Intervista Helloween

In una soleggiata giornata milanese, ho avuto il piacere di intervistare il cantante degli Helloween Andi Deris, in giro per il mondo per la promozione del loro ultimo album “My God-Given Right”.

Chi sono gli Helloween nel 2015?

Nel 2015 stiamo celebrando i nostri 30 anni di vita, una storia fantastica che parte dagli anni 80 e arriva fino ad oggi, e chissà per quanto ancora!

Siete da tempo grandi frequentatori dell’Italia, quali sono vostre impressioni sul nostro paese?

Per me l’Italia, insieme alla Spagna, è uno dei pochissimi paesi dove si può vivere, e dove la gente effettivamente vive! Certo, in paesi come la Germania tutto funziona meglio per via di una distribuzione di maggior denaro, però questo non è il mio modo di vivere; va bene lavorare per vivere ma non vivere per lavorare. Vivere significare fare ciò che ci appassiona e ci diverte. Comunque per il resto mi piacciono molto Firenze, Roma, Venezia e soprattutto Bologna, e ovviamente tutta la vostra cucina, veramente straordinaria.

3) Come sta il metal in questi ultimi anni secondo te?

Sto notando fortunatamente una nuova notevole crescita verso il genere più bello di tutti! Sono felicissimo che sta crescendo in molti paesi del mondo, soprattutto in Germania dove ha riavuto un incredibile picco tanto che con “Straight out of hell” (l’album precedente di My God Given-Right, ndr) siamo arrivati quarti in classifica generale! In Giappone anche sta crescendo, ma loro sono sempre stati grandi fan del metal! C’è una forte crescita in tutta la Scandinavia, dove siamo entrati in classifica grazie a “The Dark Ride“ (ndr Album del 2000, il nono della loro discografia), e qualcosa si sta riscuotendo anche in Italia e in Francia seppur lì rappresenta una tendenza che cresce abbastanza piano, ma comunque cresce! Il Metal è un genere che si sta confermando molto stabile come apprezzamento generale da parte del pubblico, più di jazz e altri generi evergreen.

“My God-Given Right”, il vostro ultimo album, ci sono differenze o analogie con altri

vostri lavori?

In “My God-Given Right” abbiamo voluto prendere vari elementi e influenze di ogni decade della nostra attività e provare a farne un unico prodotto, quasi come se fosse un riassunto della nostra storia. Non c’è mai troppa differenza nell’elaborazione dei nostri album, c’è una logica crescita data dalla crescente esperienza, però in sintesi noi facciamo sempre quello che sentiamo e comunque, quello che ci piace, in piena e perenne libertà. Questo però ha talvolta turbato il pubblico! Ad esempio “Chameleon” non è stato apprezzato perché ha eccessivamente spiccati elementi pop, così come lo stesso “The Dark Ride” non venne apprezzato subito dal pubblico, però è l’album che ci ha aperto tante porte in altri paesi del mondo.

Tra i vari pezzi del disco “Creatures in heaven” la considero un vero e proprio gioiello, tra i brani migliori che abbia ascoltato della vostra discografia. Qual è la canzone a cui sei più legato all’interno di “My God-Given Right”? La stessa “Creatures in heaven” e anche “Lost in America” sono veramente degli ottimi pezzi, però, obiettivamente, come si può scegliere il migliore tra 16 “figli”?

Li ami tutti alla stessa maniera!

Come descriveresti il vostro pubblico?

Ci sono due tipi di pubblico, da una parte ci sono i “vecchi”, quelli che ti seguono da sempre e che di solito sono più attaccati agli anni ’80; loro non vogliono che tu cambi mai e pensa che per loro io sono ancora il nuovo cantante (Andi è negli Helloween dal 1993, ndr). Inoltre solitamente sono quelli che si lamentano di più per i nuovi album. Dall’altra c’è la nuova generazione che ha imparato a conoscerci con “The Dark Ride” e a loro non importa molto che la band segue un proprio stile ma vogliono che i nostri siano album complessivamente buoni: diciamo che si godono più la musica che il gruppo. Talvolta però accadono cose che non capisco:un ragazzo qualche tempo fa si era lamentato che 30 canzoni in un album sono troppe, quando penso che un gruppo dovrebbe pubblicare più materiale possibile per un album, e che ai fan possa fare solo che piacere! Non si può accontentare tutti, qualsiasi cosa tu faccia ci sarà sempre chi sarà in disaccordo con le tue scelte e, nonostante tutto, giuro su dio che di solito sono i vecchi fan quelli che si lamentano di più.

Che consiglio ti sentiresti di dare a chi si vuole avvicinare alla musica?

E’ molto importante imparare da un bravo maestro, farlo seriamente e costantemente, poi però è altrettanto importante staccarsi dal maestro stesso, e anche il prima possibile, per trovare il proprio stile, l’elemento più importante per un musicista. Se stai troppo con un maestro e lo imiti questo rischia di rovinare il tuo modo di relazione con la musica, lo altera, e quello che produrrai sarà già sentito, la gente lo riconoscerà. Se si vuole fare della musica propria, della buona musica, allora bisogna cercare la propria strada, il proprio stile appunto. Però è proprio questa la cosa più difficile, perché mettere la propria anima, sé stessi, è ovviamente rischioso, a molta gente probabilmente non piacerà, soprattutto all’inizio, e questo è molto doloroso, ma va fatto, e una volta che percorri la tua strada con passione, prima o poi le soddisfazioni arrivano. Credimi, la gente che urla le TUE canzoni rappresenta una della cose più belle del mondo, chi se ne frega dei soldi.

 

A cura di TheSydAnto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *