Intervista ATOJ

ATOJ

Bella realtà tutta tricolore gli ATOJ, math-post hardcore band di Lodi che nel nuovo EP

omonimo ha evidenziato una crescita a tratti sorprendente. Li abbiamo incontrati per

conoscerli meglio.

Come detto in apertura della mia recensione, se vi chiedessi di descrivermi il termine

“isterismo sonoro”, come lo definireste?

Ciao a tutti! Prima di tutto ci teniamo a ringraziarvi veramente tanto per l’ottima recensione, ci fa

piacere. Crediamo che la parola isteria definisca appieno il messaggio che volevamo dare: un

giusto mix di caos abbinato a quell’essere cupi, grezzi e disagiati che non guasta mai.

Siete una band di nicchia, proponete un genere musicale che di sicuro non otterrà mai una

visibilità tale da essere mainstream, ciò nonostante ci credete. Cosa vi ha spinto in questa

direzione e quali soddisfazioni vi ha dato finora essere parte di questo determinato filone

musicale?
L’unica cosa che ci fa andare avanti è semplicemente il fatto che ci piace suonare e fare

solamente quello che ci viene in mente, tutto in maniera spontanea e naturale.

Anche il posto in cui viviamo, le persone che incontriamo e tutte le emozioni affrontate giocano

un ruolo fondamentale, poi il resto vien da sè: più continui a fare quello che ti senti, più hai la

possibilità di raggiungere obiettivi che ti rendono orgoglioso (dal poter collaborare con realtà come

Memorial Records e 5 Feet Under e diysco.com, al poter organizzare eventi assieme a persone

che come te credono in quello che fanno.

Parlando di mathcore, nel corso degli anni il genere ha avuto la sua evoluzione. Ricordo

i primi Dillinger Escape Plan, così come la svolta “punk” data al genere dagli Every Time

I Die, la stravaganza dei Rolo Tomassi e via dicendo. Quale di questi sviluppi credete sia

stato inglobato nel DNA degli ATOJ?
Se parliamo di gruppi sicuramente il lato punk degli Every Time I Die e il math dei Dillinger Escape

Plan assieme anche a “nuove band” come Loma Prietra, Celeste e Birds In Row hanno avuto un

fortissimo impatto sul nostro percorso creativo.

Siete la classica live band in tutto e per tutto, lo si nota perfettamente anche all’interno del

nuovo EP. Per questo vi chiedo quanto sia complesso, o forse noioso, per musicisti come

voi, chiudervi in uno studio a scrivere brani?
Non è affatto noioso, anzi in realtà passiamo la maggior parte del nostro tempo a comporre e

provare (siamo dei precisini!). Curiamo molto anche i nostri live, cercando di calcolare ogni singolo

aspetto. Suonare dal vivo è quello che ci piace fare maggiormente e il luogo ideale dove andiamo

a massacrarci, nel vero senso della parola.


Parliamo appunto del nuovo EP, quando è nato, quali idee c’erano inizialmente e come si

sono sviluppati i lavori su ogni singolo brano?
Per questo EP avevamo pronte una decina di tracce, quelle che non abbiamo registrato non ci

piacevano per il semplice motivo che secondo noi non si sposavano bene assieme al resto dei

brani scelti. Abbiamo lavorato su idee che avevamo in mente, lavorando su ogni dettaglio e quello

che ne è uscito ci piace molto.

Guardando la tracklist, quale brano a vostro avviso rappresenta al meglio il nuovo corso

ATOJ e perchè?
Ogni brano ha un significato molto particolare: raccontano vari e particolari momenti della nostra

vita… Siamo cresciuti, per noi è come se fosse un nuovo inizio e il futuro non ci spaventa per

nessuna ragione al mondo! Tra tutte le canzoni “Demonophobia” è quella che rispecchia appieno il

nuovo cammino che vogliamo affrontare.

