Intervista ad Arau

-Arau è tornato sulle scene musicali con “Un’altra musica”. Qual è il significato del titolo di questo progetto? A chi si oppone questa musica “altra”?

Ciao! Bentrovati lettori di Ondalternativa. Ho scelto il titolo “Un’altra musica” con l’idea di poter mettere in scena, oltre alla musica, anche altri possibili scenari legati all’arte, quindi più che un’“opposizione” è una specie di completamento.

-Possiamo dire infatti che questo è un progetto molto audace, poiché confrontarsi con artisti di caratura tanto elevata (come i cantautori italiani da te scelti) non è una missione alla portata di tutti. Come hai deciso di rapportarti a questi grandi autori?

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Sicuramente con molto rispetto, ma facendo attenzione a non subire particolare soggezione, perché ne avrebbe risentito l’effetto finale. Ho quindi affrontato questo progetto con tutta la naturalezza e l’onestà artistica possibile.

-Un’altra difficoltà del confronto con altri artisti è quella di riuscire comunque a preservare la propria originalità, la propria impronta, pur rifacendo brani di altri autori. Tu come sei riuscito a restare “Arau” pur riproponendo un capolavoro di Lucio Dalla quale “L’anno che verrà”?

Quando pensi di riproporre il brano di un grande artista, in questo caso Lucio Dalla, non hai altra soluzione che essere fedele a te stesso per non incorrere in paragoni impossibili da sostenere. Rieditare in slide guitar “L’anno che verrà” implicava per forza di cose una visione soggettiva e moderna degli arrangiamenti. Arau a mio avviso rimane soltanto il traghettatore di un bellissimo viaggio scritto dal grande Lucio Dalla.

-Questo brano in pratica è la colonna sonora del cortometraggio “Un’altra musica”, oltre ad essere il primo singolo tratto da questo tuo progetto. Come mai hai scelto proprio questa canzone all’interno dell’immenso repertorio di Dalla?

Questo è secondo me uno dei brani più geniali della storia della musica italiana e della discografia di Dalla intera. “L’anno che verrà” fu scritto nel 1979, in un particolare periodo storico, quello del terrorismo, ahimè, ancora tremendamente attuale, per cui direi che oltre a tutte le considerazioni artistiche e musicali, questo pezzo è quasi profetico.

Dalla aveva confezionato un testo coraggioso, ricco di messaggi, tra tutti l’incomunicabilità, il potere distorto dei mass media, e descrisse la paura e le incertezze dei tempi in una maniera unica e artisticamente sbalorditiva.

Ritengo questo un brano molto malinconico e al tempo stesso ricco di grande speranza per il futuro, per cui non ho avuto esitazioni nella scelta, sebbene Dalla abbia scritto tante canzoni altrettanto belle.

Poi mi piace pensare che sia stata la mia slide guitar in qualche modo a scegliere “L’anno che verrà”, mentre io ho soltanto assecondato le vibrazioni che lo strumento mi ha trasmesso.

-Parliamo proprio di lei allora: in questa nuova avventura artistica non potevi certo separarti dalla tua fedele chitarra da ginocchia. Quando hai cominciato a suonare questo strumento e oggi che slide guitar usi e con che effetti?

Ho iniziato a suonare questo strumento spinto dall’onda emotiva suscitata dall’ascolto dell’album “Welcome to the Cruel World “di Ben Harper. Correva l’anno 1994. Harper arrivò nella mia vita come un fulmine a ciel sereno. Imparai a suonare lo slide guitar nell’intento di imitarlo.

Ai tempi non avevo una weissenborn, suonavo la chitarra folk tradizionale sulle ginocchia.

Amo l’acustico e non cerco effetti particolari: uso i delay, i riverberi, il wha wha, uniti a dei pre-amplificatori acustici.

-Facciamo un passo indietro nella tua carriera: quando è nato Arau e cosa l’ha spinto a fare musica?

Arau è un progetto nato nel 2013, con la pubblicazione di “Rabdoamanti”, un disco sperimentale, acerbo, che mi permise di crescere e capire come far maturare questo progetto musicale.

Un passo avanti alla ricerca della mia vera identità artistica si concretizzò nel 2016 con la pubblicazione de “La lunga eclisse”, un album più maturo e più attento alla costruzione della forma canzone.

Fare musica per me rimane semplicemente un momento di autoanalisi, che mi ha permesso negli anni di capire me stesso ed esaltare la mia creatività attraverso la chitarra e la voce.

-Prima di questo lavoro hai quindi prodotto sempre materiale inedito che porta la tua firma. Qual è il tuo brano di cui vai maggiormente orgoglioso?

Io credo che il brano ”La lunga eclisse” sia un brano che rispecchia appieno il mio modo d’essere. Sono sempre stato una persona romantica, mi piace sognare la grande storia d’amore, e così da anni mi sono dato un filo logico da seguire in quest’avventura musicale che si chiama Arau, e cioè scrivere canzoni romantiche cercando di esaltare al meglio tutte le sfaccettature dell’amore.

-Quali saranno i prossimi movimenti che farai per promuovere “Un’altra musica”?

“Un’altra musica”, come tutti i lavori artistici, non può che promuoversi soprattutto grazie al passaparola della gente, con la presenza tra i media, gli organi di stampa e il web.

In questo momento siamo alle prese già con il continuo di “Un’altra musica” che verrà pubblicato in autunno, mentre parallelamente, nella tarda primavera, è prevista la pubblicazione del mio nuovo inedito.

Incrocio le dita!

 

Sul mio sito ufficiale, www.arau.it, potete collegarvi a tutti i miei social.

Ringrazio voi di Ondalternativa per lo spazio che mi avete concesso.

ORNELLA B. SIMONETTI

 

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