Intervista No Frontiers

Ricky dei punk-rockers No Frontiers ci racconta tutto su “Moving Forward”, il giusto compromesso tra old e new generation del mondo musicale alternative.

Ciao ragazzi, volete presentarvi ai nostri lettori?

Grazie per l’ospitalità! Dunque, i No Frontiers nascono nel 2000 come trio, formato da Daniele alla batteria, e da Alessandro e Riccardo alle chitarre e voci. Dopo l’avvicendamento di un paio di elementi, dal 2002 James si è unito alla band in qualità di bassista per il successivo decennio, in cui abbiamo calcato i principali palchi dell’hinterland milanese, cercando sempre di prediligere l’attenzione ai nostri brani inediti, dato che abbiamo pubblicato 3 lavori in studio. Infine nel 2013, Ettore si è unito alla band come bassista; nonostante 10 anni di età lo separino dagli altri tre componenti, ha apportato un miglioramento alla qualità della band, contribuendo in maniera fondamentale alla creazione di un nostro sound personale.

Siete in giro dal 2000, che per il movimento punk hardcore è stato probabilmente il periodo d’oro a livello mondiale. Cosa vi ha spinto a imbracciare gli strumenti e a dare vita alla band? Che ricordi avete di quei primi momenti passati assieme come No Frontiers?

Siamo la classica band nata sui banchi del liceo, quando ancora Internet non aveva rivoluzionato il modo di ascoltare e fare musica, e ancora si spacciavano musicassette o compilation tra amici, per far conoscere o ascoltare questa o quell’altra band. Alcuni di noi già suonavano altri strumenti sin da piccoli, altri si sono avvicinati al proprio strumento folgorati da band come Nirvana o Green Day: fatto sta che Ricky, Ale e Dani si conoscono dal 1990, ed è emerso sin da subito che quell’ondata punk hardcore a cui fai riferimento era un passione comune a tutti e tre gli elementi. Da lì, la scelta di strimpellare assieme le proprie canzoni preferite nella saletta più vicina a casa, bè, è stata un passo praticamente inevitabile!

Cosa vi manca di quegli anni?

Senza ombra di dubbio il tempo. A quell’età hai ore e ore da poter dedicare al tuo strumento, a scrivere canzoni in ogni momento, a piazzare due ore di prove tutti assieme praticamente ogni pomeriggio. Sia chiaro, l’entusiasmo e la voglia di fare attualmente non ci manca affatto, anzi, esattamente il contrario! Ma ognuno di noi ha intrapreso quattro scelte di vita abbastanza eterogenee, e anche solo provare una volta a settimana diventa quasi un’ìmpresa organizzativa non da poco.

All’attivo avete diverse autoproduzioni, arrivando oggi all’uscita di “Moving Forward” via This Is Core Records. Se non erro la curiosità dietro a questa uscita è che il disco fu licenziato DIY lo scorso anno e oggi disponibile attraverso questa label. Ci spiegate come sono andate le cose e cosa vi ha spinto a firmare per la label genovese?

Abbiamo dedicato parecchio tempo, sforzi ed energie per produrre “Moving Forward”. Il risultato è stato un lavoro che ci è piaciuto sin dall’inizio, e ci ha convinto ascolto dopo ascolto: per questo motivo non abbiamo esitato un attimo e abbiamo percorso la strada DIY, senza però rinunciare alla ricerca di etichette interessate a collaborare con noi, sia per questo lavoro sia – ci auguriamo – per opere future. This Is Core è un nome che abbiamo sempre associato negli anni a band di cui abbiamo apprezzato sound, lavori in studio, concerti dal vivo. Ragion per cui, quando abbiamo ricevuto il loro interesse verso il nostro ultimo disco, non abbiamo esistato un secondo nell’accettare di collaborare con loro.

Il disco mi sembra tratti tematiche ed esperienze vissute in prima persona. Come nasce un vostro brano e quali sono i temi trattati nei testi del disco?

Uno dei motivi per cui siamo orgogliosi di “Moving Forward” è proprio il modo in cui sono stati creati i brani. Ogni pezzo è nato da un accenno di riff portato in sala, o da un’improvvisazione iniziata senza troppe pretesi. Ad ogni spunto buono, ci siamo messi tutti e 4 assieme a sviscerarlo, suonarlo in vari modi, finché non arrivava una quadra che ci convincesse sotto ogni punto di vista. C’è stata molta sintonia sin dall’inizio della stesura dei pezzi perché non ci siamo mai arenati o fermati in punti morti, è tutto venuto fuori in maniera molto fluida, lineare, spontanea. Le tematiche di “Moving Forward” ruotano attorno ad esperienze personali o ispirate ad avvenimenti e sentimenti comuni a tutti i membri della band. Si spazia da “Delay”, una sorta di breve biografia della band racchiusa in 3 minuti, fino a “Hiccups”, un urlo di sfogo verso chi tenta di limitare sogni e ambizioni; dal tributo a Steve Albini di “1059, W. Addison St.” sino a “Wake Up Call”, un augurio sincero di buona fortuna rivolto a chi ha intrapreso altre strade diverse dalle nostre. Il tutto corredato da un paio di inni generazionali sull’attuale situazione del lavoro (“Scream Your Name!”) e della musica emergente (“Hobo Soul”) nel nostro paese, oltre a brani più intimi e personali quali “Counting Down the Days”, “Semplice” e “Paradox”.