Per mixing e mastering vi siete affidati a Jack Shirley. Come lo avete conosciuto e come si è

sviluppata questa collaborazione?
Ci piacevano tutti i lavori e i gruppi con cui ha collaborato finora: siamo riusciti a rintracciarlo e lui si

è reso subito professionale e disponibile a lavorare con noi. Siamo molto soddisfatti di quello che

ne è uscito, ha saputo dare al nostro progetto quello che cercavamo.

Parliamo dei testi. Possiamo intenderli come un concept che li lega l’uno all’altro? Ve lo

chiedo perchè dai titoli si evince un certo legame.
Ogni titolo descrive in tutto e per tutto il testo, usando una sorta di parola chiave. Per quanto

riguarda la scelta dei titoli abbiamo anche cercato di portare all’estremo tentando di creare ancora

più disagio solamente leggendo il titolo! I testi descrivono tutto ciò che una persona nella vita trova,

cerca e prova.

Parliamo di live. Oggi suonare in Italia sembra essere cosa per pochi eletti. Come vedete

la situazione voi? Il fatto di muoversi nel filone DIY porta ancora ad avere risultati oppure

oggigiorno è tutto in mano alle agenzie?

Si fa veramente fatica a suonare in Italia, sembra difficile (alcune agenzie fanno solo i propri

interessi e pensano solamente a quello che fa comodo a loro) ma per fortuna ci sono moltissime

realtà che supportano, organizzano concerti e creano collaborazioni. Ora come ora l’aiutarsi a

vicenda è la cosa fondamentale che porta i giusti risultati ed è l’unica cosa che ci fa andare avanti!

C’è una reale trasformazione tra gli ATOJ che conosciamo su disco e quelli che ci si trova

davanti dal vivo?
L’idea iniziale era di creare un equilibrio tra il disco e live: quello che si ascolta nel nostro EP è

naturale al 100% e siamo semplicemente noi! L’unica trasformazione è quella scenica, nel senso

che dal vivo (come detto prima) finiamo veramente a massacrarci. Provare per credere, venite

a vederci, vi aspettiamo! Oppure se siete pigri su YouYube è presente il full set live del nostro

release party.

Quali dischi vi hanno portato a essere la band che siete oggi?
La lista sarebbe troppo lunga (dai Botch passando per Converge e Deafheaven), più che un disco

la nostra svolta è stata senza ombra di dubbio quando nel marzo 2012 abbiamo visto il concerto

dei Norma Jean e The Chariot al Tunnel di Milano: da lì in poi la nostra concezione è cambiata

completamente…


Cosa state ascoltando in questo periodo?

La maggior parte dei gruppi ve li abbiamo un po’ accennati nelle domande precedenti… Una cosa

di cui siamo contenti è che ci sono un sacco di band italiane che stiamo ascoltando con molto

interesse, che ci spingono a dare sempre di più e con le quali (la maggior parte) si è creata una

fortissima unione. Selva, Stormo, Filth In My Garage, Riviera, Fall Of Minerva, Aperture, Dags!,

Shizune, Labradors, Suirami, Ojne, Bastian, Gli Altri, Batien, My Distance, La Fine, Kaleidoscopic,

Bordo, Marmore e moltissimi altri. Vi consigliamo vivamente di ascoltarli perchè se lo meritano

davvero… Basta con questa storia che le cose belle ci sono solo all’estero, anche qui in Italia si

spacca!

Parlando di futuro, quali sono le novità che dobbiamo attenderci da voi?
Oltre a cercare date per promuovere il disco, siamo già al lavoro su pezzi nuovi. Ovviamente vi

terremo sempre aggiornati e non vediamo l’ora di vedere quello che succederà e di fare casino!

Un saluto ai lettori di Ondalternativa?

Un grazie di cuore a tutti voi, speriamo vi sia piaciuta l’intervista.

Grazie anche a voi ragazzi della redazione per averci dato la possibilità di questo spazio,

continuate così! Se siete interessati date pure “un’occhiata” al nostro nuovo EP

atoj.bandcamp.com

 

A cura di Di Golem

Tags

About the author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *