Intervista Felon

Una band che va in controtendenza, che fa dell’anima dark e di un sound tendenzialmente a metà strada tra il post e il rock. Questi sono i Felon e il loro debutto discografico “Bleak Bubble”.

Siete una band nuova ai nostri occhi, volete presentarvi e presentare il progetto ai nostri lettori?

Siamo prima di tutto quattro amici che suonano insieme dal 2008. I Felon nascono nel 2013 a Pisa come band Alternative Rock e sono composti da Aslaidon Zaimaj alla voce, Nicolò Caltabellotta al basso, Marco Moretti alla batteria e Jacopo Cecchini alla chitarra.

Il vostro debut “Bleak Bubble” è finalmente fuori. Volete raccontarci qualcosa a riguardo del processo di songwriting?

Negli anni passati a suonare insieme abbiamo trovato un nostro modo per comporre, di solito tutto parte da un semplice riff di chitarra al quale segueno il resto degli strumenti in modo molto naturale. In questo modo riusciamo a creare qualcosa di organico e per il momento ci sentiamo a nostro agio adottando questo metodo molto semplice. In futuro vogliamo provare a comporre musica in altri modi per non abituarci troppo a ciò che per noi è più facile fare.

La base stilistica da dove è partito il tutto sembra essere l’alternative rock, imbastardito da elementi crossover che hanno dato maggior vigore e potenza alla struttura dei brani. Come si arriva all’idea di voler proporre questo tipo di sound e quali sono le maggiori difficoltà nell’attuare il tutto?

In realtà siamo partiti dal crossover per poi dirigerci verso una direzione più morbida data la costante presenza di elementi melodici che continuavamo a sfornare. È stato un processo estremamente naturale: le scelte a livello di suoni sono andate di pari passo con gli arrangiamenti e sono frutto di ore di prove e di esperimenti in studio. La difficoltà l’abbiamo trovata solo nel doverci affidare a noi stessi senza troppi termini di paragone, se non i consensi del pubblico live.

Il binomio Felon/Deftones penso sia inevitabile, viste le similitudini in fatto di interpretazione e stile. Siete d’accordo con chi vi paragona a loro e quale caratteristica vorreste rubar loro?

Non ci dispiace questo paragone anche se crediamo sia semplicemente una conseguenza dell’uso di melodie melanconiche sostenute da uno strumentale che si avvicina a quello che si può definire Alternative Metal. Sicuramente siamo ispirati dall’unicità che li caratterizza e dalla capacità che hanno di creare scenari sognanti e romantici.

Perché un titolo come “Bleak Bubble”?

Perché rappresenta una realtà che purtroppo molte persone si ritrovano a vivere sulla loro pelle rendendosene conto troppo tardi. Si tratta di una gabbia che un individuo si crea dal momento in cui rifiuta il contatto con l’umanità e la realtà, pur sapendo quanto sia sbagliato perché alla fine questo atteggiamento può diventare una malattia.

Parliamo dei testi: con che spirito li avete scritti e di cosa trattano?

I testi sono stati scritti in un breve momento di lucidità, ispirati dagli eventi più recenti delle nostre vite: parlano di problematiche personali, lotta interiore, agonia e perdita di fiducia verso ciò che l’essere umano oggi rappresenta e sono spesso molto critici verso noi stessi.

Quali band vi hanno influenzato musicalmente e in chiave testi?

Musicalmente ci ispiriamo a band come Muse, Radiohead e Gojira. Per testi e tematiche Jeff Buckley e i Nine Inch Nails ci hanno influenzato molto.

Quanto tempo è servito a mettere in piedi il disco?

Ci è voluto molto tempo a causa di una serie di eventi personali che hanno rallentato la fase iniziale, inoltre scegliere dove e come produrre l’album non è stato facile. Risolti questi intoppi abbiamo preso di petto la situazione e abbiamo portato a termine il lavoro piuttosto rapidamente.

Cosa state facendo or ora in termini di composizione? Siete già al lavoro su del nuovo materiale?

Non abbiamo mai smesso di comporre nuovi brani, neanche durante la registrazione dell’album. Stiamo gia sperimentando nuovi elementi da integrare avvicinandoci a sonorità elettroniche, sicuri che il tempo e la pratica ci daranno una nuova direzione senza però perdere il nostro timbro e ciò che più caratterizza il nostro sound. Siamo impazienti di provarli dal vivo!

Cosa vi ha insegnato finora questo debut album?

Che la musica rende tanto quanto le dai, i sacrifici sono indispensabili ma le soddisfazioni arrivano, col tempo. Autoprodursi può non essere sempre la migliore delle soluzioni ma, date le circostanze, è stata una scelta per noi logica e siamo contenti del risultato.

Dal punto di vista live come vanno le cose? Avete qualche annuncio da darci in anteprima?

Non è mai stato facile trovare ingaggi e non pensiamo che cambierà molto d’ora in poi, ma sicuramente a settembre ci sarà il release ufficiale del disco nella nostra città natale (Pisa) e il prossimo anno cercheremo di far arrivare i nostri show il piu lontano possibile.

A voi la chiusura!

Vi ringraziamo per l’intervista e abbiamo apprezzato molto le vostre domande che ci hanno permesso di raccontarci.

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