Musicalmente invece vi vedo oggigiorno più inclini all’alternative rock che al punk-rock, o mi sbaglio? Volete raccontarci come siete giunti a questa evoluzione artistica?

Abbiamo ricevuto pareri contrastanti su “Moving Forward”: alcuni lo ritengono come un disco pienamente punk-rock, altri – come te – vedono un distaccamento dal genere con cui abbiamo iniziato tanti anni fa, e lo definiscono più come “alternative rock”. Noi ti possiamo dire che in 16 anni, sia come musicisti che come individui, abbiamo subito numerosissime e disparate influenze. La passione per il punk-rock è ciò che ci ha unito sin dagli esordi ed è il nostro punto di partenza, però siamo d’accordo con la tua valutazione: ognuna delle 9 tracce che compongono l’album strizzano l’occhio, in maniera più o meno velata o volontaria, ad altri generi musicali. Questa scelta racchiude lo spirito che si cela anche dietro al nome No Frontiers, ovvero sperimentare nuove strade per il semplice gusto di trovare un sound personale e che ci soddisfi, indipendentemente dal nome di genere che gli si voglia attribuire.

Qual è stata la cosa più complessa nel mettere in piedi questo disco?

Abbiamo iniziato le registrazioni di “Moving Forward” in pieno luglio: quindi, oltre al caldo torrido dello studio, è stato sicuramente complesso incrociare i vari impegni con il calendario dello studio. Va però detto che Bios Music, dove abbiamo inciso l’intero disco, ci ha trattato con i guanti bianchi, alleggerendoci un po’ da queste preoccupazioni.

Arrivate da Milano. Quanto vi ha ispirato la vostra città e quali band locali sentite vicine al vostro progetto?

Nella tracklist del disco trovi il brano “Hobo Soul”, nel quale trattiamo in maniera apertamente critica quello che sta accadendo al panorama musicale nel nostro paese, dal punto di vista di chi come noi vive direttamente la scena emergente. La maggiore influenza di Milano sul nostro operato è proprio in questa canzone, specialmente perché negli ultimi anni abbiamo assistito alla chiusura di tanti locali importanti sia per noi che per la scena metropolitana. Sono tutti eventi tristi che ci hanno fatto riflettere su come sia realmente la situazione al giorno d’oggi, ma che allo stesso tempo ci hanno fatto venire ancora più voglia di impegnarci e di tentare, col nostro piccolo contributo, di mantenere accesa e vitale la scena emergente della nostra città assieme alle numerose band emergenti che, specialmente nell’ultimo anno, hanno pubblicato lavoro davvero interessanti.

Qualche nome su tutti? Black Star Furies, Psychords, On the Rocks, The Twerks… Dal punto di vista live come procedono le cose? C’è ancora spazio per le band emergenti nei club italiani?

Ad oggi abbiamo principalmente vissuto la scena milanese, e va detto che è sempre più difficile proporsi e farsi ascoltare da un club che supporti la scena emergente. Per fortuna di mosche bianche se ne trovano ancora, e capisci sin da subito se gestiscono un club per vera passione, o come fosse un locale come un altro: sono un patrimonio da supportare e tutelare con le unghie e con i denti. Tuttavia se pensiamo ai nostri primi anni, bè, ti manca l’ossigeno…

Cosa state facendo in questo periodo a livello di band?

Abbiamo un paio di live entro la fine del mese, ma in questo momento ci siamo concentrando principalmente sulla promozione del disco e sulla stesura di un calendario live al rientro dalle ferie estive, sperando di poter portare in giro le note di “Moving Forward” il più possibile. Inoltre a breve inizieremo le riprese per il video di “Paradox”, il nostro secondo video, che sarà sempre diretto da Mr. Teko O’Liax. In molti (e siamo d’accordo sul giudizio) dicono che sia la canzone più punk-rock del disco, e ti possiamo assicurare che il video non sarà da meno…

Cosa bolle in pentola per la seconda parte dell’anno in chiave No Frontiers?

Stiamo stilando un calendario di live a partire dall’autunno, ci auguriamo di re-iniziare a macinare live da settembre in poi. Oltre a quello di “Paradox”, stiamo anche lavorando ad un terzo video da rilasciare entro la fine del 2016 e poi, pian piano, inizieremo a porre le basi per il prossimo disco in studio.

Un saluto ai nostri lettori?

Vi ringraziamo per lo spazio che ci avete concesso! Ricordiamo a tutti i vostri lettori che possono trovare “Moving Forward” su tutti le principali piattaforme digitali (iTunes, Amazon, Spotify…). In attesa del video di “Paradox”, potete gustarvi il video di “Delay”, il nostro primo singolo, sul nostro canale ufficiale Youtube, “NoFrontiersTv”. Infine stiamo preparando il calendario live per il prossimo autunno e vi consigliamo di piazzare un Like sulla nostra pagina Facebook (/nofrontiersband) per essere sempre aggiornati su ciò che facciamo! Alla prossima!

 

A cura Di Golem

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