Intervista Shiny Black Anthem

Da poco è uscito“Crawling Back Home”, il quarto singolo estratto da Unbreakable, l’album di esordio dei Shiny Black Anthem. Un progetto nuovo ed interessante, destinato a crescere sempre di più, grazie alla bravura e alla carica irrompente dei quattro componenti della band di Roma. Noi di Ondalternativa li abbiamo intervistati, in attesa di scoprire quali sorprese ci riserveranno per questo nuovo anno in arrivo.

Innanzi tutto, grazie per la vostra grandissima disponibilità. Come nasce il progetto Shiny Black Anthem?

Il progetto nasce da un’idea di Daniele, autore/compositore dei brani, che voleva dare “voce” alle sue canzoni; quest’ultimo scova Sara in un video di Youtube e nasce una collaborazione alla quale successivamente si aggiungono Marco alla chitarra e Danesh alla batteria.

Chi ha scelto il nome del gruppo e cosa significa?

Il nome originario, scelto da Daniele, era Black Anthem (ispirato dall’album di una band Svedese di nome Gemini Five), ma ritenuto troppo “cupo” rispetto al genere proposto. Si è deciso quindi di aggiungere la parola Shiny per creare un dualismo all’interno del nome stesso.

Avete gusti musicali abbastanza eterogenei, che spaziano dall’Opera a Nikki Sixx (il quale, tra l’altro, ha commentato con “Good Job” il video di FADE INTO WHITE), passando per Lucio Battisti e Lady Gaga. Quali sono, però, i gruppi/artisti singoli che più vi hanno influenzato musicalmente nel corso di questi anni e ai quali vi sentite più debitori per la vostra crescita sia musicale che individuale?

Coralmente come band possiamo citare Bring Me The Horizon, Placebo, Radiohead, Asking Alexandria come ispirazioni per il nostro sound, individualmente le influenze sono varie, dal rock classico, all’alternative Italiano passando per Nu-metal e band mainstream internazionali!

In epigrafe a FADE INTO WHITE compare una citazione tratta da un libro di Barbara Brown Taylor “Learning to Walk in the Dark” in cui si sottolinea quanto sia importante fare esperienza dell’oscurità per riuscire davvero a vedere la luce. E questo è anche in parte il viaggio metaforico che si evince nei vostri testi. Che significato ha questa frase per voi e in che modo è relazionata con il vostro percorso artistico?

Esattamente. Il messaggio di fondo è che tutto serve da lezione e nell’oscurità a volte si trova la forza per tornare a splendere! Nella nostra, seppure brevissima, storia abbiamo incontrato delle difficoltà dovute a fattori esterni alla band, ma abbiamo sempre superato tutto in modo corale, e da qui l’idea per il nome dell’album: UNBREAKABLE [in inglese “indistruttibile”, n.d.r.] !

Una componente presente in tutti i vostri video è la dimensione live: siete sempre presenti voi che vi esibite sul pezzo. Voi siete nati sul palco, com’è il vostro rapporto con la musica dal vivo?

Siamo musicisti che amano suonare strumenti veri e live siamo una rock band senza fronzoli con una sessione ritmica rocciosa e potente: chitarre ad alto volume, melodie canticchiabili anche dal pubblico…ed una componente visiva notevole. Tutto ciò fa delle nostre esibizioni un divertimento sopra e fuori dal palco!

Avete avuto ottimi consensi negli ultimi mesi e non siete passati indifferenti neanche a PLAYBOY, che per due volte ha parlato di voi, lusingando la bellezza della vostra frontwoman Sara. Vi spaventa un po’ il fatto di essere apprezzati esteticamente o che comunque il fattore estetico possa prevalere in qualche modo su quello qualitativo della vostra musica?

La nostra forza sono le canzoni; l’immagine che abbiamo è un modo (naturale, non forzato) di farci conoscere! Sara è per prima cosa una grande cantante, e la sua anima rock fa il resto, sia sul palco che sulle copertine!

La scena musicale di questi ultimi anni è stata caratterizzata dalla predominanza, anche abbastanza massiva, di fenomeni principalmente provenienti da realtà indie. Ed è questo un genere che dalla nicchia sta ottenendo sempre più successo soprattutto presso i giovanissimi. In tutto ciò, qual è il futuro del rock italiano in questo contesto in cui chiunque, prendendo una chitarra e abbozzando due parole a caso (anche stonate), diventa un fenomeno nazionale?

E’ vero, ma probabilmente si tratta di un fenomeno destinato a durare quanto un vincitore di un reality… Noi siamo cresciuti con l’immaginario di musicisti dotati di gusto, personalità spiccata, tecnica all’altezza. Per questo non seguiamo la moda “indie”. Per indie continuiamo ad intendere band come The Killers, The Strokes, ecc. Quella era una scena interessante!

Ultima domanda: progetti in cantiere? Che novità ci dobbiamo aspettare dai Shiny Black Anthem per il futuro?

Ci prepariamo ad un tour italiano per il 2017 con delle date a Roma tra novembre e dicembre. Nello stesso periodo ci sarà una grande novità di cui non possiamo parlare, ma consigliamo di tenere accesa la radio…

a cura di Francesca Mastracci

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