MOTHERKISSERS
Il loro sound è un mix tra crossover di fine anni ’90 e metal di ultima generazione,
il tutto condito da melodie ben strutturate e groove avvincente.
Questo è quanto
troverete in “Cage the water”, disco che a distanza di mesi dalla sua pubblicazione
riesce sempre a risultare piacevole all’ascolto.
Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di Ondalternativa. Partiamo facendo un
bilancio di come è stato il 2014 in casa Motherkissers?
Ciao a voi e buon 2015! Dunque, il 2014 è stato un anno estremamente positivo per la
band, a giugno è uscito il nostro primo album “Cage the water”, abbiamo firmato un ottimo
deal con Memorial Records e abbiamo suonato parecchio in giro per l’Italia e per l’Europa.
Il proposito, per il 2015, è fare molto di più in termini di live.
“Cage the water” è disponibile da qualche mese sul mercato. Come è stato il
responso di pubblico e critica?
Fondamentalmente molto buono (in alcuni casi ottimo), anche se abbiamo avuto diverse
recensioni non “brillanti”, diciamo così. Per un bel po’ siamo stati sull’ottovolante, divisi
tra pareri entusiasmanti e altri ai limiti dell’insulto. Benissimo, abbiamo raggiunto il nostro
scopo che è quello di suscitare emozioni. Probabilmente, ci siamo riusciti.
Parliamo del disco: al suo interno troviamo ampi richiami alla scena crossover/
nu metal di inizio nuovo millennio. Cosa vi ha spinto verso questa strada, spesso
criticata al giorno d’oggi?
Beh, partiamo dal fatto che tutti i pezzi sono stati scritti in un arco temporale di tre anni,
cioè dalla nostra nascita fino alla vigilia dell’entrata in studio per cui in alcuni, crediamo, si
senta più marcata l’influenza, mentre in altri di meno. Però, va detto che veniamo tutti da
quel background che, gioco forza, ci ha portato a determinati tipi di composizioni. Anche
se non ci consideriamo una band prettamente nu-metal.
Il disco vanta diverse tipologie di soluzioni, da quelle più melodiche (passando
per un singolo come “Aeons”) ad alcune più heavy. Come sono state strutturate le
lavorazioni di “Cage the water”?
Ogni pezzo, ogni nota, ogni parola nasce dall’istinto. Nulla è costruito a tavolino ma fatto
scorrere liberamente. Tutto ciò che si sente nel disco è assolutamente scevro di forzature
particolari. Abbiamo inserito tutto quello che ci piaceva e ci piace.
Parliamo delle liriche, cosa avete trattato all’interno dei vostri testi?
I testi sono scritti da Dan il quale si è lasciato influenzare da esperienze personali
o da avvenimenti intorno a lui. Fondamentalmente, il filo conduttore è l’indifferenza
totale dell’essere umano a tutto ciò che sta avvenendo intorno a lui. Nessuna presa di
coscienza, nessuna responsabilità, nulla. Non è un discorso politico, o, almeno, lo è in
parte, ma di tipo culturale, ambientale.
Una nota dolente – critica del tutto personale – è l’artwork. Su quale idea è nata
questa grafica?
Oh beh, grazie del tuo parere, fin quando siamo nell’ambito delle critiche costruttive,
ascoltiamo chiunque! (risate) Detto questo, si tratta di un concept che abbiamo sviluppato
partendo da un’immagine trovata su Flickr che ci è piaciuta molto, tanto che abbiamo
contattato l’autore il quale ci ha concesso l’utilizzo. Ci abbiamo poi lavorato a lungo con
la nostra grafica di fiducia sviluppando il concetto di “Cage the water”. Imprigiona l’acqua,
cosa, fondamentalmente, impossibile. Elemento tumultuoso, impetuoso che non conosce
ostacoli di sorta. Nell’immagine, invece, troviamo delle gocce d’acqua cristallizzate, quindi
“acqua ingabbiata”.
Earthone 9, Deftones, System Of A Down, Incubus. Questi a prima vista potrebbero
essere i nomi principali in fatto di influenze. Siete d’accordo? Cosa vi accomuna a
vostro avviso a queste band? Quali altre ci siamo scordati di menzionare a vostro
avviso?
Grazie mille del paragone con band alle quali siamo affezionatissimi. Certamente, ci
sono loro ma anche 36 Crazyfists, Nonpoint, Refused, Every Time I Die, Alice in Chains,
Soundgarden e altre mille. Cosa ci accomuna, non sapremmo dirlo, si tratta di band così
grandi alla fine, che avvicinarci a loro ci sembra, quasi, sacrilego.
Dal punto di vista live noto che avete sempre un bel daffare. Come si arriva in totale
autonomia a riscuotere un così ampio successo in chiave on the road?
La domanda da farsi, come band, è questa: come possiamo farci conoscere da più gente
possibile oggi? Solo attraverso i live. Se siamo lì ad aspettare che il nostro bel dischetto
faccia tutto il lavoro, buonanotte. Nessuno verrà mai a dirci quanto siamo bravi, belli… Se
non tocca con mano la proposta. Per cui, sin dal principio, siamo stati sempre d’accordo
sul muoverci il più possibile perchè, innanzitutto, ci piace da morire e poi per le motivazioni
menzionate sopra. E cerchiamo di farlo al massimo delle nostre possibilità.
Quali sono le maggiori difficoltà per una band come i Motherkissers oggi come
oggi?
Onestamente, la difficoltà maggiore sta nel farsi largo tra le migliaia di band che si
svendono, sin dal primo giorno, proponendosi anche gratis senza nemmeno tentare la
gavetta che ogni gruppo dovrebbe fare. Ti permette di crescere e correggere gli errori nei
quali, per forza, si incorre quando si manca di esperienza.
Quali sono i progetti in cantiere per il 2015?
Andare sempre più avanti con i live, la nostra linfa vitale e arrivare in posti dove non siamo
ancora stati.
Anche Oltreoceano?
Chissà…
Il miglior disco del 2014?
Monuments, Architects, ETID, Chevelle.
Un saluto ai nostri lettori?
Innanzitutto, buon anno a tutti! Grazie per aver letto queste righe e vi aspettiamo ai nostri
live per un saluto o una bevuta, se volete. E grazie a Ondalternativa per questo spazio, a
presto!
Intervista a cura di Golem
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