non lo conosco personalmente, ma penso abbia una voce fantastica, unica. Ehi, tra 5 minuti devo essere sul palco! (ride)

Direi che l’intervista è finita, allora…grazie per il tuo tempo Jyrki!

Grazie a te, e divertiti al concerto!

A cura di Alessia Poldi

Foto di Alessia Poldi

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