Intervista Folkamiseria

Il quarto album dei Folkamiseria è un elogio alla follia, in bilico tra rock, folk, blues, reggae e pop, tra musica irlandese e dialetti italiani. Ogni canzone, ogni tappa esplorativa del percorso di fuga, ogni follia è un pretesto per sondare le proprie passioni liriche e musicali.
Nel disco, tra gli altri, tre ospiti speciali: Cisco (sua è la voce in “Un bicchiere”), Lorenzo Monguzzi (voce dei Mercanti di Liquore e chitarra di Marco Paolini, il quale si concede degli interventi recitati su “Fernet Blues” dopo aver firmato la revisione testi dell’intero album), e i torinesi Bandakadabra, i cui arrangiamenti swing infiammano “Caffeina”.

Ciao!! Presentatevi. Da dove venite, chi siete?
Folkamiseria, veniamo dall’alto Piemonte (cosa che ben si percepisce in alcuni nostri brani!). Nasciamo quasi 10 anni fa, quasi per gioco, all’interno di un gruppo di amici appassionati di musica Folk di matrice europea e non. Poi da li ci siamo evoluti, abbiamo iniziato a scrivere composizioni nostre e col tempo abbiamo cambiato organico e integrato più stili e diverse contaminazioni non folk come le sonorità funky, rock, reggae, rumba, sud-americane, pop. Non abbiamo mai amato le sonorità troppo distorte o pesanti, ma abbiamo sempre cercato di rendere il nostro live un concentrato di suono, tecnica e passione che permettesse di ballare dall’inizio alla fine.

Quale è l’artista che maggiormente vi ha inspirati? Sapreste consigliare un lavoro uscito negli ultimi 5 anni che ritevene veramente degno di nota? Perché?

Un artista che maggiormente ci ha ispirati come gruppo non c’è e non ci può essere visti i gusti differenti e le molte contaminazioni che portiamo nella band. Si può trovare un artista o più artisti relativi a diversi generi (ed anche al pensiero di ognuno di noi) dal quale abbiamo cercato di prendere le caratteristiche che più ci attiravano e integrarle nel sound del gruppo. E questi artisti spaziano dal jazz al rock, dal soul alla world music, dal folk all’elettronica, fino all’indie o al cantautorale: per tutti i generi abbiamo i nostri artisti di riferimento (o più di uno). Tra le produzioni degli ultimi 5 anni personalmente ho apprezzato “El Jiro” di Mucachito e “Panic” dei Caravan Palace per quello che riguarda la capacità di contaminare e di rendere omogenei stili tra loro differenti; “Parachute” del Trio Dhoore (trio folk belga) è invece un ottimo CD per quanto riguarda la capacità di comporre ed eseguire con strumenti tradizionali usati in maniera moderna. Se invece devo valutare le produzioni liriche, devo necessariamente andare poco più indietro di 5 anni visto che gli ultimi lavori che mi sono piaciuti sono di Alessandro Fiori e Gianmaria Testa. Andando a ragionare sull’impatto live, devo andare ancora più indietro: “Radio Bemba Sound System” è un esempio di come devono essere un CD ed uno spettacolo Live, così come “We Shall Overcome” di Sprinsteen con la Seeger Session Band. Potrei andare avanti ancora, e gli altri della band potrebbero intervenire e dire esattamente il mio opposto!

Parlateci un pochino del vostro ultimo lavoro. Come è nato?

La nostra ultima produzione in studio si intitola FOLLIA, il percorso di produzione è stato lungo e ponderato, alcuni brani sono stati composti in pochi giorni, altri hanno avuto un percorso più lungo, anche anni di “sedimentazione” fino ad arrivare al risultato attuale. La fase di arrangiamento è durata comunque diversi mesi, tempo necessario a poter integrare i gusti di tutti e sintetizzarli nei brani pubblicati, lavorando principalmente sulle musiche. Poi il passaggio in studio, dal revisore testi (Lorenzo Monguzzi) e dal produttore artistico per le necessarie modifiche e un mesetto più o meno costante in studio di registrazione tra di noi e con i guests per avere in mano il CD. Il ragionamento che ne sta alla base è quello di uscire con una produzione interamente scritta da noi, sia sui testi che sulle musiche (per un gruppo a matrice folk non è così scontato) che mantenga, pur sondando emisferi musicali lontani, un legame col nostro territorio. Per questo l’idea di Follia: una raccolta di storie più o meno incentrate sulla visione “provinciale” di vari aspetti della vita legata alle nostre consuetudini. E poi Follia perché, anche dal punto di vista musicale, si stacca nettamente dalle nostre produzioni precedenti, con sonorità che sfiorano persino il POP.

Quale é l’artista piu’ sopravvalutato e quello piu’ sottovalutato sulla scena musicale italiana e non e perchè?

Non mi va di giudicare il lavoro di altri musicisti citando quelli che a gusto mi trasmettono qualcosa o meno. Posso solo affermare che a livello personale ritengo più di metà dell’indie italiano estremamente sopravvalutato e fatto unicamente di clichè lirici e di mancanze musicali, colmate solo dal tipo di produzione… ormai il mondo dell’indie sembra aver perso la connotazione di “indipendenza” dal mercato, con quel senso di libertà che ciò dovrebbe comportare; sembra ormai che la definizione di indie faccia tendenza e si sfornino prodotti discografici uno dietro l’altro, alla stregua delle major, tutti con le stesse prerogative musicali e poche idee dietro. Detto ciò non ho problemi ad affermare che alcuni artisti del circuito indie sono a tutti gli effetti ottimi sperimentatori, musicisti e parolieri che stimo.

Progetti per il futuro?

Cercare di farci strada non solo per le nostre interpretazioni di brani di world e folk music, ma anche per le nostre composizioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *