Intervista ai Piqued Jacks

Piqued Jacks – The Living Past
Se non vi dicessimo che sono italiani, Piqued Jacks potrebbero tranquillamente passare per una band d’oltre oceano. Già il fattoCover di essere andati da Michael Beinhorn (Soundgarden, RHCP, cui hanno affidato la pre-produzione di un brano che ha anticipato l’uscita del disco prima dell’estate (la bellissima e Wildly Shine”) dimostra le velleità internazionali di questa band. Il disco stesso è stato prodotto da Dan Weller (Enter Shikari, Young Guns) in una casa di campagna del ‘700, studio di registrazione e dimora comune, scelta per un’immersione totale in suoni, natura e chimica umana. La quasi perfetta pronuncia del cantante per testi tutti in inglese fa anch’essa la differenza. Ma poi, su tutto c’è la musica. Musica in libertà, legata al rock americano degli anni 90 (grunge, post grunge, rock fm o psichedelia che sia), ma allo stesso tempo, slegata e quindi non derivativa. Qui la differenza sta tutta nella indubbia tecnica della band (che gira a mille), ma soprattutto nella grande capacità di scrivere brani che al loro interno cambiano passo, atmosfere, diventando un momento rock puro e il momento dopo fluttuante ambient rock/pop. In più se si aggiunge la grande e innata attitudine a scrivere canzoni molto fruibili, possiamo dire con tranquillità che questo è disco da non perdere.

1)Ciao!! Presentatevi. Da dove venite, chi siete?
Ciao!!!! Siamo i Piqued Jacks un gruppo di fratelli cresciuti insieme a Buggiano (Pistoia) nei campi dietro casa, da cui siamo partiti per Roma, Milano, Londra, Glasgow, Austin, Los Angeles. Classe 2006, la formazione attuale è: E-King (voce, tastiere), Penguinsane (chitarra), littleladle (basso) e HolyHargot (batteria).

2)Quale è l’artista che maggiormente vi ha inspirati? Sapreste consigliare un lavoro uscito negli ultimi 5 anni che ritenete veramente degno di nota? Perché?
Ciascuno di noi ha il suo, anzi, i suoi. In ordine sparso, alcuni dei nostri spiriti guida sono: Brandon Flowers, Flea, Mike Mangini, Josh Homme, Chirs Martin, John Frusciante, Jared Followill, Ian Paice. Sul disco potrebbe nascere una discussione, quindi facciamo i narcisisti e diciamo “The Living Past” il nostro nuovo disco, che è un’infuso di tutte e quattro nel nostre anime, sicuramente un lavoro come pochi altri in quando a genuinità.

3)Parlateci un pochino del vostro ultimo lavoro. Come è nato?
“The Living Past” è stato prodotto da Dan Weller (SikTh, Enter Shikari, Young Guns), in una vecchia casa di campagna in Toscana, trasformata da noi in studio di registrazione e dimora per due settimane, con lo scopo di staccarci dal mondo e immergerci nella musica, nella natura e nei rapporti umani.

4)Quale è l’artista più sopravvalutato e quello più sottovalutato sulla scena musicale italiana e non e perché?
Difficile parlare per assoluti, ma tra gli artisti italiani più sopravvalutati in Italia, a nostro avviso c’è Motta. Non siamo fan della nuova ondata di cantautorato indie e non troviamo niente di interessante né nei suoi testi né nella sua musica. Ma preferiamo comunque che vadano avanti artisti cresciuti dal basso come lui piuttosto che i soliti nomi da grandi classifiche che non cambiano mai da vent’anni.
Tra gli artisti più sottovalutati invece c’è Daniele Celona; meriterebbe davvero di più. Il suo ultimo singolo, “Shinigami” è una bomba (ma non perdetevi anche il nostro, “Loner VS Lover”).

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