Intervista Mad Shepherd


Ho avuto il piacere di fare due chiacchiere con Stefano Di Pietro, frontman dei Mad Shepherd, pochi giorni prima del
Concerto al Lanificio 159 di Roma in programma il 25 marzo, in occasione del quale verrà presentato al pubblico il loro
primo Album “Monarch”.


Monarch è un Concept album che prende il nome da un progetto della Cia degli anni 50-60
avente come scopo il controllo della mente umana.
A mio parere il protagonista indiscusso di tutti i dieci pezzi è l’individuo nella continua ricerca
verso se stesso, nelle relazioni interpersonali e nei confronti della Società.

Sì è così, l’idea di fondo è una metafora della Società, una distopia che rappresenta le singole situazioni
di vita dell’uomo nelle relazioni interpersonali e nella Società.
In ogni canzone è presente una parte della vita dell’individuo, c’è molta politica, rapporto tra potere ed
individuo, come in “Sick Man of Europe” in cui si parla delle proteste in Turchia o in “Blood thief”.
In “Serial Number 64”, ad esempio, si parla del lavoro, è un pezzo molto particolare perchè parla di un
suicidio, abbiamo anche avuto un patrocinio dall’Associazione “Prevenire il Suicidio”. E’ la storia di un
lavoratore, della lotta interiore che nasce dal sentirsi responsabile di una situazione lavorativa difficile,
la storia finisce male, ma il ritornello è una spinta a continuare ad andare avanti, “breath, take another
breathe”.
Ci sono poi anche canzoni intime e personali come “So it goes” e “California” che parlano di relazioni
personali difficili.


California mi incuriosisce, ne parli spesso ed è uno dei pezzi sui quali avete fatto un video. Ha
un’importanza particolare per te?

E’ una canzone autobiografica, sono stato ispirato sia dall’esperienza avuta in California in quanto ho
vissuto lì un anno e mezzo, sia da una relazione molto passionale che ho avuto con una ragazza.
La cosa suggestiva è che nella canzone la figura della California e quella della ragazza in qualche modo
si confondono.
Un’altra canzone a cui sono molto legato è “So it goes”. Anche qui l’ispirazione deriva da una relazione
personale, ma in realtà si parla in via universale dell’organizzazione sociale delle relazioni, di relazioni
infantili, infantili rispetto al modo in cui le viviamo.
Posso dire, in generale, che le storie personali sono fonte di ispirazione per me, sono una partenza per
l’esattezza, ma poi il pezzo acquisisce una vita propria.


Come avete scelto il nome dell’Album?

Il nome lo ha scelto il bassista, noi avevamo già 9 pezzi, lui è uno psicologo che si interessa di storie
assurde, leggendo i testi si è ricordato di questo progetto della CIA e così ha deciso il titolo ed è nato il
Concept.
La canzone “Monarch” è nata invece dopo. Avevamo un testo embrionale che ci piaceva e su quello
è nata “Monarch”. E’ ispirata alla tecnica del controllo mentale, quindi in parte richiama il progetto
della CIA, ma in realtà è la storia – raccontata nel video – di un cantante che, attraverso una tecnica di
controllo mentale, diventa una pop star al servizio di un ente controllore. In sintesi è una storia ispirata
al Monarch ma non parla del Monarch.

Nei testi delle canzoni spesso ritorna il tema della rinascita, del riscatto. Ad esempio mi piace
molto la frase di Rising “If you wanna take the right way, than forget all the road signs. E’ un
pò come dire: bisogna perdersi per ritrovarsi?

“Rising” è uno dei pezzi più orientati allo slancio positivo, il meno cupo insieme a “Rebirth”, in
quest’ultimo però c’è l’up and down, la parte negativa e la rinascita. E’ costruito su un sistema di
metafore legate alla direzione spaziale rispetto agli stati d’animo, ci sono riferimenti linguistici e fisici
legati allo scendere, e dunque allo stato emotivo del sentirsi giù, dopo di chè c’è la risalita collegata ad
una crescita di dinamica. E’ un pezzo molto cognitivo.


Domanda classica ma d’obbligo, come nascono i vostri pezzi?

Di solito è il chitarrista che arriva in sala prove con un riff di chitarra o un giro di accordi, ma spesso
anche il bassista o qualche volta anche io, lo sentiamo, ci stiamo un po’ su insieme ed io generalmente
faccio un po’ “il taglia e cuci” di tutte le idee e, sempre in sala prove, lavoro ad una bozza di melodia. In
studio anche si fa un grosso lavoro.
Dopo di chè compongo io la melodia definitiva ed i testi, ma in un successivo momento e da
solo…..Ho bisogno del silenzio e della tranquillità, magari di qualche luogo particolare, per avere
l’ispirazione giusta.

Avete fatto due video, Monarch e California. Entrambi mi sono piaciuti molto, raccontami
come sono nati.

“Monarch” è fatto in green screen, lo scenario della metropoli post moderna è stato creato al computer.
Il regista, Stefano Poletti, è molto affermato nella scena indipendente italiana(Baustelle, Zen Circus)
“California” è stato girato da un altro regista, Marco Gallo, molto giovane ed altrettanto stimato.
Per entrambi i video abbiamo lavorato molto insieme al regista, le sceneggiature le ho scritte io, poi
chiaramente le mie idee sono state visivamente interpretate dal regista stesso.


Sono purtroppo note le difficoltà per le band emergenti di trovare etichette che credano in loro.
Chi sono la Limited Music e la Suburban Records?

Siamo entrati in contatto con la Limited Music tramite il nostro produttore, Walter Babbini. Hanno
sentito il disco e gli è piaciuto molto, hanno così cercato di trovare un accordo internazionale per la
distribuzione e ci sono riusciti firmando con la Suburban Records. In questo modo il cd esce quasi
come fosse un prodotto estero, e dovremmo suonare anche in Europa!!!


Il 25 è il gran giorno. Release Party di Monarch al Lanificio 159 di Roma. Immagino sarete gasatissimi
per l’evento. State preparando qualcosa? Che tipo di performance ci dobbiamo aspettare?

Ci sarà un visual artist che farà delle performance live mentre noi suoniamo. Praticamente lui parte da
un’immagine ispirata da noi e la modifica come fosse un’onda sonora, come se suonasse le immagini
durante il live.
Per quanto riguarda il set abbiamo fatto dei collegamenti tra i pezzi orientati al live, le pause sono quasi
zero. Ci sono delle parti con dinamica alta laddove abbiamo pensato che lo spettacolo avrebbe potuto
subire cali di attenzione.
Poi faremo un pezzo in una versione acustica.


Cosa avverrà dopo? Avete già fissate delle date, in Italia o all’estero?

Ci stiamo organizzando per partecipare a dei festival in estate in Italia, partendo dalla Sicilia per andare
verso nord.
Poi siamo in attesa di alcune proposte da parte dell’etichetta Olandese per tour in Europa, oltre a vari
appuntamenti spot in Italia che però ora non svelo!
A Roma dovremmo tornare a suonare ma non subito, vogliamo suonare in modo omogeneo in tutta
Italia. In realtà vorremo stare sempre in tour nei prossimi mesi!!
Questo è il nostro sogno!!!

Cari Mad Shepherd siete ad un passo dal realizzarlo!!!!!!

Tutti al Lanificio 159 il 25 marzo!!!

https://www.facebook.com/events/784728798263604/

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